150-160 tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati da biostabilizzare provenienti da Roma nell’impianto di Passo Breccioso e altrettanti negli altri siti pugliesi, questo potrebbe essere l’accordo in entrata sui flussi di monnezza siglato tra i due governatori della Puglia e del Lazio Michele Emiliano e Nicola Zingaretti. Eppure il biostabilizzatore foggiano, i cui utili vanno tutti ad ingrossare Amiu Puglia senza riverberi specifici per il Comune di Puglia che ne detiene ancora la proprietà, già oggi lavora in sofferenza, per via della rottura di almeno 2 celle. Questa mattina alle ore 13 il vialetto si presentava con una fila di oltre 4 mezzi ricolmi di rifiuti. La quantità in entrata è già oggi eccedente alle reali capacità di smaltimento dell’impianto che per oltre un anno ha operato a pieno regime ritirando rifiuti da tutta la Bat. Negli ultimi tempi il sito lavora al massimo con 260 tonnellate al giorno, tuttavia registra gravi ritardi nello smaltire i flussi dei vari camion dei Comuni della Capitanata. Cosa accadrebbe se davvero arrivassero anche i mezzi da Roma? Quale sarebbe l’impatto di un tale ingresso nelle campagne lungo Via Trinitapoli?
Non si placano le polemiche a livello regionale. Anche il vicepresidente del Consiglio regionale l’azzurro Giandiego Gatta è intervenuto sulla questione a muso duro. “La Puglia è già una ‘pattumiera a cielo aperto’, tra discariche nel mirino dell’Unione Europea e un ciclo dei rifiuti ancora incompleto, con l’ennesima nuova agenzia regionale targata Emiliano che non risulta abbia prodotto alcun intervento efficace per contenere l’emergenza e ridisegnare un nuovo sistema. La richiesta di Roma, dunque, di poter trasferire qui da noi i suoi rifiuti in eccedenza appare evidentemente irricevibile: chi è causa del suo mal (governo), pianga se stesso! In Puglia non possiamo accogliere altri rifiuti per ovviare alla politica fallimentare della Raggi, aggiungendo altre bombe ecologiche alle nostre gravi criticità. Non possiamo farlo nemmeno se fossero previste delle particolari convenienze economiche. Ci auguriamo che il presidente Emiliano non voglia strizzare l’occhiolino ai pentastellati per ragioni politiche personali, come fa di sovente, sulla pelle dei cittadini pugliesi”, ha detto l’avvocato e politico manfredoniano.
Contrario anche il coordinatore regionale della Lega Andrea Caroppo, che è anche consigliere regionale, il quale non cita Foggia, ma solo il Salento e sottolinea: “Emiliano evidentemente ha proprio il sogno di fare della Puglia una discarica a cielo aperto. Mentre in tutta Europa e nel resto d’Italia diminuiscono i conferimenti in discarica, qui aumentano; siamo in emergenza perché da oltre un decennio non chiudiamo il ciclo, ma, non pago, il Governatore dà la disponibilità a ricevere anche i rifiuti di Roma! Rifiuti indifferenziati che, a quanto è dato sapere, dovrebbero essere trattati tra Cavallino, Poggiardo e Ugento. A Emiliano diciamo: non esiste. Pensi piuttosto a chiudere quanto prima il ciclo dei rifiuti avviando un percorso a discariche zero”.
Il dibattito politico insomma è ora polarizzato sui rifiuti laziali, ma a Foggia, a Passo Breccioso, oltre ai soliti e annosi problemi del biostabilizzatore si sta lavorando alacremente, come abbiamo anticipato, ai carotaggi per il nuovo impianto di produzione di gessi di defecazione a partire da matrici biologiche della Tulipano srl, autorizzato di recente con la Via dalla Provincia di Foggia del dirigente all’Ambiente, l’architetto Stefano Biscotti, quando erano assenti il geologo Francesco Bacchelli e altri componenti del Comitato Via da sempre assai contrari al sito.
Con una telefonata il responsabile locale della società con sede a Prato, Raffaele Rosiello, ha smentito le indiscrezioni che circolano in città su un possibile acquisto dell’impianto da parte del big dei rifiuti Rocco Bonassisa e ha difeso tutte le integrazioni richieste dall’Arpa alla società toscana. Come da decreto dirigenziale la Tulipano dovrà fornire una fideiussione da 1,3 milioni di euro. Attualmente sul loro terreno l’acqua è pulita, ma l’azienda è obbligata ogni sei mesi a fare 5 analisi specifiche sulla falda. Il monitoraggio della falda deve avvenire attraverso le analisi di campioni di acqua da prelevare in quattro punti di cui due posti a monte e due a valle rispetto alla direzione di flusso della Falda; uno dei punti di monitoraggio deve essere ubicato fra l’esistente impianto di trattamento rifiuti e l’impianto di produzione dei gessi di defecazione. Deve essere escluso inoltre qualsiasi emungimento dalla falda e la dispersione per subirrigazione. Le acque meteoriche successive a quelle di prima pioggia dovranno essere recuperate e utilizzate come acque di servizio, nei cicli di produzione e per l’impianto antincendio.
“Il terreno è penalizzante per i nitrati e per i fertilizzanti, ma questo non vuol dire che sia escludente”, osserva Rosiello a l’Immediato. “L’impianto non insisterà su tutti e 7 gli ettari, ma su meno della metà della superficie. Per il 60 per cento andrà a verde agricolo. L’Arpa sta andando con i piedi di strapiombo. Ci hanno chiesto le analisi delle acque ultime prima di iniziare”. Prima di Biscotti, l’ex dirigente Giovanni D’Attoli ha anche verificato la bontà dell’impianto visitando un sito simile in centro città a Pavia, in missione per la Provincia.
Mentre la Tulipano è sicura di poter acquistare il terreno che la separa da un passaggio agevole, ossia quello delle cugine del presidente del Comitato Passo Breccioso Domenico Morea, cedendo alla loro offerta pari a 45mila euro per circa 1500 metri, sono in discussione le compensazioni che l’azienda srl dovrà consegnare al Comune di Foggia, che era stato sollecitato a fornire la sua richiesta dalla Provincia nel giugno 2017.
Ebbene, sulle compensazioni al Comune, c’è stato un po’ di caos, anche se, se sono veri i rumors, siamo di fronte a bilanciamenti più che ridicoli. La Tulipano si sarebbe impegnata, come assicurano fonti amministrative, al rifacimento delle strade della città per un totale di 12mila metri quadrati, vale a dire un fazzoletto di terra, ampio poco più di un ettaro. Per un valore di 80mila euro, pari all’1-1,5 per cento del profitto atteso dalla ditta. Sicuramente troppo poco per un impianto che ha una autorizzazione unica relativa anche alle emissioni in atmosfera, le più ostiche, della durata di 10 anni.
80mila euro di manto stradale di compensazione. Troppo poco per un impianto da 75.000 tonnellate, quando la sola Puglia ne produce 25mila all’anno. “Da San Severo a Foggia, passando per Serracapriola dove per fortuna la più grande discarica di amianto è stata bloccata, perché hanno avuto paura. L’interesse del momento di Grandaliano/Emiliano è quello di non pianificare ed avere le mani libere, avendo a disposizione dei veri servi in Provincia di Foggia. La Capitanata sarà il ricettacolo della munnezza e non più il granaio d’Italia. Alla Safab stanno rallentando, abbiamo presentato degli esposti in Procura”, è il commento di un esperto del settore come Fernando Caposiena, ex assessore all’Ambiente sanseverese.