Il grande silenzio dei sindaci sulla sanità, nessuno presente (nemmeno Landella) al Patto per la salute

Agli incontri sul futuro della salute della nostra terra si presentano solo i sindaci dove ci sono gli ospedali, per fare qualche rivendicazione, ma nulla più…”. Matteo Cannarozzi de Grazia, medico di Ischitella ed ex assessore provinciale al Bilancio, centra uno dei punti decisivi nella “discussione” sul futuro della sanità in provincia di Foggia. Proprio nei giorni in cui si stanno mettendo a punto gli aggiustamenti al programma operativo pugliese al quale il ministero ha apportato numerose modifiche, si registra l’indifferenza dei primi cittadini rispetto al grande tema dell’offerta sanitaria dei prossimi anni. “L’assemblea dei sindaci avrebbe dovuto redigere il nuovo Pal (piano attuativo locale), che è fermo da diverso tempo – ha continuato Cannarozzi -, ma l’unico atteggiamento che si è visto negli ultimi tempi è l’elemosina con il cappello in mano che viene fatta di tanto in tanto per ‘strappare’ qualcosa a Bari”. 

Cup unico per ridurre la mobilità passiva

Dopo le polemiche per la gestione delle assunzioni nei centri unici di prenotazione in provincia di Foggia, è stata rilanciata la necessità di un unico servizio per le prenotazioni che tenga dentro il pubblico (Asl, Ospedali Riuniti) e il privato (cliniche accreditate e Casa Sollievo della Sofferenza). “Abbiamo un’interlocuzione avanzata con il direttore generale dell’Asl Vito Piazzolla – ha spiegato il dg dei Riuniti Antonio Pedota -, arriveremo presto ad un unico servizio provinciale che tiene dentro il privato, così il cittadino potrà scegliere davvero dove curarsi”. Il vantaggio principale, secondo gli addetti ai lavori, consisterebbe nella riduzione dei tempi di attesa grazie al nuovo sistema di monitoraggio in tempo reale delle liste. “La mobilità passiva costa 181 milioni (60 milioni in provincia di Foggia, NdR), soldi dei cittadini pugliesi che vanno a finire nelle casse delle altre regioni – commenta il direttore sanitario del Gruppo Telesforo, Nicola Ciavarella -, bisogna invertire la tendenza per recuperare risorse. Il privato contribuisce, con un’incidenza maggiore del 60 per cento rispetto agli ospedali Asl, alla mobilità attiva (pazienti che arrivano dalle altre regioni e province per curarsi in Capitanata), vero perno per valutare la qualità dell’offerta delle strutture”. Sul Cup non manca la polemica: “Noi privati paghiamo a vuoto la Wind per allacciarci al Cup che tuttavia per noi non funziona: purtroppo non possiamo non pagare perché altrimenti salterebbe l’accreditamento, così come previsto nel contratto…”.

La Puglia come la Toscana anni Novanta (ma senza territorio)

“Sto rivivendo il clima del 1995 con il piano di riordino in Toscana, quando vennero chiusi la metà degli ospedali e si percepiva un clima di privazione e di ristrettezza per medici e cittadini”. Il direttore sanitario di Casa Sollievo della Sofferenza, Domenico Di Bisceglia, allora direttore generale dell’Asl di Livorno, è convinto che quella del ridisegno della mappa dell’offerta sanitaria sia un’opportunità da cogliere al volo. “In tempo di crisi, emergono le idee migliori”, ha chiosato. Una visione non condivisa pienamente dal presidente dell’ordine dei medici Salvatore Onorati e dal direttore sanitario degli OO.RR. Antonio Battista, con il primo a sottolineare la preoccupazione per “l’assenza di interesse dei cittadini e delle istituzioni”, oltre alla mancanza di dibattito “sui servizi compensativi del territorio dopo la chiusura degli ospedali”; e il secondo a tessere la linea delle incongruenze tra i tagli previsti in provincia di Foggia e quelli “mancati” in provincia di Bari. Il governatore Michele Emiliano ha già riferito che “i giochi sono fatti”, ma a Roma lo hanno bacchettato stravolgendo il piano presentato dalla Puglia. L’ennesima occasione, dunque, per aprire una fase di dibattito sull’idea di sanità che si ha sui territori di riferimento. Ma senza sindaci e cittadini la battaglia sembra già persa in partenza.