Teatro Giordano, una vicenda infinita. E una transazione che ritorna ancora sul palco peggio di una brutta pièce mal riuscita. Torna all’attacco il consigliere di opposizione Giuseppe Mainiero, che con una interpellanza chiede conto della nuova proposta di deliberazione presentata dall’assessore al Contenzioso Sergio Cangelli e dal dirigente al ramo Mimmo Dragonetti sulla una definizione transattiva dei giudizi pendenti dinanzi al Tribunale Civile di Foggia tra Raco Appalti srl e il Comune di Foggia riferiti al contratto di appalto dei lavori di ristrutturazione e completamento del Teatro Umberto Giordano.
I fatti sono quelli che riguardano il lunghissimo affaire del contenitore storico, rimasto chiuso per 9 anni e costato alla collettività oltre 6 milioni di euro per un restauro, che ha cambiato il volto della Sala Fedora e degli altri arredi, e per un teatro che può restare aperto e funzionare col suo palcoscenico solo grazie ad un escamotage dei Vigili del Fuoco, che rende il sistema anti incendio watermist non in conflitto tra le diverse aree pubbliche del contenitore.
L’assessore Cangelli già una volta, nel suo primo Natale in Giunta, era arrivato nel Palazzo con una proposta transattiva di 2,5 milioni, che venne sventata. Ora ci riprova, di nuovo sotto le feste, con un valore di poco inferiore. 1,7 milioni.
IL RICORSO
La ditta Raco nel giugno del 2014 fece ricorso dinanzi al Tribunale per accertamento tecnico preventivo e successivamente con atto di citazione per l’accertamento di 3,4 milioni che, a loro dire, non erano stati onorati. Nel corso del giudizio si sono avvicendati diversi giudici e ora ad occuparsi della materia c’è la dottoressa Aureliana di Matteo della II sezione civile del Tribunale di Foggia, l’udienza è fissata per il 10 giugno del 2019. Ma il fatto nuovo è un decreto ingiuntivo concesso dal Tribunale alla Raco nei confronti dei Comune per 2.522.191 euro oltre agli interessi moratori.
Raco chiede dunque oggi 2,5 milioni di euro con un decreto ingiuntivo: il dirigente Dragonetti nella sua proposta di delibera rileva che il giudizio penale sul caso Giordano ha già assolto gli imprenditori Salvatore e Gianluigi Raspatelli e con loro i vari progettisti e tecnici, Gaetano Centra, Francesco Paolo Lepore e Pino Casalaro e pertanto ritiene di liquidare la somma di 1,7 milioni onnicomprensiva con un piano di rateizzazione di 300mila euro subito alla data di approvazione, 600mila nell’aprile 2019, 500mila nel gennaio del 2020 e gli ultimi 300mila nel mese di gennaio 2021.
Ebbene il responsabile dell’Ufficio finanziario, Carlo Dicesare, ha espresso un parere sfavorevole alla transazione, inaccettabile da un punto di vista contabile.
Ma chi ha ragione? E perché oggi il decreto ingiuntivo appare così rischioso? Al danno la beffa, non solo la comunità ha atteso anni per la riapertura del teatro, ma ora rischia di dover corrispondere altro denaro per dei lavori compiuti con grande leggerezza.
LE TAPPE DELL’APPALTO
Mainiero ripercorre le tappe di questa vicenda.
Nel 2014 l’ingegner Apollo di Lucera fu incaricato per il collaudo, nel suo lungo studio accertò che la ditta doveva restituire alcune centinaia di migliaia euro al Comune per lavori non eseguiti, pari a 361mila euro. Che succede, però? Il Comune, una volta eletto Franco Landella sindaco, revoca l’incarico all’ingegner Apollo e nomina collaudatore l’ingegner Francesco Rocco dalla Calabria, il quale deposita il suo collaudo e arriva alla conclusione opposta, ossia che alla ditta vanno corrisposti ancora 2,5 milioni di euro. Da qui la prima proposta transattiva di Sergio Cangelli, nella quale l’allora dirigente ai Lavori Pubblici, Rino Belgioioso, vedendo il collaudo di Rocco, scrive una relazione in cui si evidenziano le gravi irregolarità di Raco. Il collaudo di Rocco secondo Belgioioso va rigettato. È ritenuto anomalo sotto molteplici aspetti: Belgioioso conferma al contrario l’esito del collaudo di Apollo: è la ditta che deve pagare il Comune, non viceversa.
Insomma, due collaudi contrastanti sono stati depositati, ma il secondo non viene mai stracciato, dal momento che per diventare nullo occorreva nominare un terzo tecnico. Secondo la norma, il collaudo deve essere approvato dalla stazione appaltante, in questo caso il Comune. Se entro un determinato tempo non viene approvato esso si intende “tacitamente approvato”. È così per il collaudo dell’ingegner Rocco, grazie al quale Raco ha potuto avanzare il suo decreto ingiuntivo. La mancata adozione di quell’atto di Giunta ha permesso alla ditta di rivalersi oggi.
Nella sua interpellanza Mainiero illustra bene questo passaggio: “La mancata adozione da parte della Giunta Comunale della proposta di deliberazione numero 43 del 19 febbraio 2015 con la quale si è evidenziata la “anomalia procedimentale del collaudo tecnico amministrativo dell’ingegner Rocco”, ha di fatto impedito all’Ente di procedere con atto separato alla nomina di un nuovo collaudatore”.
Mainiero interpella l’amministrazione per conoscere le ragioni per le quali la proposta di deliberazione non è stata discussa e per sapere se tutta la documentazione, con le gravi responsabilità elencate dagli ingegneri Apollo e Belgioioso sono diventate atti del contenzioso.