Quello dei sindacati in Ataf è “stucchevole e fantasioso revisionismo storico”. Non è un dibattito sulla vita dell’azienda di trasporti ma lo sta diventando. Lo scontro fra il direttore Massimo Dicecca e i sindacati ha raggiunto livelli di guardia. Nel senso che le sigle contestano i suoi emolumenti, “troppo alti rispetto alla situazione dell’azienda”, il doppio incarico di direttore e amministratore unico del passato e dichiarano che sottoporranno la questione alla Corte dei conti. Intanto si preparano allo sciopero.
Sono rimasti fuori da Apcoa, la ditta aggiudicatrice dell’appalto sulla sosta tariffata, 18 operatori “senza titolo”, cioè non possono comminare le multe, gli altri 70 sono stati riassorbiti. Il cuore della questione è dove collocarli e con quali risorse. Da una parte il sindaco Landella e la sua maggioranza optano per un riutilizzo dei lavoratori in Ataf, dall’altra il consigliere di Fratelli d’Italia Giuseppe Mainiero e l’opposizione di centrosinistra chiedono che sulla questione si esprima il consiglio comunale.
Mainiero: “Landella non è ‘la proprietà’”
Questo anche sulla base del verbale di assemblea del 26 novembre scorso nel quale il sindaco valuta l’opportunità di “ricollocare il personale”. “Il sindaco rappresenta la proprietà, non è la proprietà – scrive Mainiero in una nota -, come pensa di poter esercitare prerogative in tema di indirizzo al Cda e al management dell’Ataf ? Abbiamo già votato a settembre 2014 un piano industriale di efficientamento economico, ora gli appioppiamo un costo fisso, oggi salvi 18 lavoratori, domani li perdi tutti. In materia è competente il consiglio comunale”.
E sull’attacco dei sindacati a Dicecca dice: “Meglio tardi che mai, la doppia funzione di direttore ed amministratore unico esiste da due anni”.
Dicecca: “Sindacati privilegiati per anni”
A leggere i comunicati stampa nella partita a tennis fra sindacati e Dicecca il rimpallo riguarda i “privilegi” o presunti tali accumulati negli anni. “Appare singolare – scrive Dicecca – che i rappresentanti sindacali, quando si sta trattando di assenteismo in Ataf oltre ogni media nazionale, di privilegi di altri tempi degli autisti nonché di salvare 20 posti di lavoro riducendo lo straordinario dovuto all’assenteismo, ripropongano strumentalmente questioni già superate riguardanti il direttore.
Comprendo che il mio mestiere non sia quello di essere simpatico ai sindacalisti (categoria che in Ataf per 20 anni ha goduto di 1.200 giorni di permessi retribuiti all’anno, solo di recente ridotti a 600), ma comprendo che questi ultimi, in mancanza di argomenti, tendano a introdurne altri fuori tema”.
Circa lo stipendio che gli viene contestato così risponde: “E’ in media con quelli di analoghe posizioni in aziende di pari dimensioni, differentemente da quello del personale Ataf, che è del 20% superiore alla media nazionale (e solo da pochi mesi ha raggiunto le 39 ore settimanali previste dal contratto nazionale da ben 20 anni).
Sindacati contro direttore
Parole che in mattinata hanno scatenato la reazione dei sindacati: “Nella sua intervista scambia i privilegi con conquiste sindacali datate anni ’80 e ’90, “privilegi” ai quali già nel 2010 i lavoratori hanno rinunciato in toto per salvare l’azienda. Bisogna ricordare che all’epoca l’Ataf era tecnicamente fallita con debiti verso fornitori, Inps e Agenzia delle entrate di quasi 20 milioni di euro”. Confermano la “mancanza di simpatia reciproca anche perché il piano industriale del 2008 portò all’eliminazione di alcune linee penalizzando enormemente i quartieri periferici. Per non parlare della riduzione del servizio proposta nel 2013 con la percorrenza diminuita in termini di chilometri provocando un minor contributo regionale. Pur di spargere fango sul sindacato omette di dire che i 1200 permessi sindacali sono stati generati dall’applicazione del Ccnl e che in azienda sono presenti sei sigle e che il numero dei permessi è diminuito”.
Longo: “Non lincenziare”
“Non creare ulteriori tensioni sociali in città, non buttare in mezzo alla strada i lavoratori dell’Ataf, cercare soluzioni alternative al licenziamento”. Sulla sorte dei lavoratori è intervenuto il consigliere di maggioranza Bruno Longo (La Destra): “In un periodo di grandi difficoltà socio-economiche, è inconcepibile e paradossale che 18 padri di famiglia possano finire in mezzo ad una strada per il capriccio di alcune sigle sindacali e dei soliti esponenti politici in cerca di autore”. Condivide la proposta del cda di Ataf “in un contesto difficile come quello dell’azienda di trasporto pubblico locale ereditata da chi solo oggi, e con dieci anni di ritardo, si accorge delle difficoltà in cui versa Ataf. Basti ricordare che il doppio incarico di direttore e amministratore unico del dottor Massimo Dicecca è stato partorito dalla giunta di centrosinistra guidata da Mongelli”.
La minoranza chiede che si convochi il consiglio comunale
Il capogruppo del Pd Alfonso De Pellegrino e de ‘Il Pane e le Rose’ Augusto Marasco hanno chiesto un consiglio comunale in seduta monotematica “per discutere di Ataf, di quanto finora fatto dal Cda della società di trasporto, dei programmi attivati per il futuro e di quale sia stato il ruolo del socio unico”. Hanno già inviato al presidente del consiglio la richiesta formale di convocazione per i capigruppo e i vertici dell’azienda, dopodiché si dovrebbe tenere il consiglio comunale. La società partecipata al 100% dal Comune dovrà competere per l’aggiudicazione della gara per il trasporto pubblico locale a luglio 2018. Anche di questi nuovi orientamenti delle società pubbliche intende discutere la minoranza.