Degrado, cumuli di rifiuti, povertà. Costeggiare il cimitero di Foggia significa imbattersi in situazioni di assoluto squallore. A pochissimi passi da una baraccopoli abitata da almeno una dozzina di rom tra cui bambini molto piccoli, stamattina è morto Paolo Viscillo, 65enne carpentiere foggiano. Viscillo è rimasto ucciso da un cavo elettrico attaccato abusivamente all’impianto di energia del cimitero, lì dove l’operaio e alcuni suoi colleghi stavano lavorando all’ampliamento del camposanto del capoluogo per conto della ditta del costruttore foggiano Marco Insalata.
Lavori di manutenzione fatali in quella maledetta via Sprecacenere, spesso scenario di episodi di cronaca nera. Il lavoratore ha toccato quel cavo dell’allaccio abusivo che i nomadi poco distanti avevano piazzato per alimentare la baraccopoli. Viscillo è morto sul colpo. Inutili i soccorsi da parte di colleghi e personale del 118. Sul posto sono intervenuti gli uomini della polizia. Gli agenti hanno fatto visita al campo rom rimuovendo immediatamente il cavo incriminato davanti agli occhi dei nomadi. Una bambina, ignara del tutto, giocava tranquilla poco distante. Gli adulti, invece, hanno osservato la scena accomodati su alcune sedie di fortuna, altri sono rimasti in piedi.
Tutto intorno la zona si presenta stracolma di rifiuti. Una discarica abusiva a cielo aperto è posta proprio “all’ingresso” della baraccopoli. Ci sono culle per bambini, valige, bottiglie, abiti, cestini, materassi, coperte. La baraccopoli non è ben visibile dalla strada, ben occultata da cumuli di terra. Il cimitero dista non più di 15 metri. Quel cavo, sottile e lunghissimo, arrivava fino al cantiere dove Paolo Viscillo ha trovato la morte stamattina mentre lavorava. Non si esclude l’apertura di un fascicolo di inchiesta da parte della magistratura. Al momento tre nomadi sono stati denunciati per furto di energia elettrica.