Nella mattinata di ieri agenti del commissariato di Manfredonia hanno dato esecuzione a una ordinanza di applicazione di misure cautelari personali, emessa dal Tribunale di Foggia, nei confronti di Matteo Clemente, nato a San Giovanni Rotondo nel 1980 e Francesco Pio Riganti, nato a San Giovanni Rotondo nel 1987, entrambi residenti in Manfredonia, responsabili, in concorso tra loro di estorsione nei confronti di due fratelli dipendenti del 118.
Il 16 settembre scorso, di mattina, una delle vittime è stata individuata da Clemente mentre usciva da una attività commerciale del centro sipontino e dopo essersi avvicinato ha esclamato: “Voi andate camminando ancora per Manfredonia? … voi non avete capito niente … se non ve ne andate io vi devo sparare uno a uno, infami e schifosi di merda”.
L’episodio appena descritto è successivo ad una denuncia di circa un anno fa presentata presso il commissariato da parte delle vittime nei confronti di Clemente e Riganti, i quali in diversi episodi con i loro comportamenti hanno estorto denaro ai due fratelli colpevoli a dire degli indagati di non voler assumere Riganti presso il 118 di Mattinata.
Il primo episodio risale ai primi giorni del mese di novembre 2015 quando i due indagati avvicinarono, notandolo in strada, uno dei due fratelli il quale venne aggredito fisicamente con una mano alla gola e minacciato con le seguenti parole: “Riferisci ai tuoi fratelli che se mio cognato non riesce ad andare a lavorare nel 118 come voi a Mattinata mi dovete dare 15.000 euro e fino a quando non li racimolate mi dovete portare 1000 euro ciascuno al mese al mio negozio”.
La vittima, succube della minaccia dei due estorsori, riferì che sicuramente avrebbe provveduto al pagamento della somma richiesta e che avrebbe avvisato gli altri fratelli delle richieste avanzate. Le cose si aggravarono qualche mese dopo, quando le vittime decisero di non pagare più la dazione imposta, cosa che coincise “stranamente” con l’incendio dell’autovettura di proprietà di G.B., una Volkswagen New Beetle (Maggiolone) verificatosi l’8 marzo di quest’anno sotto l’abitazione della vittima.
L’attività ha fatto emergere che uno degli estorsori, Francesco Pio Riganti, la sera prima dell’incendio (qualche ora prima), era stato visto entrare a bordo di una autovettura, in compagnia di altro soggetto, identificato e a carico del quale sono in corso indagini per l’attribuzione di eventuali responsabilità, nella strada “chiusa” prospiciente l’abitazione di uno dei fratelli sotto estorsione. I due vennero chiaramente notati e osservati dalla vittima mentre si guardavano intorno come a verificare la presenza di telecamere nella zona, mentre individuavano l’autovettura che qualche ora dopo fu incendiata.
La non facile attività di indagine, posta in essere dagli uomini del commissariato diretti da Agostino de Paolis, resa difficoltosa non solo dal clima omertoso di cui il territorio garganico è vittima ma anche dai chiari e inequivocabili episodi di terrore psicologico esercitato sulle vittime, indotte con gli atti criminosi al pagamento di una somma di denaro di euro 15.000 in parte versata e richiesta in sostituzione della pretesa assunzione al 118, ha consentito di individuare ed identificare gli autori dei reati per i quali il gip del Tribunale di Foggia, Dello Iacovo, ha ravvisato gravi indizi di responsabilità relativamente al delitto di concorso in estorsione, applicando nei confronti dei due indagati gli arresti domiciliari presso le rispettive residenze vietando loro di allontanarsene senza autorizzazione.