Spioni in divisa per scoprire mariti infedeli e quant’altro. La maxi inchiesta “Basil” della Procura di Trento ha beccato sette appartenenti alle forze dell’ordine attivi nelle province di Roma, Foggia e Bolzano. Gli accusati recuperavano informazioni secretate e poi le rivendevano a investigatori privati di due agenzie, che le utilizzavano per i propri affari. Avrebbero dunque scambiato informazioni riservate e coperte dalla privacy, custodite da sistemi informatici come il Sid, che può essere utilizzato unicamente da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, in cambio di denaro. Un caso molto simile a quello scoperchiato a Foggia nel marzo 2016.
L’indagine ha portato in tutto a nove arresti e sette denunce – scrive Repubblica -: tra questi gli investigatori privati, un ex appartenente alle forze dell’ordine, e gli agenti in servizio. Le informazioni che gli investigatori privati pagavano, secondo quanto ricostruito in fase d’indagine, costavano circa 300 euro a volta, fino ad arrivare a compensi totali di 1.400 – 2.000 euro. Arrestati e denunciati sono accusati di corruzione, istigazione alla corruzione, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e rivelazione del segreto d’ufficio.
L’inchiesta, partita in Trentino nel luglio 2016, nasce da una causa per maltrattamenti in corso tra una coppia locale. La moglie, persona offesa nel procedimento, si era accorta che il marito era in possesso di informazioni che non avrebbe dovuto conoscere, impossibili da ottenere se non attraverso particolari competenze informatiche e investigative. Nello stesso modo sono stati divulgati i nominativi di ignari amanti ed ex mogli tradite, acquisiti durante regolari controlli stradali delle forze di polizia. Passati ai detective privati anche i dati risultanti da verifiche fiscali su mariti coinvolti in cause di divorzio per la determinazione di assegni di mantenimento. Ma anche accessi nel sistema di indagine delle forze dell’ordine in favore di privati cittadini che volevano conoscere l’esistenza di eventuali querele sporte nei loro confronti.
Dei 7 appartenenti alle forze dell’ordine coinvolti, due sono carabinieri romani, uno un finanziere bolzanino, un uomo e una donna della Polizia di Stato di Bolzano, lui in pensione. Il sesto, un carabiniere in servizio attivo in Puglia, è stato denunciato a piede libero, così come il settimo, un finanziere di Bolzano. Le altre persone coinvolte nell’inchiesta sono i responsabili di due agenzie investigative private, la Delmarco e la Matrix, con sede a San Martino Buon Albergo, nel veronese, e i loro collaboratori.
Secondo le accuse, l’investigatore privato titolare della Delmarco – agenzia investigativa che opera a Bolzano, Merano, Bressanone e in tutto l’Alto Adige – avrebbe chiesto agli ex colleghi ancora in servizio nelle forze dell’ordine di entrare nei sistemi informatici per avere informazioni su avversari processuali in cause civili di divorzi o separazioni. Nel corso di una perquisizione a casa di una donna, in lite per una causa di separazione, è stata trovata anche una cimice, forse per dar luogo a un’intercettazione illegale.
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