“Zero cani in canile”. È questo l’obiettivo del coordinamento provinciale di protezione animali con il patrocinio del comune di Foggia. In un convegno a Palazzo Dogana si è parlato del progetto nato a Vieste grazie alla volontaria Francesca Toto ed applicato, oltre a Vieste anche a Cerignola dagli Amici di Balto di cui Chiara Valentino, presente all’incontro ne é presidente. Il progetto sarà esteso a tutta la provincia di Foggia grazie ad un protocollo d’intesa, si parla di 61 comuni verso la risoluzione di un problema. Oltre ai volontari erano presenti in sala il sindaco di Cerignola, Franco Metta, con l’assessore all’Ambiente Antonio Lionetti e il sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti, oltre a dirigenti ASL e forze dell’ordine.
Durante l’incontro si é parlato di prevenzione, sterilizzazioni, canili e l’abolizione di queste strutture come oggi le conosciamo. Il sindaco Metta ha descritto la situazione in cui versava il canile di Cerignola nei primi giorni di insediamento. Ha parlato della “generale aria di illegalità legata a quella gestione durante la passata amministrazione”. “E’ strano pensare oggi che dopo aver affidato la gestione del canile ad una associazione animalista gia attiva sul territorio – ha chiosato -, senza nessuno scopo di lucro si sia riuscita a porre fine ad una situazione di maltrattamento vergognoso e nelle stesso tempo si é riusciti a risparmiare risorse pubbliche. Dove non ci sono doppi fini c’è solo quello che si definisce gestione virtuosa di un bene che é comune (soldi pubblici, amici a quattro zampe e canili)”.
Come si concretizzerà Zero Cani in Canile a Cerignola? “Sarà costruita una nuova struttura – hanno spiegato – che già architettonicamente é antitetica alla concezione di chiudere in esseri viventi e tenerli in vita lanciandogli cibo oltre una rete arrugginita. Sarà un progetto rivoluzionario, coordinato da educatori cinofili in cui i cani vivranno in gruppo e dove la naturale indole dell’animale sarà rispettata ( uso di larghi spazi, cucce comuni, vita ed equilibri di branco). Questo é possibile solo dove il numero dei cani é in continua diminuzione. Dove un’associazione come quella degli amici di Balto attivamente e con la ASL locale si cura di sterilizzare cani randagi, reimmetterli nel territorio e fare in adozione i cani del canile. Da più di 300 cani e 14 mila euro mensili della scorsa gestione ai 140 cani e 9 mila della gestione Amici di Balto”.
“Oltre a limitare la brutalità – continuano -, che é comunque crescita e sviluppo della società in cui si vive, c’è un serio risparmio di risorse economiche che possono essere stornate per finanziare altre attività. Quello che Gli Amici di Balto e i volontari chiedono é una maggiore sinergia fra le ASL, presenti all’incontro di giovedì e le istituzione locali”. Perché questi due soggetti sono legati? Perché un randagio é responsabilità del comune mentre le ASL hanno la responsabilità delle cure ed eventuali sterilizzazioni che esso necessita.
L’esperienza degli Amici di Balto a Cerignola dovrebbe esortare tutte quelle realtà ad adottare una nuova metodologia, una sinergia fra istituzioni e volontari. Solo ascoltando persone presenti ed attive sul territorio l’amministrazione Metta ha potuto trovare una soluzione realistica e adatta al problema. Sterilizzazione, remissione nel territorio, riduzione grazie ad adozioni degli ospiti del canile e oggi una nuova struttura ideata da chi i cani li conosce bene (educatori e volontari). “Quindi – concludono – si può fare la differenza. Il progetto promette bene, é arrivato sul tavolo del Ministero della Salute grazie alla presenza del dottor De Benedetti ed anche il comune di Roma si dice interessato ad adottare la stessa strategia”. Come ha ricordato Francesca Toto, “tutto questo é possibile sono stando uniti per lavorare assieme, senza secondi fini: è possibile, sta già succedendo”.