Flop dello screening mammografico a Cerignola. È lo stesso oncologo Roberto Saccozzi – che con una dura battaglia e la raccolta di oltre 5000 firme era finalmente riuscito ad avviare il servizio di screening mammografico all’Ospedale Tatarella di Cerignola – a denunciare il fallimento dell’iniziativa di prevenzione per il tumore alla mammella avviato dall’Asl foggiana nei mesi scorsi.
Solo il 22% delle 1750 donne chiamate all’esame preventivo gratuito nel primo trimestre 2017 si sono sottoposte al test, e questo dato è il sinonimo inequivocabile di una cattiva organizzazione nella gestione del servizio. Le donne della provincia di foggia tra i 50 e 69 anni che senza alcuna informazione preventiva, senza una campagna di sensibilizzazione sul territorio si sono viste recapitare un invito ad effettuare la mammografia in uno specifico giorno, a Cerignola, vuoi per la mancata conoscenza di questo strumento di diagnosi, vuoi per le scarse informazioni fornite, vuoi per superficialità o paura di scoprire la malattia, hanno reagito con diffidenza disertando gli appuntamenti. Nelle scorse settimane, il direttore generale Vito Piazzolla, assieme ai responsabili territoriali e al direttore sanitario Antonio Battista, aveva presentato il nuovo programma di screening. Si segnala anche lo scarso utilizzo di strumentazioni di ultima generazione, come rappresentato da una delle ultime inchieste del nostro giornale.
“Lo screening mammografico è un presidio di prevenzione importantissimo – riferisce Paolo Telesforo, presidente di Confindustria Sanità Foggia -, fondamentale per identificare con tempestività l’insorgenza di un tumore con sufficiente margini temporali per poterlo debellare senza conseguenze estreme o radicali. Già il limite d’indagine circoscritto nel range da 50 a 69 anni è piuttosto limitato dato che il problema può insorgere a qualsiasi età successiva alla pubertà. Le nostre cliniche, e non solo le nostre – aggiunge Telesforo – posseggono oltre alle necessarie professionalità per interpretare i risultati con percentuali d’errore infinitesimali, strumenti veramente all’avanguardia per eseguire lo screening mammografico precoce, e non ci spieghiamo per quale motivo noi privati siamo stati emarginati da questo programma di prevenzione. Infatti una più capillare distribuzione di centri accreditati e specializzati porterebbe alla velocizzazione del turnover delle pazienti per un male in cui la tempestività della scoperta può fare la differenza tra la vita e la morte. Già da tempo – conclude – ci siamo mossi con campagne di sensibilizzazione e prevenzione per la salute pubblica e qualora fossimo coinvolti in questo processo di prevenzione saremmo ben lieti di spenderci per realizzare una massiccia campagna di sensibilizzazione per far comprendere ai cittadini l’importanza e le modalità per avvalersi di questo importante presidio gratuito per le utenti”.