È aspra la lotta politica a Manfredonia e c’è chi sostiene nella maggioranza che sei soli consiglieri eletti di minoranza decidano per tutti, “tenendo in ostaggio” il governo del Golfo. Un paradosso, di certo, ma ormai il tema contabile assorbe ogni orizzonte nella città di Manfredi. Ieri si è tenuto un animato consiglio comunale sui riequilibri di bilancio, un documento che non ha avuto il pieno parere del Collegio dei revisori, dal momento che come i tecnici hanno precisato nella loro relazione “non sussistono gli elementi per poter esaustivamente verificare il mantenimento degli equilibri di bilancio, a causa della mancata verifica dell’andamento economico della società Ase SpA”.
La partecipata al 98% dal Comune di Manfredonia che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti rappresenta insieme a Gestione Tributi il grande bubbone dell’amministrazione Riccardi. Sono sette i debiti fuori bilancio riconosciuti, secondo la tecnostruttura, ma il più corposo è quello relativo all’aggio da corrispondere alla società di riscossione, pari per soli 6 mesi, da gennaio a giugno 2018, a ben 1,6 milioni di euro circa.
In agosto la giunta ha deliberato l’integrazione dell’orario di lavoro per 16 ore settimanali ai lavoratori socialmente utili coordinati dall’ASE S.p.A., in forza del protocollo d’intesa sottoscritto in data 06.08.2018 tra il Comune di Manfredonia e l’azienda, impegnando la presumibile spesa 60.600,76 euro nel bilancio per l’esercizio finanziario 2018.
Il 21 giugno scorso la giunta ha deliberato di prorogare il contratto sottoscritto tra Comune di Manfredonia ed A.S.E. S.p.A., in scadenza al 30.06.2018, per sei mesi dal 01.07.2018 al 31.12.2018, alle stesse modalità e condizioni previste dal contratto, che ha comportato per il primo semestre la somma di 3.524.900 euro per il servizio di raccolta, trasporto, smaltimento e trattamento dei rifiuti.
Lo scorso 3 agosto si è provveduto ad assumere l’impegno di 600.050 euro per il servizio di raccolta, trasporto, smaltimento e trattamento dei rifiuti per il secondo semestre dell’anno 2018 in favore dell’ASE Spa. Una somma assai inferiore.
Il presidente del collegio dei revisori nel suo intervento non ha negato le difficoltà. “Quello che è successo in questi 27 giorni all’Ase non lo sappiamo, non abbiamo ricevuto la relativa documentazione”. Da qui la forte opposizione in aula degli eletti Salvemini e Ritucci e anche il “disagio” di Arturo Gelsomino, che ha dibattuto a lungo sul controllo analogo dell’Ente. L’eletto pentastellato è stato netto: “Stiamo certificando che non essendoci una relazione dell’amministratore dell’Ase, il collegio non ha potuto adeguare il suo parere. Sto vivendo una situazione di imbarazzo, approverete dei documenti senza la maggioranza politica, questo è un aspetto importante. Non rappresentate più il 50+1 dei consensi a Manfredonia e avete la presunzione di approvare gli atti contro la città. La diffida del Prefetto è di fatto l’avvio di una procedura di scioglimento del consiglio. Portate in aula provvedimenti senza documentazione perché non trovano la quadra politica”.
La bordata più amara contro la maggioranza però è arrivata dall’oppositore Italo Magno, che ieri si è dimesso da vicepresidente del Consiglio e presidente facente funzioni. “Ho dato le dimissioni per un atto di sfiducia per le tante manipolazioni- ha detto scagliandosi inizialmente contro l’ex presidente Antonio Prencipe– Lo stomaco di alcuni è forte e ingoia anche i metalli, speriamo che sempre più consiglieri, che stanno ingoiando queste porcherie, provino disagio. Ho avuto 12 punti da porre all’ordine del giorno, ma solo 2 erano corretti, gli altri non avevano il crisma della legalità. C’erano dei riconoscimenti di debiti fuori bilancio, ritirati perché non rispettavano il regolamento ex articolo 136 comma 2 del Tuel. Per essere riconosciuti dei debiti devono essere prima certificati nel riallineamento di bilancio”.
Il suo monito nei confronti del sindaco Angelo Riccardi e della sua maggioranza è stato duro. “Non continuate a nascondere i debiti, altrimenti vi inseguiranno, la Corte dei Conti ha detto che avete violato delle norme, ma ancora non cogliete le difficoltà in cui versa il nostro Ente. Non si possono approvare 7 debiti fuori bilancio senza averli esaminati, studiati, discussi. Siamo nell’Italietta e Manfredonia può esserne la capitale”. Magno in preda ad una totale sfiducia nelle istituzioni, ha detto parole molto crude contro il sistema dei poteri, che assolve, a suo avviso, la mala gestione comunale e il primo cittadino. “La Procura della Corte dei Conti è informata del danno erariale, ma non fa nulla. Cantone invia due ingiunzioni all’Asi e non accade nulla, a Pescara i magistrati concedono due udienze all’anno, questa non è l’Italia, è una barzelletta”.