
Con il mandato esplorativo che il presidente Sergio Mattarella ha affidato nel pomeriggio al presidente della Camera, Roberto Fico si moltiplicano i dubbi esistenziali e strategici del Partito democratico tra i gruppi dirigenti nazionali e i militanti e i dirigenti locali. Il Pd esce con le ossa rotte dalle amministrative molisane, con un risultato dimezzato rispetto alle Politiche. In Molise era forte la componente di Michele Emiliano, ma l’apertura ai civici e ai mondi centristi sembra aver perso la sua spinta propulsiva. Le civiche del centrosinistra sono apparse molto più deboli di quelle del centrodestra, segno che ciascuno sta tornando nelle proprie aree di appartenenza. Del resto la sfida a destra tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi ha polarizzato il campo.
“Emiliano ha problemi anche in Puglia – osserva a l’Immediato l’architetto Michele Salatto – dopo le politiche il quadro è cambiato. La differenza la faranno soprattutto i presunti civici che, in sostanza, sono coloro che seguono chi ha potere. Mi aspetto periodi bui, sono certo che migreranno”. Per interrompere la crescita del centrodestra moderato e salviniano converrebbe quindi al Pd allearsi col Movimento 5 Stelle e aprire ad un Governo Fico?
“Vediamo le carte, come dice Bordo“, è il commento alla nostra testata web del sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi. Questo significa che se fosse un governo sui temi, come ha detto Fico, si potrebbe accettare? “Credo di sì”, è la laconica risposta del piddino.
Altri dirigenti appaiono più che contrari, per molti allearsi vorrebbe dire “farsi ulteriormente del male” ed “autorelegarsi al ruolo di alleato succube del M5S”. Il socialista Nino Abate è netto: “Non capisco chi voglia per il Pd l’esplorazione rettale e poi la castrazione”. Ancora più preciso il turborenziano Lorenzo Frattarolo: “Senza nutrire alcun risentimento, faccio fatica a capire come si possa trovare una convergenza politica con la stessa forza politica, che meno di ventiquattro ore fa, ha proposto un’alleanza esclusiva di governo alla Lega Nord. Naturalmente se ci fosse una apertura seria e si riconoscesse, per esempio, quanto di buono è stato fatto in questi anni per il paese dai governi Renzi e Gentiloni, lasciando la propaganda alle spalle, tutto sarebbe più credibile ma nelle parole di Di Maio ho letto altro in queste settimane per la verità. Il messaggio è: ‘Noi abbiamo vinto, quindi arrendetevi e votateci’. È un messaggio francamente irricevibile. Martina, mi è parso, l’unico che si è presentato dal Presidente con dei punti chiave per intavolare una discussione vera sui “temi”. Le forze vincenti, invece, hanno dato vita a un tristissimo ping pong di veti e controveti. Vero che al giorno d’oggi si vota, si creano e si disfano alleanze con grandissima rapidità, in base alla simpatia e all’antipatia del momenti, ma non dimentichiamoci che nel mezzo c’è una cosa che si chiama “politica”. Finisse presto questa benedetta ricreazione”.
Offre la sua lettura al nostro net journal anche Enrico Ciccarelli, comunicatore del Sottosegretario Ivan Scalfarotto: “Allearci con un pezzo di destra per fermare l’avanzata dell’altro pezzo? La vedo grigia. Sul piano strategico non c’è dubbio che l’opposizione (non solo politica: culturale, valoriale, antropologica) al “regime dell’asineria” non abbia alcuna alternativa. Cosa diversa è fare per intero la nostra (del Pd) parte per non mandare il Paese a remengo. Perché questo sia possibile direi che servono alcuni prerequisiti: che il partito di maggioranza relativa chiarisca una volta per tutte a quale cacchio di forno vuole comprare il pane; che il partito di maggioranza relativa la pianti con la stucchevole manfrina del “premier votato dagli elettori” e ammetta che è impossibile governare il Paese basandosi sul solo esito elettorale (che naturalmente è importante); che il partito di maggioranza relativa comprenda che non è sufficiente una maggioranza con Partito Democratico e Liberi e Uguali, ma è necessario stabilire una qualche forma di patto di convivenza parlamentare con le forze più moderate del centrodestra (altrimenti è bagno assicurato ad ogni votazione di un certo peso). Dopo di che servono assicurazioni meno estemporanee su Unione Europea e tenuta dei conti pubblici (quindi rinuncia al superamento della Fornero) welfare familiare e Reddito di Inclusione, politiche incentivanti per il lavoro al Sud. Secondo me è altrettanto cruciale il tema della scelta pro libero scambio e contro i protezionismi. Su queste basi si potrebbe avviare un discorso che resterebbe molto aspro”.
Su tanti temi infatti, dalla Tap alla Buona Scuola passando per il Jobs Act, il Movimento ha vinto per la sua assoluta alternativa al Pd. Comunque la si metta i pentastellati perderanno la loro aura di trasversalità accogliendo un forno. Ma anche il Pd: ci guadagnerà restando alla finestra?