A Sant’Agata di Puglia con una determinazione dirigenziale della Regione Puglia (numero 77 del 2013), veniva autorizzata la costruzione di un impianto di produzione di energia elettrica di tipo a Biomassa della potenza elettrica di 25,220 MWe, per la società Agritre srl. Tra le prescrizioni la Regione chiedeva alla società di provvedere ad opere di compensazione e mitigazione, e di realizzare quindi una superficie a pascolo arborato (con roverella a perastro) di almeno 50 ettari, localizzati in un area pianeggiante convertendo terreni non interessati da habitat naturali e che tali interventi dovevano essere concordati con il Settore Ambiente della Provincia di Foggia e il servizio di Ecologia della Regione Puglia. Ad oggi, tuttavia, sono molti gli elementi che sono stati variati: la Società Agritre infatti non realizza più le aree boscate ma assolve a tale obbligo ottenendo la disponibilità di alcuni terreni a titolo gratuito dalla Regione Puglia. Una situazione paradossale compiuta nel silenzio più assoluto.
In merito si esprimono la consigliera regionale M5S foggiana Rosa Barone insieme ai colleghi M5S della commissione Ambiente Cristian Casili e Antonio Trevisi, annunciando la presentazione di una interrogazione regionale in merito: “La Regione deve spiegare come mai questi terreni siano stati dati in concessione gratuita, l’ennesima regalia a chi viene a fare affari sul nostro territorio senza alcun ritorno economico per i cittadini”.
“Tale scelta – incalza Barone – risulta inopportuna soprattutto per il nostro territorio. Una mancata opportunità di risorse per gli imprenditori agricoli, una mancata realizzazione di ‘polmoni verdi’ nelle aree circostanti l’impianto a biomasse e una mancanza di rispetto verso i cittadini. Quando il Comune di Sant’Agata, la Provincia di Foggia e la Regione dissero di sì all’impianto, si giustificò tale scelta come una opportunità da cogliere con risvolti occupazionali e socio-economici per il territorio, ad oggi sembra che l’unica a trarre benefici sarà l’azienda, mentre ai cittadini rimarrà solo l’onere di vivere con un impianto del genere a pochi metri dalle proprie abitazioni. Per questo ho interrogato Emiliano e la sua giunta, nel tentativo di capire cosa ha portato a compiere queste scelte, auspico che gli assessori interessati vengano ora a riferire in Aula, non possiamo permettere l’ennesimo scippo al nostro territorio”.