È scontro tra le istituzioni territoriali, gli enti e le associazioni di categoria sugli interventi inseriti nel Patto per la Puglia, ricadenti nel territorio di Capitanata. Due progetti, inseriti tra le priorità specificate dalla cabina di regia provinciale, corrono il rischio, secondo più di un allarme imprenditoriale, di essere de-finanziati a favore di altri progetti pronti per l’uso.
Il primo è il ben noto Treno tram del Programma Operativo Infrastrutture FSC 2014-2020, per il quale sono previsti finanziamenti per 50 milioni di euro per 35 chilometri di rete sulla linea Foggia-Manfredonia, con penetrazione urbana nella città del Golfo. Il progetto è ancora nella fase di studio di fattibilità, sebbene abbia già la sua mega stazione vuota nei pressi di Siponto, e mira ad eliminare le rotture di carico sulle linee ferroviarie extraurbane aumentando l’integrazione modale e l’accessibilità.
Il secondo è la piattaforma logistica integrata di Incoronata, valutata invece 40 milioni, che presenta invece un progetto già in fase esecutiva, costato al proponente, il patron della Lotras Armando de Girolamo, 2 milioni di euro. L’attore economico la scorsa settimana in un incontro tematico si era molto lamentato del livello di stasi del Masterplan, rilasciando dichiarazioni forti alla nostra testata web.
Ebbene, rispetto al primo progetto, Elena Molinaro, dirigente della Divisione 5 del Ministero dei Trasporti, che rischia il processo tra le altre cose per non aver compiuto verifiche periodiche e adottato provvedimenti urgenti per eliminare il sistema del blocco telefonico sulla tratta a binario unico sulla strage sulla Andria-Corato, sta attuando una forte razionalizzazione in tutta Italia, Veneto compreso, sulle linee tranviarie. Quella manfredoniana del Treno-Tram, di cui ancora non si conosce il brand della casa produttrice, potrebbe essere antieconomica per Rfi e tali dubbi sono stati comunicati alla Regione Puglia.
Sul secondo invece resta lo stallo della stazione appaltante, che per ragioni ancora oscure non è stata individuata in Rfi o nella Provincia di Foggia, come per gli altri progetti della sezione infrastrutture della Regione Puglia, ma nel Consorzio Asi. La linea Taranto-Brindisi con la nuova stazione Taranto Nasisi con terminal intermodale passeggeri ferro-gomma pari a 22 milioni di euro nel Patto per la Puglia è stata assegnata al soggetto attuatore Rfi. L’intervento di interconnessione fra le reti Fbn e Rfi del valore di 7 milioni in corrispondenza di Lamasinata lo gestirà Ferrotranviaria, l’ammodernamento della rete viaria dell’aeroporto di Grottaglie pari a 12 milioni di euro sarà appaltato dalla Provincia di Taranto. Per altri asset, come ad esempio la realizzazione della rete pluviale urbana sono stati individuati e acquisiti 37 progetti finalizzati, assegnati ai rispettivi Comuni pugliesi, tra cui Orta Nova, Cerignola, Peschici, Deliceto, Orsara, Biccari e Mottamontecorvino, Vico e Pietramontecorvino.
L’Asi ha tempo fino a giugno per farsi trovare pronto quando l’Unione europea farà il previsto monitoraggio sulle opere da finanziare. La consegna dei lavori è prevista nel dicembre 2019, senza la quale può scattare la rimodulazione dei fondi. Ma ad oggi non c’è stata neppure la posa della prima pietra.
Al momento sembra esservi un vero e proprio braccio di ferro tra Consorzio Asi, la cui serenità e i cui atti sono minacciati anche dalla delibera Anac sull’inconferibilità dell’incarico al presidente e sindaco Angelo Riccardi, e Lotras, e quindi Rfi. In un conflitto tutto interno a Confindustria, dalla forte governance manfredoniana piddina.
Il presidente di Camera di Commercio Fabio Porreca siede nel CdA di Asi per conto della Provincia, un ente che a Foggia gestirà i 30 milioni stradali per i Monti Dauni: “Ovviamente auspico che si trovi un ruolo centrale, insieme ad una soluzione per portare avanti e implementare i due progetti- rileva a l’Immediato- Il mio timore fin dall’inizio era proprio questo: il definanziamento dei progetti con la conseguente rimodulazione del patto e la riallocazione delle risorse su altri interventi. In questa sciagurata ipotesi dovremmo avere almeno delle garanzie che le risorse saranno comunque destinate alla provincia di Foggia. Anche perché non è dato sapere cosa pensino governo centrale e governo regionale per la provincia di Foggia: piattaforma logistica no, treno tram no, aeroporto no, diga di piano dei limiti no, superstrada garganica no. Quali investimenti immaginano per una provincia, che seconda in Italia per tasso di disoccupazione?”.
Proprio su questo argomento il senatore Perrone a fine della scorsa legislatura nell’autunno 2017 in una sua interrogazione parlamentare aveva chiesto conto dello stanziamento del Patto per il Sud, sottolineando lo scarso peso della Bat. “Dei 2 miliardi e 71 milioni di euro, a cui vanno aggiunti ulteriori 1,4 miliardi di euro da parte del Cipe, solo una minima parte prevede interventi ed opere che riguardano la Provincia di Barletta, Andria, Trani”, osservava e rimarcava: “Effettivamente, tra gli interventi infrastrutturali previsti dal Patto per il settore ferroviario, pari a quasi 850 milioni, risultano tra gli altri, il completamento della bretella ferroviaria sud-est barese, il terminal intermodale a Taranto-Nasisi, la piattaforma logistica integrata a Borgo Incoronata a Foggia, l’interconnessione delle reti Bari Nord e RFI a Bari Lamasinata, e l’elettrificazione della metropolitana Martina Franca-Lecce-Gagliano”. A tal proposito Perrone chiedeva a Trenitalia di re-includere Barletta nella linea di nuova istituzione servita dai Frecciarossa.
Insomma, qualunque sarà il Governo, Conte o non Conte, i rappresentanti istituzionali devono far presto se non vorranno veder trasferito un pezzo della “cura del ferro” in altre zone.