Corsa a sindaco di Foggia, la voglia civica di Di Gioia. “Pd rinuncia a simbolo? Non può autocancellarsi”

Il pensiero dell’assessore regionale all’Agricoltura al Corriere del Mezzogiorno di ieri fa discutere. Alfonso de Pellegrino: “Come si può pensare che basti togliere il simbolo per avere numeri diversi? Se vuoi stare con me, accetti la mia identità”

“Se guidassi una coalizione di destra sarebbe una marcia indietro incomprensibile, se fossi sostenuto dal centrosinistra sarebbe incongruente, l’unica possibilità è avere attorno a me un’alleanza di forze civiche, senza insegne di partito”, questa la sintesi del pensiero dell’assessore regionale all’Agricoltura, Leo Di Gioia al Corriere del Mezzogiorno di ieri su una sua possibile corsa alla poltrona di sindaco di Foggia. L’articolo ha fatto molto discutere per la stramberia della richiesta del politico civico, sempre che sia vera e non sia stata mal interpretata. Può il Pd in una competizione che sarà unita alle difficili elezioni Europee, che si giocherà tutta nel perimetro dei sovranismi contrapposti all’europeismo, rinunciare al simbolo in una città capoluogo come Foggia? Può il Pd ricusare la sua storia in un momento politico così polarizzato, dove il suo brand è sì molto ammaccato ma mai come oggi appare potenzialmente l’unico a poter contrastare Matteo Salvini?

A detta di molti si potrebbe realizzare nuovamente lo schema già collaudato del 2014, con un sacrificato a caso come candidato sindaco del Pd stavolta a fare da “stampella” nel possibile secondo turno di Leo Di Gioia, ammesso che l’assessore ci arrivi, naturalmente, sbaragliando la concorrenza.

Al ballottaggio l’assessore regionale potrebbe avere la meglio, secondo alcuni, sia contro il M5S sia contro Landella, perché in tutti e due i casi Pd, establishment, Lega e FdI si coalizzerebbero con lui. Questo sulla carta, ovviamente, perché il 4 marzo ha già dimostrato che la cittadinanza quando è libera assegna il suo voto di opinione dove vuole e alle politiche ha tributato quasi il 50% alla giovanissima penstellata Rosa Menga. “Il voto amministrativo è diverso dal voto politico”, è il refrain che allontana lo spauracchio del cappotto giallo e che gli stessi 5 Stelle hanno come loro stella polare. Ma al governo ora ci sono loro, i pentastellati.

I numeri del 2014

I dubbi sono molteplici in quel che resta del popolo democratico. “Se nel Pd si candidassero da soli questo significherebbe rinunciare a vincere, chi potrebbe votare per loro?”, si chiede un ex renziano, legato al Governatore Michele Emiliano.

Il quadro politico è molto cambiato rispetto al 2014, l’anno di Matteo Renzi al 40,08%, quando a sostegno del candidato di centrosinistra Augusto Marasco il Pd risultò primo partito della città con una lista super competitiva che ottenne 11.385 voti pari al 13,96%. In quella coalizione andarono molto bene sia il Partito Socialista, con 3.832 consensi, che fece scattare Saverio Cassitti, oggi transitato con Franco Landella sia l’Udc con 4.144 con i campioni di consenso Leo Iaccarino, oggi pure con Landella, e Massimiliano Di Fonso. Non sfigurò neppure la stessa lista civica di Marasco, il pane e le rose, con 3.083 voti che fece scattare Marcello Sciagura.

Le quattro liste civiche di Leo Di Gioia, già candidato appunto nel 2014, invece raggiunsero 13.525 consensi, collocandolo al terzo piazzamento, ma due sole formazioni, ossia la civica del candidato sindaco e L&L di Pino Lonigro, presero l’83,81% di quei voti, raggiungendo 11.336 preferenze. Sono ancora così forti quelle due liste? O stavolta il Pd è necessario, con o senza brand, all’assessore?

L’Immediato ha rivolto la domanda sul simbolo alla segretaria provinciale Lia Azzarone, ma la politica ha preferito rinviare tutto al dibattito dell’isola pedonale.

Le reazioni

“La risposta sulle alleanze e sulla nostra opzione politica alle prossime amministrative ci sarà alla Festa dell’Unità che comincerà domani e sarà inaugurata da Nicola Zingaretti”, ribatte.

Più loquaci, i consiglieri comunali Pd Alfonso de Pellegrino e Pasquale Russo, che è anche consigliere provinciale e delegato alle strade.

Non mi pare che in quell’articolo ci sia un virgolettato dell’assessore, è un articolo del giornalista. Escludo che una eventuale candidatura di Di Gioia, cosa che ancora non c’è, possa prevedere la presenza dei partiti senza insegne. Dubito che l’esperienza di Di Gioia possa portarlo a chiedere una cosa del genere, d’altronde se uno ritiene che il Pd non ha consenso, come si può pensare che basti togliere il simbolo per avere numeri diversi? Se vuoi stare con me, stai con la mia identità”, rimarca l’eletto de Pellegrino, che aggiunge: “Il Pd vive dei consensi dei candidati e di un voto di opinione diffuso, che, è vero, in questo momento storico è inferiore rispetto al passato, ma è giusto pensare che resta e rimane proprio per la sua identità”.

Secondo il manager del gas, è ancora prematuro parlare di candidati. “Dopo la Festa dell’Unità apriremo un ragionamento. Già l’abbiamo fatto buttando un’idea di programma e con quello ci andremo a confrontare col centrosinistra, dopo di che il si potrà parlare di un candidato/a sindaco, che sarà la sintesi del programma e delle forze politiche in campo. Noi partiremo dal programma e non dagli uomini. Abbiamo bisogno di figure che ci facciano vincere e che garantiscano la stabilità del governo, non è una cosa semplice. Nel passato in 10 anni di governo ci sono state molte crisi, ora abbiamo dietro di noi 5 anni di opposizione , abbiamo la necessità di trovare questa figura, un uomo o una donna che tengano insieme la coalizione. Nel Pd non mi risulta l’ipotesi di una lista senza simbolo sia in piedi né mi risulta che si sia parlato di questo a livello regionale”.

L’ex assessore all’Ambiente dell’amministrazione Mongelli è molto netto. “Non credo che un partito possa auto cancellarsi e ritengo anche che non sia una richiesta da farsi. Come ci si fa a spogliare della propria identità? Non può essere fatta una richiesta del genere. Forse fa il paio con l’idea che guida il presidente della Regione, di dare un colpo al cerchio e un altro alla botte. Sono sempre stato un fautore dell’identità e dei valori della nostra storia, sono anche contrario a cambiare il nome del partito. Occorre  cambiare gli approcci alle cose, il nostro è stato un allontanamento dalla realtà, abbiamo perso il contatto, il favore dei nostri elettori. Cambiare nome a che serve, se restiamo ad essere percepiti come il partito della struttura, dell’apparato e dell’establishment? Dobbiamo cambiare dentro”.

Lo schema secondo l’ex amministratore è chiaro. “Il Pd si deve fare promotore di tavoli di coalizione e deve vedere chi ci sta. Non possiamo fare una lista di bandiera, che cosa fai in questo modo? Ribadiamo solo che ci siamo anche noi? La politica è l’arte della mediazione, non ci devono stare steccati e chiusure, dobbiamo essere aperti anche con quelli con cui abbiamo litigato di recente”.

Alcuni scissionisti di LeU potrebbero ritornare? Sono stati invitati alla Festa dell’Unità? “Credo siamo stati invitati- conclude l’otorino Russo-  È una manifestazione di partito, verranno anche per ascoltare, Nicola Zingaretti è un punto di incontro e non di allontanamento. È tutto in fieri”.

La polemica

Nel frattempo, come sempre, nel Pd si litiga. Ad uno dei dibattiti della Festa dell’Unità a Foggia non è stato invitato il consigliere Luigi Buonarota, che fa parte del gruppo dem. La sua mentore politica, l’europarlamentare Elena Gentile verga un post intitolato “Baruffe chiozzotte e suicidio politico. Basta!”, difendendo il consigliere ex socialista. Ecco il suo scritto social.

“Da stamane il mio telefono squilla in continuazione. Mi ero illusa potessero essere manifestazioni di soddisfazione politica per l’esito del voto di ieri contro Orban, i sovranisti, e la lobby del web. Manco per idea! Chi guida (?) il PD in Capitanata è riuscito nel miracolo di distrarre l’attenzione da un grande evento per dirottarla su una storia piccina piccina di ritorsione politica. Della serie… “chi non è con me è contro di me”. E che sia un avvertimento per tutti. Non rendendosi conto di aver ottenuto l’effetto contrario. Perché fra i tanti che mi hanno chiamata, non solo iscritti al PD, non ve ne è uno(a) che non abbia sottolineato la “stranezza” dell’assenza del Consigliere comunale PD Luigi Buonarota dal dibattito pubblico di domenica prossima alla Festa Provinciale dell’Unità. Al quale sono stati invitati a partecipare tutti i Consiglieri comunali PD, tranne Lui. E che non abbia espresso, sia pure solo in privato, solidarietà a Luigi Buonarota. E, in uno, sconcerto per l’inadeguatezza di chi avrebbe ben altre responsabilità cui dedicare il proprio tempo… e si diletta con dispettucci infantili. Per parte mia una sola considerazione politica. A livello nazionale, ed anche nel contesto europeo, il vento sta cambiando verso. E, sia pure ancora timidamente, sta risvegliando la voglia di esserci e di impegnarsi di tanti. Da noi, invece, siamo ancora alle “baruffe chiozzotte” e alla difesa di rinsecchiti orticelli. Chi può, e deve, si chieda “a chi giova?”.