Sarebbe bastato cambiare un numero su un certificato per far passare 11mila tonnellate di grano duro convenzionale come biologico. La truffa sarebbe partita da San Paolo di Civitate, un piccolo paese della provincia di Foggia, ed è avvenuta perché gli enti che dovevano e potevano controllare la conformità della certificazione si sono accorti della contraffazione con sei mesi di ritardo.
Dopo la scoperta, la decisione di ritirare il prodotto dal mercato perché andava declassato. Ma a causa della lentezza delle verifiche svolte dagli enti preposti sulla certificazione, gli ispettori si sono accorti della frode quando il grano è diventato pasta. Ad essere stati coinvolti nell’imbroglio, loro malgrado, ci sono i quattro mulini più grandi tra quelli specializzati nel settore biologico in Italia. Dai loro silos è partita la semola che poi, trasformata in pasta dai pastifici, è stata venduta ai maggiori distributori del settore in tutta Europa e negli stati Uniti, compresi i supermercati Coop ed Esselunga.
Lunedì alle 21 e 30 la puntata di Report dedicata all’inchiesta