Tre mesi dopo, le forze dell’ordine hanno nuovamente arrestato “lo zio” Roberto Sinesi – boss vittima di agguato tuttora in gravi condizioni –, e alcuni dei suoi uomini per le minacce ad alcuni spacciatori che avevano ceduto cocaina senza aver chiesto l’autorizzazione al capo e per il racket agli autotrasportatori della Princes, noto conservificio di Foggia. La cessione del denaro, 50 euro a camion, avveniva soprattutto nel parcheggio all’esterno della ditta ma anche fuori dai confini cittadini. Al business illegale, già attivo negli anni ’90 sempre per mano dei Sinesi, prendevano parte Luigi Biscotti, 40 anni, Luciano Cupo, 45 anni, Cosimo Giardiello, 44 anni, Luigi Speranza, 46 anni e Raffaele La Tegola, 45 anni. Il gruppo criminale girava all’interno del parcheggio intimando ai vari autotrasportatori la consegna del denaro. Nessuna violenza ma continue minacce. Era necessario soltanto nominare “lo zio”, per ottenere quanto richiesto.
Nulla di nuovo sotto al sole, visto che l’operazione della squadra mobile all’alba di oggi, è la stessa di giugno scorso, vanificata dal giudice del Tribunale di Bari, Roberto Oliveri del Castillo che aveva “copia incollato” l’ordinanza del pm della DDA, causando l’immediata scarcerazione del boss e dei suoi sodali. Sinesi, arrestato a metà giugno scorso, era tornato in libertà poche settimane dopo grazie a una questione formale sollevata dal legale dell’indagato, l’avvocato Ettore Censano. Il giudice Oliveri del Castillo aveva aderito in maniera del tutto acritica alle scelte dell’accusa, limitandosi a copiare le valutazioni del pm, comprese le note a piè pagina. Invece il gip avrebbe dovuto considerare gli elementi indiziari autonomamente. “Un errore plateale”, secondo il legale del boss. Per questo Sinesi era tornato in libertà assieme a Cosimo Giardiello, Luigi Speranza e Raffaele La Tegola, grazie al difetto formale. Luciano Cupo, invece, era rimasto ai domiciliari ma per un’altra questione, la bomba alla pizzeria Mia. Carcere per Luigi Biscotti, accusato del tentato omicidio di Vito Bruno Lanza. A seguito del ricorso della DDA di Bari, il gip ha quindi emesso una nuova misura cautelare.
“Lo zio” ancora grave in ospedale
Per ora resta agli Ospedali Riuniti il boss, anche se non si può escludere un trasferimento in altra struttura, vista l’assenza del reparto di chirurgia vascolare (ma è presente la chirurgia toracica). Sinesi è piantonato costantemente presso il reparto di rianimazione del nosocomio foggiano. Sta meglio il nipotino di 4 anni, Roberto Francavilla, ferito alla scapola sinistra durante l’agguato a Candelaro. Il capomafia, stando a quanto riferiscono gli inquirenti, non sarebbe ancora in grado di affrontare un intervento chirurgico perché in condizioni critiche. Insomma, per l’operazione è necessario aspettare. Sinesi resta in pericolo di vita, con un proiettile nel torace a pochi centimetri dal cuore.
Per gli investigatori i killer dovevano essere tre, in azione a bordo di una 500L rossa, abbandonata e bruciata nelle campagne foggiane. Sedici i colpi esplosi, di vario calibro, contro la 500L nera nella quale viaggiava “lo zio”. Ancora una 500L, stavolta di colore bianco, è stata danneggiata dai proiettili ieri sera, presso la concessionaria dei Trisciuoglio (altra “batteria” della Società Foggiana) in via De Amicis.