Da 750mila euro ad 1 milione e 100mila euro. Il curatore fallimentare, l’avvocato napoletano Luigi Mastursi, è riuscito ad aggiudicare lo scorso 19 ottobre i molini di Incoronata ad un prezzo più alto rispetto alla prima asta, per la quale c’erano stati dei ricorrenti.
In estate aveva vinto al Tribunale di Napoli il Casillo Group di Corato, ma nella seconda asta, l’aggiudicazione, per ora provvisoria, sembrerebbe essere andata ad un nuovo gruppo, con a capo la famiglia Martinelli di Candela, che ha garantito la piena continuità alla gestione Santacroce, che sin qui aveva avuto il contratto di locazione aziendale nel fallimento degli ex mulini di don Pasquale Casillo. Proprio gli imprenditori dei Monti Dauni insieme all’associazione confindustriale Italmopa avevano tentato di fare cartello per impedire lo sbarco dei Casillo di Corato in provincia di Foggia, i quali pur essendo presenti come compratori di grano non avevano mai acquistato un impianto nel Tavoliere.
Enzo Martinelli e i suoi soci, se sarà confermata l’acquisizione, avranno la piena proprietà del complesso industriale in Foggia in località Incoronata o Torretta – Cervaro, inserito nell’Area Sviluppo Industriale Consorzio ASI, con manufatti adibiti ad opifici, depositi e locali tecnici destinati alla lavorazione e molitura di grano e mais, per una complessiva superficie catastale di 33.144 metri quadrati. La destinazione urbanistica è ripartita: alcune particelle hanno una destinazione a zone produttive esistenti, comprese nel vigente Piano ASI dentro l’agglomerato Incoronata; altre invece sono topizzate a zona agricola soggetta a discipline particolari. L’immobile è integralmente realizzato in presenza di licenza o concessione edilizia.
È sfumata dunque l’idea di business di Francesco Casillo e dei suoi fratelli, che puntavano ad un grossissimo progetto di riconversione della cerealicoltura nel Sud Italia, per la produzione di grano biologico di qualità con una filiera cortissima. Il gruppo leader nel trading cerealicolo internazionale aveva l’ambizione di riconvertire un terzo delle terre del Sud Italia all’agricoltura biologica e di qualità, così come impone la comunità europea, la cui strategia mira a promuovere le colture proteiche e bio. Quei mulini sarebbero dovuti servire nella parte dei silos per creare degli hub di raccolta di grano, per incrementare i contratti di filiera. Il progetto era sostenuto anche dall’azienda logistica Lotras e mirava a creare una sinergia tra la nascente piattaforma logistica, finanziata nel Patto per la Puglia, e l’ampliamento nella zona retro portuale con un accesso diretto al porto di Manfredonia, utilizzato ormai solo dalle navi di grano estero.
Il gruppo Casillo di recente è stato oggetto di notizie diffuse dall’associazione GranoSalus, per il tipo di semole di grano duro commercializzato. “Su sette linee di semole analizzate sei risultano contaminate da glifosate, mentre una linea risulta senza glifosate, quella con grano 100% pugliese. È la conferma della superiorità del grano del mezzogiorno”, ha scritto Saverio De Bonis.
Quanto ai molini di Incoronata si rincorrono le indiscrezioni. A detta di molti, ci sarebbe già pronto nel cassetto un progetto di riqualificazione della struttura. D’altronde il progetto di riconversione industriale dello studio Arvalli, voluto dalla Comunità Europea e legato alla dismissione degli zuccherifici, è stato completato solo per la parte che concerne il centro commerciale. Ma il “Masterplan” di sviluppo per l’area di 700.000 mq dove sorgeva lo zuccherificio della società SFIR spa riguardava ben 9 comparti, l’artigianale, l’industriale, il logistico, quello direzionale e alberghiero e quello commerciale, l’unico realizzato e investito dall’inchiesta sulla mancata bonifica.