Dall’agricoltore alle prese con i fitofarmaci, fino al bambino intossicato dai farmaci, passando per l'”appassionato” di funghi che si è imbattuto in prodotti velenosi. Sono quasi 7mila le consulenze offerte dal centro antiveleni degli Ospedali Riuniti di Foggia, unico nel sud Italia. Un’attività silente, fatta al telefono da operatori disponibili 24 ore su 24. L’equipe diretta dal rianimatore Anna Lepore (composta dal ricercatore Leonardo Pennisi, dagli infermieri Giovanna Faccilongo, Antonio Fulgaro, Moira Mazzilli, Silvana Mossuto, Michele Santamaria e dall’assistente sociale Rosanna Mendolicchio) dal 2008 è cresciuta parecchio, riuscendo a ritagliarsi uno spazio importante all’interno del policlinico e specializzandosi nel trattamento dei fitofarmaci (non poteva essere altrimenti in una provincia in cui l’agricoltura ha un peso importante). “Il più grande riconoscimento arriva dagli utenti – spiega Lepore a l’Immediato -, i quali non chiedono più di andare in pronto soccorso, ma si affidano completamente alla nostra professionalità”.
Il report: occhio a prodotti domestici e farmaci
Si perché in queste stanze al primo piano del plesso Maternità il cittadino viene seguito dalla telefonata fino alle 12 ore successive, attraverso un “follow up rigoroso”, spiegano. Le richieste crescono progressivamente, e arrivano anche da medici di medicina generale alla ricerca del percorso migliore per i propri assistiti. In cima alle richieste di assistenza, le potenziali intossicazioni causate da prodotti domestici e farmaci. Le fasce d’età più a rischio sono i bambini da 0 a 4 anni e gli adulti da 30 a 44 anni. Quanto alle cause, ai primi posti ci sono eventi accidentali (908 nel 2015) e autolesionistici (247 nel 2015), con picchi anche negli errori terapeutici dei medici, passati da 82 a 212 nell’ultimo biennio. Il luogo precipuo di contatto con le sostanze tossiche continua ad essere quello domestico, con 1130 casi nell’anno appena passato (239 nei primi mesi del 2016). Quanto alla provenienza geografica delle richieste, rimane in cima Foggia (con 673 telefonate nel 2015) e aumentano progressivamente tutte le altre province: Bari passa da 167 nel 2014 a 287 nel 2015; la Bat da 28 a 49; Brindisi da 26 a 43; Lecce da 109 a 141; Taranto da 105 a 149, mentre tutte le altre regioni da 23 a 50.
Vagliate più di 7mila “schede di sicurezza”
Capita spesso di vedere avvertenze inquietanti sulle etichette: teschi, fiamme ed enormi punti esclamativi. Ad imporle, il regolamento Clp per la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio di sostanze e miscele. Quando si entra in contatto con queste sostanze, soltanto il personale specializzato del centro – in costante contatto con la banca dati del Ministero della Salute – può offrire la risposta adeguata ad ogni singolo caso. “Qui a Foggia abbiamo vagliato oltre 7mila prodotti per le schede di sicurezza – spiega la responsabile -, inoltre possiamo accedere al database delle sostanze pericolose del ministero. Questo dimostra la qualità del nostro centro, divenuto punto di riferimento nel Mezzogiorno“. Difatti, in Italia di strutture analoghe ce ne sono 9 (3 in Lombardia e nel Lazio, una in Toscana e una a Napoli), ma al Cardarelli ci sono problemi di personale.
Al pronto soccorso solo se c’è davvero bisogno
“Non c’è differenza di efficacia tra una consulenza al telefono e una di persona”. Per questo, quando c’è un sospetto di intossicazione, non è sempre detto ci sia bisogno del 118 o di recarsi in Pronto soccorso. “Abbiamo snellito molto le procedure, evitando inutili intasamenti in corsia e agevolando l’intervento per i casi più gravi – afferma Lepore -. Rispondiamo a tutti, h24, fornendo il percorso più adeguato. Alcuni chiamano anche per avere soltanto informazioni”. Una delle prossime attività potrà essere il trattamento dell’avvelenamento da paracetamolo, presente in farmaci noti come la Tachipirina. “Può capitare di somministrare quantità non indicate nei bambini o di superare i 6 grammi negli adulti – commentano dal centro -, noi in Puglia non abbiamo un riferimento per il dosaggio e dobbiamo rivolgerci a Napoli. Eppure, anche a Foggia ci sono le competenze per farlo…”. A breve le cose potrebbero cambiare. “Fino a qualche tempo fa inviavamo i prelievi per intossicazione da amanita falloide (uno dei funghi più comuni) a Milano – conclude Lepore -, così si perdeva un sacco di tempo solo per il viaggio. Adesso il responso lo facciamo noi in poche ore, e cominciano a contattarci colleghi del centro Italia”. L’ennesimo riconoscimento, fuori dalla Puglia, di un’eccellenza foggiana.
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