Lo hanno raggiunto mentre era al funerale di Rodolfo Bruno ed arrestato per l’omicidio di Rocco Dedda. Così la Polizia di Stato ha stanato Giuseppe Albanese, 38enne del clan Moretti-Pellegrino-Lanza. L’uomo è ritenuto uno dei due killer (sull’altro il cerchio si sta stringendo) del 23 gennaio 2016 quando Dedda fu ucciso nella sua abitazione in via Capitanata a Foggia davanti al figlio di 4 anni. Albanese era nella chiesa di San Filippo Neri per l’ultimo saluto all’amico Rodolfo Bruno, ultima vittima della guerra di mafia tra i Moretti-Pellegrino-Lanza e i Sinesi-Francavilla. La squadra mobile lo ha ammanettato dopo una lunga e minuziosa indagine, eseguita grazie all’analisi dei dati delle celle telefoniche nel tragitto percorso dai sicari dopo l’uccisione di Dedda.
Albanese è ben noto agli inquirenti. Nel 2011 scampò ad un agguato compiuto da Nicola Salvatore detto “lascia lascia” (uomo dei Sinesi) mentre nell’ottobre 2016 fu miracolato nel bar H24 di via San Severo, dove rimase ucciso Roberto Tizzano e ferito Roberto Bruno. Albanese è stato incastrato da celle telefoniche e da alcune dichiarazioni rese agli investigatori da due collaboratori di giustizia, Antonio Nuzzi di Altamura, rinchiuso nel carcere di Foggia dove avrebbe raccolto numerose informazioni utili sull’omicidio Dedda e Raffaele Bruno, fratello di Rodolfo, pentitosi nel 2007 e di recente tornato a fornire elementi di rilievo agli inquirenti. Lo stesso Albanese, durante un breve periodo di detenzione per possesso di armi, fu intercettato nel penitenziario foggiano mentre si parlava dell’agguato di via Capitanata. “Zitti zitti – disse ai compagni di cella – potremmo essere intercettati”.
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Anche il suo particolare modo di camminare, ripreso dalle telecamere, è servito ad incastrarlo. Nuzzi lo riconobbe subito: “Oh, si vede tale e quale”.
Giannella (DDA): “Cittadini inattivi”
Il risultato di oggi è molto importante nella lotta alla mafia. Lo sa bene il procuratore aggiunto della DDA di Bari, Francesco Giannella, presente stamattina in conferenza stampa: “La squadra mobile ha svolto un lavoro incredibile ma i cittadini devono svegliarsi. A Foggia sono inattivi. La sola azione di repressione non basta per arginare il fenomeno malavitoso. È come svuotare l’oceano col cucchiaio. Questo atteggiamento passivo danneggia l’economia di tutto il territorio”.