Nonostante il Palazzo chiuso, con i dipendenti in vacanza per la festività patronale, questa mattina i consiglieri provinciali, senza il presidente Francesco Miglio, si sono riuniti per approvare il piano di riassetto organizzativo della Provincia di Foggia e la rinnovazione della commissioni e sottocommissioni elettorali circondariali della Provincia. L’Ente è stato aperto per l’occasione da alcuni dipendenti, che si sono resi disponibili e a cui è stato corrisposto uno straordinario per il servizio reso.
Qualunque sarà il nuovo Governo della Repubblica nella legislatura che si avvia domani, va senza dubbio modificata la Riforma Delrio sulle Province italiane, dichiarata incostituzionale dal voto del referendum del 4 dicembre del 2016. Non solo l’attribuzione delle funzioni, ma anche il meccanismo di voto appare tra le cose più assurde di tutta la riforma.
La Provincia di Foggia che ha rinnovato il consiglio appena a gennaio 2017, il prossimo ottobre sarà chiamata di nuovo alle urne di secondo livello per eleggere stavolta il presidente. A meno di improbabili proroghe nazionali, con un decreto che rinvii le elezioni, in autunno finirà la stagione di Francesco Miglio alla guida dell’amministrazione provinciale. Secondo la norma, infatti, il presidente della Provincia dura in carica quattro anni e sono eleggibili a presidente i sindaci della provincia, il cui mandato scada non prima di diciotto mesi dalla data di svolgimento delle elezioni. Ma il mandato di Miglio da sindaco di San Severo termina nel 2019, così come quello di Franco Landella e di tutti gli altri sindaci della Pentapoli, Lucera, Cerignola e Manfredonia.
Ecco dunque che il presidente potrà essere indicato solo tra i sindaci di Comuni più piccoli. “Se anche avessi potuto essere candidato, non avrei mai corso per questa carica – spiega a l’Immediato il primo cittadino del Golfo Angelo Riccardi – nel Pd non abbiamo ancora parlato di questo argomento, credo che il tema sarà posto dopo l’estate. A breve ci saranno le elezioni in alcuni Comuni, non è escluso che il prossimo candidato presidente possa essere uno dei prossimi sindaci eletti. Nel Pd qualche sindaco ce l’abbiamo ancora”.
Di sicuro, potrebbero essere chiamati all’impegno nel centrosinistra i primi cittadini di Vieste, (Giuseppe Nobiletti, nonostante la distanza del centro garganico dal capoluogo), di San Marco in Lamis (Michele Merla), di San Giovanni Rotondo (Costanzo Cascavilla) o di Monte Sant’Angelo (Pierpaolo D’Arienzo). Ma il nome che gira più di tutti è quello di Raimondo Giallella di Pietramontecorvino, sulla cui rielezione nei prossimi mesi molti scommettono. “Se Giallella vince nel suo Comune, credo sia un nome spendibile, già l’altra volta emerse la possibilità della sua candidatura. Quella di ottobre è un’occasione importante per dare spazio alla classe dirigente dei piccoli Comuni”, è l’analisi del consigliere provinciale cerignolano Tommaso Sgarro.
Nel centrodestra tutto appare più sfumato. Forza Italia potrebbe puntare sul sindaco Antonio Potenza o anche su Michele Sementino, qualora dovesse essere rieletto a Vico col forte appoggio degli azzurri, che hanno stravinto alle Politiche alla Camera con Michaela Di Donna.
Una cosa è certa, fa notare un forzista ironico: “Il centrodestra e i partiti tradizionali possono vincere in scioltezza solo le elezioni di secondo livello, perché non ci sono eletti dei 5 Stelle per il voto ponderato”. A Foggia e altrove più d’uno si fa qualche ragionamento. Con questa assurda legge che è la Riforma Delrio, il consiglio provinciale scade a gennaio 2019 circa due mesi prima delle amministrative che porteranno al voto Foggia, San Severo, Lucera, Manfredonia e Lucera. In quella sede quindi saranno eleggibili a consigliere provinciale i sindaci e i consiglieri comunali in quel momento in carica, sebbene la cessazione dalla carica comunale comporti la decadenza da consigliere provinciale.
Pertanto tutti gli attuali consiglieri provinciali delle grandi città, da Joseph Splendido a Raimondo Ursitti passando per il vicepresidente Rosario Cusmai e per il delegato Pasquale Russo, potranno essere ricandidati nelle rispettive liste.
“I civici sono quasi finiti e il Pd è moribondo, il prossimo presidente della Provincia sarà un sindaco dei Monti Dauni, dovrebbe toccare al Pd nelle alleanze del centrosinistra”, azzarda il dirigente Antonio Di Donato, che è assessore all’Urbanistica a Pietra. “Perché esistono ancora destra e sinistra?”, gli fa eco un collega. Il vitalismo e il carisma di Franco Tavaglione, qualora fosse riconfermato a Peschici, potrebbe giocare a suo favore per un patto personale trasversale più che politico.
Intanto nei corridoi di Palazzo Dogana qualcuno comincia a fare i primi bilanci dei 4 anni di Miglio, la cui elezione fu il laboratorio politico dell’allargamento civico delle regionali di Michele Emiliano, sempre più stretto oggi tra dimissioni assessorili e ritardi di gestione.”Il doppio incarico è massacrante, spero cambino la legge”, è stato il commento del primo cittadino sanseverese al nostro net journal.
Secondo qualche osservatore il sindaco di San Severo non ha utilizzato come avrebbe potuto l’organismo dell’assemblea dei sindaci, che ha poteri propositivi, consultivi e di controllo. In quattro anni l’assemblea è stata convocata solo per il bilancio, ma avrebbe potuto esprimersi per moltissimi altri temi importanti. “In un evento straordinario e fondamentale come quello di ieri, con la manifestazione di Libera, il presidente avrebbe dovuto convocare l’assemblea dei sindaci per sfilare uniti al corteo, invece ogni sindaco si è mosso in ordine sparso, senza una regia politica ed istituzionale”, è la critica.