Ore concitate nei corridoi del Comune di Foggia. Prima il caso fannulloni, ora quello dei tributi che ritorna d’attualità. Avvisi di garanzia per il sindaco, Franco Landella, il segretario generale Maurizio Guadagno, i dirigenti Ernesto Festa e Claudio Taggio, il funzionario dell’ufficio Contratti e Appalti, Giulio Raimondi e per il presidente di Aipa, Luigi Virgilio. L’accusa è di peculato.
A fine febbraio il caso Aipa si era smontato dopo la decisione del tribunale di Foggia che ordinò il dissequestro dei beni a soli 13 giorni da un’operazione della Guardia di Finanza. Il 12 febbraio scorso, infatti, i berretti verdi diedero atto a un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal gip su indicazione della procura, di beni e disponibilità finanziarie a carico di Aipa s.p.a, società già affidataria del servizio di riscossione tributi per conto del Comune.
“In relazione all’annullamento del sequestro preventivo emesso dal Gip di Foggia sui beni dell’Aipa – commentò il procuratore aggiunto, Francesca Romana Pirrelli -, la Procura della Repubblica, nel prenderne atto, rappresenta di mantenere ferma la propria posizione e di attendere esclusivamente il deposito delle motivazioni del tribunale del riesame per promuovere ricorso per Cassazione”. Detto, fatto.
Landella: “Estremamente sereno”
Queste le parole del sindaco sulla vicenda: “Esprimo piena fiducia nel lavoro di indagine condotto dalla Magistratura sulla vicenda inerente il rapporto tra il Comune di Foggia ed Aipa SpA, con riferimento al servizio di accertamento e riscossione dei tributi. Da questo punto di vista, la richiesta di proroga delle indagini avanzata dai sostituti procuratori Landi e Fini costituisce un atto dovuto, rispetto al quale sono estremamente sereno, essendo stata la mia condotta assolutamente lineare ed esercitata con senso di responsabilità nell’interesse collettivo, soprattutto in ordine alle anomalie contrattuali ereditate dalla precedente amministrazione comunale e da me per primo evidenziate, in particolare per ciò che riguarda l’onerosità del contratto a carico dell’Ente di Palazzo di Città”.
Memo
Dalle indagini (avviate grazie a un esposto pervenuto in procura) era emerso che Aipa, applicando impropriamente l’articolo 16 del “Capitolato speciale d’oneri” avrebbe trattenuto una cospicua somma di denaro a titolo di “aggio” per la riscossione dell’Imu e dalla Tares. Le indagini hanno permesso di accertare la fatturazione da parte di Aipa nei confronti del Comune di Foggia di aggio per la riscossione dei tributi per complessivi 9.484.741,35 euro. Le trattenute indebite avrebbero riguardato le anticipazioni fatte al Comune di Foggia da Aipa dal 9 maggio 2012 al 30 maggio 2013 e le somme riscosse dai contribuenti a titolo di imposte varie tra giugno 2012 e luglio 2014.
Per quanto riguarda la Tares che a partire dal 2013 ha sostituito la Tarsu, della relativa riscossione, per la medesima annualità, si è occupata Aipa, ad eccezione della quinta ed ultima rata versata dal contribuente direttamente all’Agenzia delle Entrate con modello F24, visto che in tale rata era inclusa anche la maggiorazione statale. Il versamento diretto della Tares da parte del contribuente in favore dell’Agenzia delle Entrate è proseguito anche per il 2014, con l’entrata in vigore della Tari. A partire, poi, dall’1 gennaio 2014, con l’entrata in vigore della I.U.C. (che sommava Imu, Tasi e Tari) ha gestito esclusivamente la Tari. Di conseguenza, le imposte Imu e Tasi sono state gestite direttamente dall’amministrazione comunale di Foggia. “Rispetto ai predetti tributi – avevano scritto gli inquirenti – si ritiene quindi che l’Aipa spa non abbia svolto alcuna apprezzabile attività, sia in fase accertativa che in fase di riscossione, con la conseguenza che le trattenute dell’aggio su tali tributi risulterebbero indebite”.
“Sulla base dei risultati delle indagini – aveva commentato il procuratore capo Leonardo Leone De Castris in quella occasione – è stato emesso dal gip di Foggia decreto di sequestro preventivo per equivalente a carico dell’Aipa spa, della Mazal Global Solutions e delle società partecipate dall’Aipa a diverso titolo, fino alla concorrenza dell’importo di complessivi 9.484.741,35 euro ravvisandosi il reato di peculato”.