La Corte di Cassazione ha confermato le ordinanze di custodia cautelare disposte dal tribunale del Riesame di Torino per l’omicidio di Luigi Di Gianni, 53 anni, detto Gino di Foggia (il nome d’arte come cantante amatoriale), originario del capoluogo dauno dove vive ancora una sorella. Il commerciante e gestore del night club Odeon di Strevi (provincia di Alessandria) venne ucciso a colpi di fucile la sera del 12 gennaio 2013 ad Isola, nell’Astigiano, mentre usciva di casa. I carabinieri e gli agenti della sezione di polizia giudiziaria della procura, coordinati dal pm Delia Boschetto, accusano Ferdinando Catarisano, 23 anni, muratore incensurato residente a Costigliole e il cugino Ivan Commisso, 27, domiciliato in Svizzera. Catarisano e Commisso, difesi dagli avvocati Aldo Mirate e Davide Gatti, si sono fatti arrestare nella giornata di oggi dai carabinieri. Catarisano, secondo la difesa poche ore prima si sarebbe presentato al carcere di Quarto ma la polizia penitenziaria non aveva ancora il provvedimento di custodia e non lo ha trattenuto. Commisso si è costituito spontaneamente nel pomeriggio tornando dalla Svizzera. L’udienza preliminare è fissata per giugno. Il movente non è chiaro, ma si tratterebbe di contrasti dovuti a questioni d’affari. Pare che Di Foggia fosse visto dagli assassini come un “ostacolo” nel mondo dei night e dei locali notturni.
Tutto viene fatto risalire ad un patto che era stato stretto da Gino e dal suo socio con la proprietà dell’Odeon di Strevi ereditata dal precedente titolare, morto per infarto.
La figlia di quest’ultimo era titolata a riscuotere la gestione del locale che era stata pattuita in 2 mila euro al mese. Ma, con il passare dei mesi, erano emersi dei debiti e delle bollette non pagate: fra acqua, luce, affitto e altre voci si arrivava alla bella somma di 24 mila euro.
In un incontro in un bar di Asti fra Di Gianni, il suo socio, il compagno della ragazza e il padre di esso, dopo un’accesa discussione anche a voce alta, era stato stretto un accordo: i gestori del night si sarebbero accollati i debiti ma, in cambio, avrebbero ridotto della metà l’assegno mensile di gestione. Un accordo che, secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbe visto in Di Gianni la persona che maggiormente si impose per farlo passare. E, sempre secondo Procura e polizia giudiziaria, quel suo ruolo predominante nella soluzione della “bega” oltre al dimezzamento dell’introito mensile, lo avrebbe anche messo nel mirino dei due killer: l’uno, Catarisano, compagno della ragazza che aveva ereditato la proprietà del night, l’altro un cugino.
53enne gestore di night, Di Gianni è stato ucciso da tre colpi di fucile la sera del 12 gennaio 2013 ad Isola, sul centrale corso Volpini. Un agguato. Erano le 22,30, Di Gianni era appena uscito dalla sua abitazione, aveva attraversato la strada e si era diretto verso il vialetto che porta al campo sportivo. Lì si trovava posteggiata la sua vettura, su cui stava caricando alcune buste, per poi recarsi all’Odeon Privé di Strevi, locale dell’Alessandrino che gestiva con un socio. È stato raggiunto da due colpi di fucile, quindi il tentativo di fuga, ma un terzo sparo lo ha fatto accasciare al suolo, sul marciapiede davanti a casa. È spirato tra le braccia della compagna Angelica.