“Non riesco ad avere un sentimento di vendetta nei confronti di questo ragazzo. Come ci si può rovinare così? Ha bisogno di aiuto. La denuncia è partita d’ufficio, per direttissima, perché ho avuto 21 giorni di prognosi, ho subito delle lesioni gravi, ma il ragazzo oggi è già tornato a piede libero”. È ancora molto scosso l’assessore del Comune di Manfredonia Giuseppe La Torre aggredito alle 19 di sera da un disoccupato 34enne manfredoniano, che ha sfondato il portone laterale di Palazzo San Domenico.
“Mi è venuto addosso. Io lo conoscevo di vista, ma non gli ho mai dato confidenza, non è tra i miei elettori né tra i miei amici, secondo me sono stato l’agnello sacrificale, stavo entrando in Comune, mi sono trovato al momento sbagliato nel posto sbagliato. Al mio posto chiunque sarebbe stato pestato”, spiega a l’Immediato l’amministratore della Giunta Riccardi.
In questi giorni sono state migliaia le attestazioni di solidarietà ricevute dai politici e da tutti quelli che lo conoscono. Come uomo delle istituzioni ed imprenditore turistico a Siponto. “Sono rimasto a casa, ho avuto il telefono spento, solo adesso sto rispondendo alle migliaia di messaggi di stima ricevuti. Sono stato circondato dall’affetto del sindaco e di tutti. Questi episodi ti lasciano riflettere, il colpo lo subisce la famiglia e ti chiedi se la politica non tolga un pezzo troppo importante della tua vita, ma dall’altro canto queste sono azioni che non ti devono far fermare, ti devono spingere ad andare avanti. Il ragazzo non è un delinquente comune, è un violento, da quello che mi risulta, vendeva i pesci al mercato giornaliero di Manfredonia, credo non avesse mai avuto la licenza”. Non era tra quelle persone che chiedono o pretendono favori.
Ritiene che il suo lido e il suo ristorante possano subire un danno di immagine? Limpida la risposta di La Torre. “No, più che la mia impresa, sono gesti che ledono la dignità, a 44 anni non mi era mai successo un fatto del genere, ho sempre avuto un profilo di correttezza, nella mia vita non mi sono mai permesso di andare a chiedere un voto lasciando intuire che io avrei mai potuto rendere qualche servigio. Mai nessuno ha sparlato sul mio conto. Faccio campagne elettorali dal 1995 e sono un eletto dal 2000”.
La Torre non nega che il clima sociale a Manfredonia si sia fortemente esacerbato negli ultimi tempi. I toni sono più che aspri. Anche nel Golfo la mancanza di lavoro crea attriti ed inquietudini, la struggente bellezza del mare e della baia non può consolare gli animi sempre più rancorosi e disperati. “Le difficoltà non mancano- rimarca l’assessore- forse stiamo vivendo un momento amministrativo molto particolare, le risorse sono limitatissime, di risposte alla cittadinanza se ne danno poche, dobbiamo sempre confrontarci con una situazione economica drammatica. Condanno il gesto di questo ragazzo, ma non riesco a nutrire un sentimento di odio e di vendetta nei suoi confronti”. Sono tanti coloro che in questo momento invitano la famiglia ad avviare il giovane ad un percorso psicologico e psicoterapico.
Ieri La Torre, tumefatto in volto, è uscito. “Ho ricevuto l’affetto del sindaco e del vicesindaco, tutti si sono dimostrati attenti e vicinissimi. Da Italo Magno al M5S, Forza Italia, Giandiego Gatta, Giannicola De Leonardis, Miglio. Veramente tutti si sono stretti attorno a me, queste cose ti danno la forza di rimetterti in gioco e rimetterti in cammino. I miei amici storici Cusmai e Leo Di Gioia mi sono stati accanto. Ho ricevuto subito delle telefonate private, Rosario Cusmai è venuto a trovarmi. Sono cose che ti danno la forza di proseguire. Mentre venivo picchiato il mio primo pensiero è stato a mia figlia maggiore di 13 anni Angela Maria, non ho avuto il tempo di difendermi, sono stato preso alle spalle, mi è venuto addosso”.
La dinamica dell’aggressione è stata molto violenta, le cose sarebbero potute andare anche in maniera molto tragica per La Torre. Forse, un elemento positivo è stata l’assoluta inerzia dell’assessore, che è rimasto chiuso in posizione fetale a parare i colpi. Se il politico avesse abbozzato una qualche difesa, avrebbe rischiato forse molto di più.
“Non ho avuto la possibilità di reagire, ho cercato di parare i colpi, che sono stati tanti e quando mi sono alzato, ma non per reagire, mi è venuto incontro e sono di nuovo caduto e ha continuato a darmi calci e pugni”, racconta ricordando l’accaduto. La Torre è stato percosso, a più riprese, per ben 15 minuti, da un soggetto evidentemente fragile a livello psichico, ma con una forza sovrumana, “accelerata”.
“Dopo un quarto d’ora, dopo che per due volte avevo tentato di rialzarmi, è arrivato l’architetto Antonio Manzella, per un quarto d’ora sono stato picchiato, ho ricevuto pugni e schiaffi. La fortuna è che non ho riportato fratture. Ho solo moltissimi lividi e il volto tumefatto. Il ragazzo è più alto e più grosso di me. Il giovane non diceva nulla, picchiava come un animale, dopo che è intervenuto l’architetto, che non finirò mai di ringraziare per il suo coraggio, ha urlato: dovete trovare il posto a mio padre, che è un disabile e sta senza braccia. Poi in dialetto ha detto: io ti sparo, io ti scanno”.