Nel corso di un servizio di polizia, rientrante in un più ampio Piano Integrato di Controllo del Territorio, istituito al fine di prevenire e reprimere l’illegalità diffusa ed in particolare reati inerenti violazioni della disciplina sulle armi e sulle sostanze stupefacenti, nel pomeriggio del 14 aprile agenti della squadra mobile di Foggia e del commissariato di San Severo hanno proceduto all’arresto di Giovanni Minischetti, 45enne sanseverese.
A seguito di attività info-investigativa, si acquisivano elementi, fortemente verosimili, secondo i quali l’uomo, incensurato, detenesse illegalmente armi, munizioni e materie esplodenti in utilizzo alla locale criminalità organizzata, materiale conservato dal medesimo in qualità di persona incensurata e pertanto “insospettabile”.
La mattina del 14, quindi, si effettuava un servizio di osservazione e pedinamento del 45enne sino a quando questi si recava a bordo della propria autovettura presso un’area recintata, ubicata in agro di San Severo, all’interno della quale sorgevano alcuni capannoni in muratura e prefabbricati.
Ritenendo che in detto luogo potessero essere occultate le armi e il munizionamento, personale dipendente decideva di intervenire e nella circostanza riscontrava che nella disponibilità di Minischetti vi erano due capannoni prefabbricati di dimensioni diverse.
A seguito di successiva perquisizione si rinveniva all’interno del capannone più grande una vera e propria struttura efficiente (con sistema irriguo — lampade solari ad alta potenza — ventilatori), opportunamente predisposta per la coltivazione di sostanze vegetali. Infatti si rinvenivano 721 rigogliose piante, invasate, di cannabis indica, collocate in diversi filari raggiunti da tubicini del sistema irriguo e sopra le quali erano state collocate diverse lampade che fornivano, contestualmente, alta luminosità e il calore necessario.
Nel capannone più piccolo, invece, si rinvenivano altri strumenti funzionali alla coltura in atto (semi, terriccio, prodotti chimici, vasi). Si verificava, inoltre, che l’intero impianto era alimentato da energia elettrica che veniva prelevata fraudolentemente attraverso un allaccio abusivo a un traliccio dell’Enel ubicato fuori dalle mura di cinta del capannone mediante una serie di cavi opportunamente occultati sotto terra.
Nel box pertinente alla sua abitazione gli agenti hanno rinvenuto una Fiat Doblò rubata lo scorso anno a Termoli. All’interno del veicolo c’era una pistola semiautomatica Walther P38 con matricola parzialmente abrasa (arma da guerra), 5 cartucce calibro “9×19 – Luger” di cui una incamerata e 4 nel caricatore, una maschera in lattice con fattezze umane, copricapo conosciuti anche come “sottocaschi”, due paia di guanti in lana e altri oggetti, tutti probabilmente già utilizzati nell’ambito di altre attività delittuose.