Operazione “Brother and Sister” messa a segno dalla polizia. La squadra mobile di Foggia, a braccetto con quelle di Catania e Caserta hanno arrestato due cittadini nigeriani. Osatohamwan Mathew, 30 anni, detta “Bridget” o “Osato” e suo fratello Osarodion Mathew, 33 anni, detto “Jerry” o “Papà Twins”. Lei arrestata a Caserta, lui a Foggia. La polizia li ha fermati eseguendo un decreto di fermo emesso il 10 marzo scorso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania.
Pesantissime le accuse: tratta di persone e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con le aggravanti di avere esposto a pericolo la vita o l’incolumità delle persone trasportate – facendole imbarcare su natanti occupati da numerosi migranti privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza – e di avere agito al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione o, comunque, allo sfruttamento sessuale ed al fine di trarne profitto. Il provvedimento restrittivo accoglie gli esiti di un’articolata attività investigativa di tipo tecnico, tuttora in corso, coordinata dalla DDA ed avviata dalla Mobile —Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione – a seguito della comunicazione pervenuta da personale O.I.M. (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) il 18 agosto 2016 relativa ad una minore nigeriana, “Rosalia” – nome di fantasia, ndr – giunta sul territorio nazionale in occasione di un arrivo di migranti presso il Porto di Catania il precedente 21 luglio, a bordo della nave Marina Militare spagnola “Reina Sofia” e allontanatasi dalla struttura dove era stata collocata per raggiungere la propria “madame”.
La minore era stata raggiunta presso la struttura da un connazionale che, su incarico della madame reclutatrice, le aveva organizzato il viaggio per raggiungere la sfruttatrice dimorante ad Aversa. Qui Rosalia era stata da subita costretta a prostituirsi in strada ed era, tuttavia, riuscita a fuggire, avvisando personale OIM e chiedendo di esser aiutata. Da qui la segnalazione che ha determinato il pronto intervento della squadra mobile che tempestivamente l’ha raggiunta e messa in sicurezza. A quel punto Rosalia ha raccontato la propria storia, riferendo di essersi determinata a lasciare il proprio paese, a causa delle difficoltà economiche della famiglia di origine, raccogliendo un invito, fattole da una conoscente, di raggiungere l’Italia e svolgere un lavoro lecito che le avrebbe consentito di aiutare i familiari, ricevendo rassicurazioni che non avrebbe lavorato come prostituta e con l’accordo che avrebbe pagato la somma di 5.000.000 di naira – corrispondenti a circa 15.000 euro — alla donna che l’avrebbe attesa in Italia e si sarebbe fatta carico delle spese del viaggio. Prima di intraprendere il viaggio la minore era stata sottoposta ad un rito voodoo (definito “JuJu”) con il quale si era impegnata a pagare il debito contratto, altrimenti sarebbe morta o colpita da disgrazie di ogni genere.
L’attività tecnica avviata a seguito delle circostanziate dichiarazioni rese da “Rosalia” ha consentito di avere immediati riscontri su quanto dichiarato dalla giovane, facendo emergere, infatti, plurimi riferimenti alla sua vicenda, in particolare alla fuga, nonché al fratello della sua madame, che aveva gestito i contatti con alcuni nigeriani, mentre la minore si trovava in Libia in attesa di imbarcarsi. Sul telefono di “Rosalia”, sequestrato dalla polizia, i contatti dei suoi aguzzini erano stati registrati sotto il nome di “Brother” e “Sister”. La “sister”, conosciuta anche come “Bridget” o “Osato”, rintracciata nel comune di Lusciano (CE), nel corso dei servizi di intercettazione, faceva plurimi riferimenti alla persona offesa e alla sua fuga, meditando vari escamotage da adottare per riuscire a rintracciarla e progettando l’esecuzione di nuovi riti voodoo per punire la “fuggitiva” per assoggettarla al proprio volere, in particolare rappresentando al proprio complice la necessità di procurarsi frammenti di vetro di finestrini di auto coinvolte in incidenti stradali mortali o di treni coinvolti in disastri ferroviari, allo scopo di utilizzarli per rendere ancor più letale ed efficace la disgrazia minacciata.
Mathew, detto Jerry” o “papà Twins”, dal canto suo, in una conversazione con “Bridget”, a proposito della fuga di “Rosalia”, affermava che qualora fossero riusciti a rintracciarla – utilizzando come esca anche il social network Facebook – avrebbe raddoppiato il debito che la vittima aveva nei loro confronti. Da una conversazione registrata tra la madame e i familiari della vittima – che l’avevano contattata perché non avevano avuto più notizie della figlia minorenne – emergeva come il rapporto contrattuale non fosse esclusivamente tra carnefice e vittima, ma coinvolgesse anche i familiari, considerati alla stregua di obbligati in solido all’adempimento del debito di ingaggio contratto dalla minore. Ciò emergeva dalle parole di “Bridget”, la quale, dialogando con i familiari di Rosalia in Nigeria, esclamava freddamente “…quando uno si affida a qualcun altro per fare viaggiare i propri figli è giusto che questi venga pagato….”. I servizi di intercettazione hanno permesso di appurare che gli indagati – fratello e sorella – in concorso tra loro, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, promuovevano, organizzavano, finanziavano ed effettuavano il trasporto illegale di “Rosalia”, avvalendosi di servizi offerti dai cortei in Nigeria ed in Libia, dove utilizzavano connection houses per la permanenza della minore prima dell’imbarco alla volta dell’Italia su natanti di fortuna, occupati da numerosi migranti privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza, ad alto rischio di naufragio, reclutando le giovani per destinarle alla prostituzione o, comunque, allo sfruttamento sessuale al fine di trame profitto. Espiate le formalità di rito, i fermati sono finiti in carcere rispettivamente a Pozzuoli e Foggia.