Scossone nel mondo dell’avvocatura foggiana. I legali Raul Pellegrini, Paolo D’Ambrosio, Mario Antonio Ciarambino, Simone Moffa, Francesco Santangelo, Roberto de Rossi, Paolo Ferragonio, Michele Curtotti e Guido de Rossi, hanno formalizzato il proprio recesso dalla Camera Penale di Capitanata.
“Le ragioni di una scelta tanto dolorosa quanto ineludibile – spiegano in un comunicato – scaturiscono dalla violazione, da parte dell’organo di governo dell’associazione, delle fondamentali regole statutarie, che costituiscono la precondizione democratica della vita associativa, e dal nostro forte e motivato dissenso rispetto alla linea politica assunta dall’associazione negli ultimi anni.
La Camera Penale di Capitanata, infatti, non ha affrontato né ha portato a soluzione i gravi problemi legati alla amministrazione della giustizia penale nel nostro territorio, inesorabilmente aggravatisi all’esito della soppressione del Tribunale di Lucera e delle Sezioni Distaccate della provincia, con particolare riferimento alle ingravescenti disfunzioni derivanti dall’organizzazione delle udienze penali e alla sistematica ed intollerabile inosservanza del protocollo d’intesa sottoscritto nel 2015.
Tutto questo ha determinato, tra l’altro, la crescita esponenziale del numero dei processi assegnati a ciascun giudice per ogni singola udienza; l’inammissibile assenza di uniformità nella fissazione dell’ordine di trattazione dei procedimenti; l’insostenibile inosservanza dei tempi fissati per la celebrazione e la conclusione delle udienze (che si protraggono spesso sino a tarda serata, ben oltre i termini raccomandati anche dal Presidente della Corte di Appello di Bari, con conseguenze intuitivamente immaginabili per tutti i protagonisti della vicenda processuale); la sistematica e altrettanto inaccettabile violazione, da parte di alcuni giudici, del principio di immediatezza della deliberazione, che interviene assai spesso a distanza di mesi dalla discussione; la mancata fissazione di udienze ad hoc dedicate alla celebrazione dei giudizi direttissimi, fissati ad ogni ora a ridosso delle già ingolfatissime udienze ordinarie, e comunque mai entro le ore 9, come pure era stato raccomandato, da ultimo, dal Presidente del Tribunale; la celebrazione delle udienze dei giudici monocratici in aule anguste, del tutto inadatte ad ospitare un numero ovviamente spropositato di soggetti (imputati, persone offese, consulenti, testimoni, e gli stessi difensori); i disagi legati all’accesso e alla frequentazione degli uffici di cancelleria.
A fronte dell’estrema gravità di questi problemi, che rappresentano, peraltro, la punta di iceberg della drammatica condizione dell’amministrazione della giustizia penale a Foggia – continuano gli avvocati -, l’organo di governo della Camera Penale di Capitanata non ha adottato, a nostro avviso, alcuna iniziativa tesa a sensibilizzare concretamente le Autorità competenti, privilegiando una strategia impalpabile ed assolutamente inefficace, segnatamente in riferimento al doveroso obiettivo di tutelare il prestigio e il rispetto della funzione sacrale del difensore, che pure costituisce lo scopo primario dell’associazione.
In questo contesto abbiamo più volte sollecitato, anche informalmente e in termini di dialogo, il doveroso rinvio delle elezioni del Consiglio Direttivo della Camera Penale, fissate illegittimamente il 23 ottobre scorso, assai prima della naturale data di scadenza dell’incarico direttivo (30 gennaio 2018), animati dal rispetto della legalità e dalla volontà di predisporre un programma di rinnovamento adeguato alla complessità e alla delicatezza dei problemi cui si è fatto cenno, segnalando, peraltro, che la preannunciata assunzione da parte del Presidente uscente del quarto mandato consecutivo costituiva un’ulteriore grave vulnus all’impianto statutario, che non ne consente più di due, ma alle nostre richieste è stato opposto un incomprensibile e sconcertante silenzio.
Abbiamo quindi dovuto constatare, con amarezza e rammarico, che sono venute meno le condizioni per operare all’interno di una Camera Penale protesa all’autocelebrazione di un “bilancio positivo” che si è risolto, a ben vedere, per quel che è stato recentemente riferito agli organi di stampa, nella “esportazione della cultura della legalità nelle scuole» e nella «formazione dei difensori di ufficio», che rappresentano iniziative senz’altro appezzabili, ma evidentemente marginali rispetto alla necessità di individuare percorsi di soluzione delle gravissime patologie che affliggono l’amministrazione della Giustizia a Foggia. Non ci fermeremo, e porteremo avanti la nostra battaglia con entusiasmo e fermezza nell’interesse dell’Avvocatura di Capitanata e dell’intera nostra comunità”.