
“Non parlerò del Pd qui a San Severo”. Nessun accenno alla possibilità di candidatura per la segreteria del Pd da parte dell’ex Ministro dell’Interno Marco Minniti ieri sera né alcun riferimento al suo successore Matteo Salvini, che ha evocato tratteggiando i populismi, senza mai nominarlo. Ad ascoltare, però, il suo discorso molto politico sulla sicurezza, si sono riuniti diversi maggiorenti, pronti a sostenerlo se alla Leopolda di questo weekend scioglierà la riserva.

Non solo Dino Marino e il sindaco Francesco Miglio, che ha paragonato a Virgilio, tra i suoi supporters, ma anche il candidato presidente della Provincia Michele Merla, Tommaso Sgarro, Raimondo Giallella. In platea il sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi e sui palchi del Teatro Verdi si sono visti anche l’assessore regionale Raffaele Piemontese, la segretaria provinciale dem Lia Azzarone, Luigi Labombarda, Emilio Paglialonga, Vittorio Presutto, il presidente del TPP Peppino D’Urso e Rita Amatore.
LA SQUADRA
“Avevamo promesso giustizia e giustizia è stata fatta con l’arresto dei complici della strage di mafia di San Marco in Lamis”. Lunghi gli applausi all’ex Ministro Marco Minniti. Il riconoscimento alla sua persona e la consegna delle chiavi della città di San Severo al Teatro Verdi è passato da un esercizio importante di memoria di quello che la città dei campanili ha patito e subito in questi anni, a partire da quel 22 febbraio 2017 quando nel giro di 5 minuti alle ore 20 tre attività commerciali, la Farmacia Fabiani, la tabaccheria Spallone e un supermercato, ebbero tre rapine, che fecero fermare la comunità. Dopo pochi giorni e la lettera del sindaco Francesco Miglio all’allora Ministro dell’Interno, il primo cittadino fu ricevuto in Ministero. Venne poi il flash mob il 9 marzo con oltre 15mila sanseveresi onesti in strada. Fino all’apice della strage del 9 agosto alla stazione di San Marco in Lamis.
Il 10 agosto in Prefettura Marco Minniti diede la svolta utilizzando la locuzione “satureremo il territorio”.
“Ricevere le chiavi è un onore, è ancora più importante che uno consegni le chiavi ad uno che non è più Ministro dell’Interno”, ha ratificato Minniti molto emozionato sul palco.
Oggi, come ha illustrato il sindaco Miglio, i dati raccontano un andamento decrescente della criminalità nella città dei campanili. “Marco Minniti ha svolto nella squadra il ruolo del “mediano di spinta“, ossia di colui che ha tolto i palloni alla criminalità e ha creato gioco e fa fare goal. A Marco diciamo: San Severo è casa tua, ora hai le chiavi, sei il benvenuto, ti saremo sempre amici. Sei a casa tua”.
I REATI
A fronte di 2778 reati commessi nel 2015 oggi San Severo conta 1599 reati. I furti son passati dai 1372 del 2015 ai 750 attuali. 20 le rapine rispetto alle 45 del 2015, 9 le estorsioni oggi e 23 tre anni fa, 15 i danneggiamenti per incendi e 63 invece tre anni fa. 3 furti in abitazioni 3 anni fa e 0 oggi. 19 negli esercizi commerciali prima di Minniti e 2 oggi. “I fatti, i numeri, testimoniano il grandissimo lavoro svolto”, ha sottolineato Miglio, che ha ricordato l’impegno per lo stanziamento di fondi per la video sorveglianza, attivato da Minniti. San Severo ha ottenuto circa un milione di finanziamenti per implementare la rete di telecamere. San Severo è destinataria di un finanziamento regionale di 400mila euro per un programma di antimafia sociale e ha deciso per l’ex mattatoio con destinazione di spazi verdi e alloggi.
“La terra di Di Vittorio e di Allegato non può aver dimenticato i valori della dignità in agricoltura, al di là del colore della pelle dei braccianti, senza temere il populismo di chi dice che stiamo svendendo il territorio”, ha concluso Miglio.
Dal suo canto invece il governatore Michele Emiliano ha ricordato i numeri della sua amministrazione regionale. “11 milioni per l’antimafia sociale, un finanziamento senza precedenti, Francesco Miglio ha avuto il coraggio nell’infrastrutturare le foresterie per migranti”.
Stare permanentemente attaccati all’obiettivo. Questo è stato per Minniti il suo stile, la sua cifra.
MODELLO SAN SEVERO
“San Severo è l’esempio più compito di cosa è la sicurezza di un Paese, ossia la collaborazione tra istituzioni- ha specificato l’ex Ministro- Quando venni qui dopo quella strage mafiosa, abbiamo deciso di combattere insieme. L’obiettivo non può essere solo quello di contenere le mafie, è cresciuta una nuova leva di magistrati che hanno avuto il loro riferimento in Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L’obiettivo non è contenere le mafie ma sconfiggerle, devono cessare. Voglio darvi un messaggio che non è solo per questa città: l’obiettivo di Giovanni Falcone che era una piccola intuizione, oggi è un obiettivo che possiamo concretamente conseguire. Abbiamo dato dei colpi alle mafie senza precedenti, non so dirvi quando le sconfiggeremo, ma posso dirvi in tutta coscienza che abbiamo cominciato il percorso per sconfiggerle definitivamente. Eravamo provati il 10 agosto, ricordo che quando dissi che la risposta sarebbe stata durissima vedevo negli occhi di chi mi ascoltava un atto di cortesia, ma c’era anche l’idea di non riuscire a superare il giusto scetticismo. L’impegno non è cessato, anche se io mi sono fermato come Ministro. La sovranità è una sola, quella dello Stato. Abbiamo saturato il territorio fino a mostrare la forza militare, fino ad occuparlo militarmente. E così abbiamo fatto, abbiamo occupato il territorio. Hanno cominciato ad avere la difficoltà a muoversi. Sempre più c’erano sequestro di armi e di beni. Era finito un pezzo di storia, ne era cominciato un altro. Poteva bastare? No, serviva rafforzare i reparti”. Da qui gli altri risultati con il reparto anticrimine, i cacciatori di Puglia, la divisione della guardia di finanza.
“Sono tempi perigliosi, voglio farvi due raccomandazioni. Per 16 mesi mi sono impegnato come Ministro e mi sono sembrati quasi 16 anni e tuttavia penso che sia riuscito a dimostrare una cosa, che la sicurezza è un bene preziosissimo. La sicurezza è un bene dello Stato, i cittadini non devono difendersi da soli, sarebbe una sconfitta. Abbiamo dimostrato che si può intervenire senza cambiare gli spazi di vita e di libertà dei cittadini. Se qualcuno dovesse dire io ti do più sicurezza, ma tu rinuncia un pezzetto della tua libertà, è un cattivo maestro. Il 2017 è stato un anno molto impegnativo per il contrasto del terrorismo in Europa. Molti paesi sono stati colpiti, alcuni non hanno croci. Quella non è una botta di fortuna, ma il lavoro di donne e di uomini che hanno difeso la vita degli italiani”.
In paese però nonostante la effettiva diminuzione di crimini, che si sono più che dimezzati, la percezione di insicurezza rimane quasi inalterata. “Non vediamo che le cose siano davvero cambiate, c’è tanta delinquenza, non c’è sicurezza. La città è ricolma di immondizia. È meglio che se ne vanno, il Pd ha chiuso, alle Europee salterà il banco”, osserva un gruppo di pensionati. “Se prima mettevano 5 bombe al mese ora ce ne sono 2, ma delinquenza c’era e delinquenza c’è. Le chiavi della città a Minniti sono state un riconoscimento esagerato, bastava una nota di merito”, rileva un commerciante.