Stilata da Il Sole 24 Ore la classifica dei tribunali più efficienti in Italia. Stando allo studio, Foggia risulta al 70esimo posto su 140 città. Perfettamente a metà classifica ma con alcuni dati piuttosto rilevanti. Diciamo innanzitutto che a guidare la graduatoria è il tribunale di Bolzano, che pure lamenta il 33% di scoperture tra le toghe e il 53% fra gli addetti alle cancellerie ma che nell’ultimo anno è riuscito ad aggredire l’arretrato in modo significativo e a ridurre i tempi dei processi: performance che gli valgono il primo posto in classifica. Enna, invece, che fa registrare risultati meno brillanti, ma non per questo negativi, è l’ultimo della classe, perché poteva contare sulla piena copertura degli organici. Nel capoluogo dauno, invece, la scopertura tra le toghe è del 26% e tra gli addetti alle cancellerie del 19%.
Per procedimenti in corso al 31 dicembre 2016, Foggia è tra le cinque città messe peggio con 43.556 processi ancora aperti. Dati più elevati soltanto a Bari (52.402), Milano (45.580), Roma (114.761) e Napoli (76.105). A Foggia, inoltre, ben il 47% dei procedimenti in corso è ultratriennale, quasi 1 su 2. Peggio del capoluogo dauno solo Vallo della Lucania 50%, Patti 50%, Vibo Valentia 49%, Potenza 51%, Lamezia Terme 60% e Caltagirone 51%.
La non automatica correlazione tra forze in campo e produttività è uno degli elementi messi in luce dalla ricerca condotta da Fabio Bartolomeo, direttore del servizio statistica del ministero della Giustizia nonché rappresentante italiano presso la Cepej, la commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa. Il ranking risponde all’esigenza del ministro Andrea Orlando di tenere sotto controllo il livello di servizio offerto dagli uffici giudiziari.
Lo studio – che l’autore definisce «sperimentale» – prende in considerazione il settore civile e, in particolare, gli affari contenziosi, ovvero quelli più complessi da un punto di vista procedurale, trattati dai 140 tribunali fino al 1° gennaio scorso. A questi processi sono stati applicati più parametri: l’anzianità dell’arretrato (quello ultratriennale fa scattare i risarcimenti della legge Pinto per l’irragionevole durata del procedimento), i tempi delle cause, il clearance rate (rapporto tra tutte le cause definite e iscritte), che misura la capacità di smaltire l’arretrato, la copertura degli organici. La ricerca precisa che, per quanto dal punto di vista dei servizi al cittadino non si dovrebbe tener conto dei vincoli organizzativi interni dei tribunali, per misurare le performance non si può ignorare l’indicatore del personale, perché si tratta di una “variabile indipendente dalla responsabilità dei dirigenti degli uffici”.