Primo appuntamento ieri al Foggia Film Festival del Wine&Food in the Movies, la mini rassegna dentro la kermesse che offre al pubblico degli eventi speciali sul cibo e sul vino, capaci di catturare l’immagine, oltre che il gusto. Si è cominciato con il documentario del 2016 di Stefano Simone per la Indiemovie “Il mio amico Peppe”, un docufilm enogastronomico. Il regista si è dedicato al racconto culinario del cuoco contadino, la cui storia Slow Food, ormai quasi leggendaria sui Monti Dauni e in tutta la Puglia, ha radici profonde nella cultura della sua terra. Zullo è un uomo che ha realizzato il suo sogno, grazie alla passione e all’impegno. Immagini e parole costruiscono la storia di Peppe che ha cominciato facendo il benzinaio, ha girato il mondo aprendo ristoranti negli Stati Uniti e in Messico, quindi ha deciso di tornare a casa per aprire un vero angolo di Paradiso a Orsara. Una location in cui lo chef costruisce, nei luoghi dove è stato bambino, il suo regno servendo in tavola prodotti del suo orto dei miracoli, pesce di fiume e vini della sua terra.
Non solo Peppe Zullo però nel Wine&Food, il direttore artistico Pino Bruno quest’anno si è superato con le degustazioni di vini e prodotti del territorio, messi a disposizione da Coop Alleanza 2.0. Taralli, pelati, biscotti. Il pubblico dopo aver degustato e assaggiato i prodotti, ha potuto risalire dai meandri ipogei dell’Auditorium Santa Chiara con un presente da ri-gustare a casa, creando così un legame profondo e simbolico non solo con l’azienda espositrice ma anche con la manifestazione, che ha sposato il tema sociale col claim #social exploring. Divertente e bizzarro il film in concorso che insieme ai corti ha chiuso il quarto giorno festivaliero.
Last Christmas“, del regista serramannese Christiano Pahler, ha vinto il premio di Miglior Lungometraggio 2017 al Movie Planet Film Festival. Prodotta dalla Effe Cinematografica, la pellicola è ambientata a Serramanna, un piccolo paese della Sardegna. La storia è ambientata nella settimana di Natale: una famiglia si ritrova riunita dopo 25 anni al capezzale della madre morente. Prende così il via una storia surreale, kafkiana, dove nel placido immobilismo delle giornate di festa, una cosa semplice come organizzare un funerale diventa un’impresa impossibile. Dopo anni lontano da casa, Antonio Mular torna a Serramanna, in occasione della morte della madre, ma viene accolto con freddezza dal fratello Francesco, che non gli perdona di aver lasciato il paese natìo. Il padre Alfredo, italo-tedesco, è invece contento di rivedere il figlio, ma vive in uno stato confusionale la perdita della moglie. Insieme si imbatteranno in divertenti disavventure, scontrandosi con l’inerzia della burocrazia locale e facendo di tutto per dare una degna sepoltura alla madre. Cosa fare però quando, la mattina di Natale, i parroci, i becchini e il cimitero sono irreperibili?
Nel film non mancano i colpi di scena grotteschi, mentre le scene madri hanno un humour nero dal crepar dal ridere. Con un cadavere nell’inquadratura. Il film si gioca tutto sul contrasto tra il bianco e il nero e il colore, utilizzato per i flashback e per la risoluzione finale. In sala uno dei protagonisti, Gabriele Farci, insieme a Maurizia Pavarini ha illustrato il senso dell’opera prima di Pahler e l’omaggio alla new wave anni Ottanta, presente in tanti citazioni musicali e nel mood di molti personaggi, a cominciare dalla scena del folle baretto.
Hanno chiuso la serata due corti, Eccomi di Sergio Falchi e il sofisticato Nausicaa di Alessandro Melchionda sul tema della sparizione degli adolescenti e sul rapporto madre-figlia.