Nel primo pomeriggio di mercoledì scorso, i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Manfredonia hanno nuovamente tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il manfredoniano Tommaso Tomaiuolo, classe ’96, vicino al clan Li Bergolis-Miucci di Monte e al clan Perna di Vieste, in aggravamento della precedente misura cautelare degli arresti domiciliari cui era sottoposto, a causa delle violazioni alle prescrizioni impostegli, accertate e puntualmente comunicate dai militari all’autorità giudiziaria. Il 22enne, pur giovanissimo, “vanta” già un curriculum criminale e carcerario degno di ben altra anzianità.
Il giovane, infatti, stava godendo della meno afflittiva misura custodiale degli arresti domiciliari concessagli dopo un precedente arresto, che lo aveva visto entrare nel carcere di Foggia in esecuzione di un’altra ordinanza di custodia cautelare, eseguita il 17 luglio scorso sempre dai carabinieri di Manfredonia, che era stata disposta dal GIP del Tribunale di Foggia nei confronti suoi e di altre quattro persone, di Manfredonia e Monte Sant’Angelo, perché tutti indagati a vario titolo per una serie di furti e tentati furti in abitazioni di anziani, commessi nel centro sipontino negli scorsi mesi di febbraio e marzo.
Il provvedimento dell’epoca, emesso dal GIP su richiesta della Procura della Repubblica di Foggia, che aveva coordinato con grandissima attenzione le indagini, aveva infatti colpito, oltre a Tomaiuolo, anche Michele Vairo, 20enne di Manfredonia, Raffaele Quitadamo, 25enne di Monte Sant’Angelo, Nicola Ciliberti, 20enne di Monte Sant’Angelo e Celestino La Torre, 24enne di Manfredonia, tutti già noti ai carabinieri e già tratti in arresto, in flagranza di reato, dagli stessi militari anche il precedente 9 marzo quando, a volto coperto con passamontagna, dopo aver scassinato la porta di ingresso dell’abitazione di un anziano invalido di Manfredonia, avevano tentato di entrarvi, non riuscendo per la resistenza opposta dalla vittima che, accortasi dei malintenzionati, era riuscita a dare l’allarme, permettendo così ai carabinieri di arrestarli, subito dopo, al termine di un inseguimento per le strade cittadine.
Al momento dell’esecuzione del 17 luglio, poi, Tomaiuolo, Vairo e Quitadamo erano già sottoposti a misure cautelari, in carcere i primi due e ai domiciliari il terzo, per un’ancora precedente ordinanza nei loro confronti, eseguita anche quella dai Carabinieri di Manfredonia lo scorso 18 aprile, emessa a loro carico sempre dal Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica di Foggia.
Le indagini si erano anche allora incentrate sul gruppo di giovani ritenuti responsabili di una serie di furti e rapine avvenuti nel centro di Manfredonia e, nello specifico, in località Monticchio. Quell’ordinanza, però, aveva evidenziato la partecipazione di Tomaiuolo anche ad una rapina perpetrata il 18 febbraio 2017 a Monte Sant’Angelo, quando tre persone, di cui una armata di pistola, avevano fatto irruzione nella gioielleria “Dei Nobili” e, dopo aver minacciato e percosso la titolare procurandole anche lesioni personali, si erano impossessati dei gioielli contenuti nella cassaforte, per un valore di circa 200.000 euro. In quella circostanza erano stati in breve tempo raccolti elementi di reità a carico di Maiorano, il quale nel frattempo si era però reso irreperibile, fino al 28 marzo 2017, quando era stato arrestato dai Carabinieri in contrada Piano Piccolo di Vieste, nei pressi dell’abitazione di un noto pregiudicato del posto. Allora Maiorano, oltre che per la rapina, fu arrestato anche perché trovato in possesso di una pistola semiautomatica, carica e con matricola abrasa, e di altre cartucce.
I sospetti dei carabinieri sulle potenzialità criminali di Tomaiuolo avevano poi trovato riscontro in una più importante attività investigativa, che aveva fatto emergere a carico suo e di Vairo responsabilità in reati ancora più gravi.
Nella tarda serata del 7 marzo scorso, infatti, i carabinieri avevano percepito che Tomaiuolo di lì a poco avrebbe dovuto compiere qualcosa di molto grave nella zona di Vieste. Per tale ragione, d’intesa con il Pubblico Ministero titolare del procedimento, che, immediatamente informato, aveva personalmente seguito l’evoluzione dei fatti, i Carabinieri avevano subito predisposto una serie di posti di controllo lungo il percorso.
A Vieste quindi, all’altezza del lungomare Mattei, era stato fermato e controllato il veicolo sul quale viaggiavano Tomaiuolo e Vairo che, sottoposti a perquisizione personale e veicolare, erano stati trovati in possesso di cinque cartucce calibro 7,65 e una calibro 9. Gli accertamenti successivi avevano consentito di appurare che i due giovani, accortisi del posto di controllo e della possibilità di essere fermati, si erano disfatti di due pistole lanciandole dal finestrino, con la chiara intenzione di procedere successivamente al loro recupero, cosa che effettivamente avevano poi tentato con l’aiuto di Quitadamo.
Le armi, invece, erano già state trovate alle prime luci dell’alba, nel corso di un rastrellamento, dai Carabinieri di Manfredonia unitamente ai Cacciatori di Calabria e Sicilia. Si trattava di due pistole semiautomatiche Beretta, calibro 9 e calibro 7,65, entrambe con matricola abrasa, perfettamente funzionanti, cariche e con il colpo in canna.
La facile disponibilità di armi da fuoco, il coinvolgimento in gravi fatti che hanno coinvolto importanti ambienti della criminalità garganica, come anche la richiamata rapina alla gioielleria “Dei Nobili” di Monte Sant’Angelo e, non ultimo, il suo ferimento in occasione dell’omicidio, avvenuto il 27 luglio dello scorso scorso a Vieste, ai danni di Omar Trotta, all’epoca ritenuto inserito nel gruppo criminale viestano capeggiato da Girolamo Perna, non lasciano molti dubbi sulla capacità delinquenziale del pur giovanissimo Tommaso Tomaiuolo.