“Nel nostro Paese vige la separazione dei poteri e se non sbaglio, le leggi le fa il Parlamento e non i giudici, nemmeno quelli che hanno centomila competenze, ma non leggono i DDL di cui parlano”. Forte presa di posizione da parte del senatore pentastellato Marco Pellegrini, primo firmatario della proposta di legge, sottoscritta da 24 colleghi e attualmente in discussione sulla piattaforma di democrazia diretta Rousseau del M5S, per istituire una sede distaccata della DDA a Foggia, contro le parole pronunciate ieri in conferenza stampa a Bari dal procuratore Giuseppe Volpe. Il portavoce questa mattina ha tenuto delle interviste con la stampa dinanzi al Palazzo di Giustizia di Foggia per smontare la tesi del magistrato barese.
“Il Procuratore ha detto due cose, dimostrando di non aver letto il DDL di cui sono primo firmatario. Da un punto di vista tecnico nel DDL è prevista una modifica all’articolo 51 del codice di procedura penale, che consente di istituire sezioni distaccate della Direzione Distrettuale Antimafia dove ci sono sezioni distaccate di Corte di Appello. Dal punto di vista dei fatti io credo che quello che è successo in provincia di Foggia negli ultimi 40 anni smentisca quello che hanno detto i dottori Volpe e Giannella, ossia che gli attuali uffici giudiziari siano bastevoli a contrastare la mafia in maniera efficace. Abbiamo assistito a bande criminali che nel giro di qualche decennio si sono potenziate, così tanto da diventare la quarta mafia italiana e non lo dico io, ma lo ha affermato più volte l’ex procuratore nazionale antimafia. Se il complesso dell’attività antimafia a Foggia avesse funzionato non si sarebbe verificato quello che è sotto gli occhi di tutti, i fatti smentiscono quello che sostiene il Procuratore Volpe. C’è stato un deficit di indagini”.
Il parlamentare a l’Immediato glissa sullo scontro di poteri interno ai territori regionali. In Corte di Appello a Bari oltre il 50% dei fascicoli proviene dalla provincia di Foggia, che se si staccasse con una sua sede, lascerebbe il foro barese abbastanza sguarnito, diventato già vergogna nazionale per le vicende delle udienze sotto le tende della protezione civile. 4 Corti di Appello in Sicilia, 2 in Calabria, una sola in Campania, dove il territorio è assai più Napolicentrico di quanto sia centrale Bari per l’intera e lunga Puglia. 3 Procure e 1 Corte d’Appello in Molise, ultimo territorio del Procuratore Ludovico Vaccaro, che a Larino aveva una squadra di appena 3 magistrati. I presidi di giustizia sono anche un equilibrio politico di uomini e numeri.
Pellegrini cita i convincimenti di altri magistrati, che collidono con le tesi esposte ieri. “Ci sono altri magistrati che hanno opinioni diverse e una sensibilità diversa, che sostengono tesi completamente opposte. Non più tardi del 2017 sia l’ex procuratore facente funzioni della Procura di Foggia e il procuratore generale della Corte d’Appello di Bari auditi dal Csm sostennero che la distanza della DDA da Foggia aveva effetti negativi e che c’era uno scollamento tra la DDA e la Procura di Foggia, tra la DDA e il territorio e la polizia locale. Lo hanno detto loro, tanto è vero che il Csm propose nella risoluzione una applicazione, una sorta di trasferimento, di magistrati della Procura alla DDA proprio per cercare di sanare questa posizione”.
I due magistrati parlarono di una “inevitabile assenza di una aderenza dei magistrati che ne fanno parte al territorio”. In quella sede il Procuratore rappresentò l’opportunità che i magistrati della DDA fossero presenti più stabilmente presso le sedi della Procura ordinaria, al di là degli impegni di udienza.
“Come mai su 300 omicidi l’80% è rimasto impunito? Come mai non esiste un pentito di livello? Ho parlato con tanti membri delle forze dell’ordine e tutti hanno lasciato intendere il fatto che il dover fare la spola tra Bari e Foggia per le questioni relative alla criminalità mafiosa”.
Pellegrini prende a prestito due esempi. “Nei mesi scorsi è stato istituito il reparto prevenzione crimine ed era una richiesta del territorio, in queste settimane stanno istituendo il battaglione dei cacciatori di Puglia con sede a Jacotenente, non ho sentito la Polizia di Stato o i Carabinieri dire che era inutile istituire questi presidi e che andava bene tutto prima, non capisco perché alcuni esponenti della magistratura, quando si tratta di potenziare uffici giudiziari di Foggia, si sentano in diritto che è inutile e che le cose vanno bene come stanno. Non mi stanco mai di ricordare che la prima sentenza che ha riconosciuto l’esistenza di una compagine mafiosa sul Gargano è soltanto del 2006, passata in giudicato successivamente, per 30 o 35 anni non è stata riconosciuta la mafia. E siccome lo sanno anche i sassi sul Gargano che esiste una mafia violenta e spietata il fatto che sia stata riconosciuta così tardi vuol dire che chi doveva agire nella magistratura per cause logistiche non ha fatto tutto quello che si doveva fare. Noi crediamo che non sia stato fatto non per cattiva volontà delle forze dell’ordine o dei magistrati, ma perché l’organizzazione degli uffici non consente di dare il massimo. Noi vogliamo che istituendo questi presidi giudiziari si mettano i magistrati nella condizione di dare il meglio di loro stessi, non stiamo dicendo che il dottor Volpe o il dottor Giannella non fanno bene il loro lavoro, noi sosteniamo che la distanza che c’è tra Foggia e Bari non consente loro di fare il lavoro che vogliamo”.
Non è solo con un disegno di legge che potrà cambiare il sentiment della provincia di Foggia. “Con la democrazia diretta, tutti i cittadini iscritti a Rousseau possono proporre integrazioni, quelle meritevoli le raccoglieremo e le trasporremo nel disegno di legge. Ci aspettiamo che la nostra comunità, la Capitanata, si unisca a noi per chiedere con forza l’istituzione di questi presidi giudiziari, siamo convinti che molto debba cambiare nella lotta alle mafie del nostro territorio”, conclude il senatore.