È morto nel reparto di rianimazione del Policlinico di Bari, Domenico Capriati, 49enne pregiudicato nipote del boss Antonio Capriati. L’uomo era appena tornato a casa, in via Archimede (rione Japigia), quando, appena sceso dall’auto, è stato raggiunto da almeno tre colpi di pistola al capo e uno ad un braccio. La Yaris di Capriati è stata perforata dai proiettili sul lato guida. Illesa la moglie, con la quale si trovava il 49enne. La polizia ha ascoltato parenti e persone vicine a Capriati per risalire al movente e agli autori dell’agguato.
L’episodio – stando alle indagini – avrebbe segnato il riesplodere della guerra di mafia nel capoluogo di regione. Dietro l’uccisione dell’altra sera ci sarebbero le mire espansionistiche del clan Strisciuglio che starebbe puntando a perforare altre zone della città. Pochi giorni fa, una maxi inchiesta della procura di Bari ha portato all’arresto di 16 persone appartenenti ai clan affiliati Parisi e Capriati, implicate a vario titolo nel business del gioco d’azzardo online. Tra gli arrestati anche il cantante neomeolodico Tommy Parisi, figlio del super boss Savinuccio Parisi.
Gli arresti eccellenti degli ultimi mesi potrebbero aver incoraggiato il clan Strisciuoglio, attivatosi nel momento di maggiore debolezza dei rivali, indeboliti dalle operazioni delle forze dell’ordine. Secondo un approfondimento del Corriere del Mezzogiorno, il gruppo mafioso si sarebbe spinto verso il quartiere “intoccabile” per conquistare fette di territorio dove gestire gli affari illegali, quello del traffico di droga prima di tutto. A questo va ad aggiungersi che lo scorso mese di aprile un’altra retata ha colpito duramente il clan Capriati portando in carcere 17 persone. Tra queste Filippo e Pietro Capriati, figli di Sabino, e nipoti del boss Antonio. Tra le attività del gruppo — emerse dall’inchiesta — ci sarebbe stato il “controllo” dei servizi all’interno del porto di Bari. fino al 2016: secondo l’accusa più della metà dei dipendenti erano pregiudicati o loro familiari.