I due Comuni di Capitanata con più di 15mila abitanti sceglieranno il sindaco nel ballottaggio previsto domenica 19 giugno. A Torremaggiore e San Giovanni Rotondo nessun apparentamento tecnico e nessuna indicazione di voto con annunci espliciti di alleanze: a far pendere la bilancia da una delle parti in gioco saranno giochi politici “sottobanco” che non escluderebbero anche sorprese e ribaltamenti.
Nella città di San Pio a contendersi la poltrona sono Costanzo Cascavilla, sostenuto dall’Udc, Conservatori e Riformisti e quattro liste civiche e Nardino Maruzzi della coalizione di centrosinistra. Cascavilla nel primo turno ha ottenuto il 40,59% mentre Maruzzi si è fermato al 35,23%. Il sindaco uscente Luigi Pompilio con il 12,46% ed il candidato pentastellato Fiorentino con il suo 11% gli aghi della bilancia in una partita che si prospetta alquanto aperta. Dopo un primo turno all’insegna del fair play, la tensione per il decisivo secondo turno ha fatto lievitare i toni dello scontro, con l’avvocato Maruzzi che ha puntato il dito contro quella classe dirigente di centrodestra composta da“lupi travestiti da agnelli per continuare a gestire i soldi dei sangiovannesi”.
Nel mirino della coalizione di Maruzzi “il vero gruppo decisionale e di potere” determinante nelle scelte del centrodestra, ovvero quel gruppo “scartato dal centrosinistra e riscopertosi nel giro di poco tempo di destra” che tanto peso ha nell’economia politica cittadina. Fogna bianca, incarichi, consulenze, rifiuti ed il “grande affare” del cimitero i temi più dibattuti ed al centro del rimpallo reciproco di responsabilità, con Cascavilla a puntare l’indice contro i consiglieri comunali della passata legislatura ora in ‘scuderia’ centrosinistra. Da Maruzzi infine l’ultima ‘sparata’ in ordine di tempo: la rinuncia allo stipendio da sindaco in caso di elezione, per contribuire al restauro del monumento dedicato alle vittime della Grande Guerra e di tutte le guerre ubicato in piazza Europa.
Situazione infuocata anche a Torremaggiore dove la sfida è quella tra Lino Monteleone (centrodestra) e Salvatore Leccisotti (centrosinistra), divisi da poco meno di 600 voti al primo turno, con il primo attestatosi al 32%, avanti di sei punti percentuali rispetto all’avversario. Quattro le liste di sostegno a Monteleone (tre civiche più l’Udc) e tre quelle al fianco di Leccisotti, compreso il Partito Democratico. Marco Faienza ed Anna Lamedica, terzi e quarti in un primo turno da ben cinque candidati saranno decisivi con il loro spostamento di voti. Le loro percentuali (quasi il 18% per il primo ed il 16% per l’altra), insieme all’8% del M5S, decideranno chi salirà sullo scranno più alto della città.
La battaglia decisiva in un paese dove da tempo un’amministrazione comunale non porta a termine il proprio mandato, è preceduto da forti polemiche ed accuse incrociate pesanti. Prima la notizia di presunte vicende giudiziarie che interesserebbero il medico Leccisotti per vicende risalenti al 2011, poi i dubbi sulla campagna elettorale sollevati dal consigliere regionale Paolo Campo, con nel mirino le assunzioni in Sanitaservice, dove si è verificata l’assunzione per 30 giorni di otto unità applicate ai servizi di pulizia, “in Comuni nei quali si è votato, tra cui Torremaggiore dove si tornerà al voto per il ballottaggio”.
Trasparenza, legalità e sicurezza urbana i temi più dibattuti ed al centro dell’agenda politica cittadina. Il ballottaggio tra i due candidati, legati anche dal punto di vista familiare (la sorella di uno ha sposato il fratello dell’altro), dirà dunque l’ultima parola su questa lunga e travagliata campagna elettorale.