Gli chiedono il pizzo perchè sfruttava prostitute senza l’ok del boss di Foggia, arrestati pezzi da Novanta della Società

I destinatari della misura restrittiva sono tutti ritenuti responsabili della tentata estorsione ai danni di Michele Sorrentino, consumata nel periodo temporale luglio-ottobre 2018

Il pizzo sul giro di prostituzione messo in atto senza il benestare dei boss. Per questo motivo, nella tarda serata del 31 ottobre, nell’ambito di un’attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Foggia nella persona del Sostituto Procuratore, Rosa Pensa, la squadra mobile di Foggia, con la collaborazione del Servizio Centrale Operativo, ha provveduto ad eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Emilio Ivan D’Amato (45 anni), Francesco Abruzzese (41 anni) e Fausto Rizzi (38 anni), tutti pregiudicati ed esponenti di primo piano della batteria criminale foggiana facente capo al noto boss, Rocco Moretti detto “il porco”.

I destinatari della misura restrittiva sono tutti ritenuti responsabili, in concorso, della tentata estorsione ai danni di Michele Sorrentino, consumata nel periodo temporale luglio-ottobre 2018. La misura cautelare è stata emessa al termine di un’attività d’indagine nel corso della quale si è acclarato che la vittima, durante la sua detenzione nel carcere di Foggia, dove era ristretta a seguito del suo arresto per sfruttamento della prostituzione (della vicenda l’Immediato se ne è ampiamente occupato), era stata avvicinata da alcuni esponenti della criminalità organizzata foggiana facenti capo alla batteria di Moretti. In particolare, D’Amato, detenuto all’epoca nella stessa cella con la vittima, aveva imposto, per conto del proprio gruppo criminale, diecimila euro da versare mensilmente, perché la vittima aveva avviato un’attività illecita particolarmente remunerativa, senza l’avallo della criminalità organizzata.

LA CONFERENZA STAMPA

A tale richiesta esosa la vittima aveva infine acconsentito, temendo ripercussioni alla propria incolumità all’interno del regime carcerario. Una volta scarcerato, Sorrentino ed i suoi familiari (titolari di un pastificio cittadino) più volte sono stati avvicinati da Fausto Rizzi e da Francesco Abruzzese che avevano ribadito la richiesta estorsiva già fatta in carcere.

Questa indagine è nata a seguito di un controllo occasionale in strada della vittima, sul cui cellulare il personale operante aveva notato un messaggio proveniente dal telefono di Emilio D’Amato che riferiva testualmente: “Che delusione sei stato caro Michele”, un messaggio sull’app Messenger che ovviamente aveva suscitato l’attenzione investigativa, determinando un adeguato sviluppo delle indagini. In forza di tali elementi acquisiti, la Procura della Repubblica ha ottenuto la misura della custodia in carcere nei confronti dei tre indagati, misura eseguita lo scorso 31 ottobre.



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