
Ventisei rinvii a giudizio (nove medici, due infermieri e 15 imprenditori) per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, falso e truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale in relazione alla fornitura di gas medicinali. È questa la decisione del gup del Tribunale di Bari, Giovanni Abbattista, dopo l’indagine per un presunto danno erariale di circa 6 milioni di euro per fatti avvenuti tra il 2007 ed il 2009. Durante l’udienza preliminare sono state prosciolte 20 persone (11 medici e 9 ristoratori). La prima udienza è stata fissata il 7 aprile 2016.
Tra gli ospedali coinvolti c’è Torremaggiore
Le indagini dei carabinieri del Nas di Bari, coordinate prima dai pm Ciro Angelillis e Gianna Nanna e poi, a partire dalla richiesta di rinvio a giudizio, dal pm Larissa Catella, avrebbero messo in luce la prassi di prescrizione della ossigenoterapia a pazienti che non ne avevano bisogno. Le Asl, in questo caso, erogavano il contributo alle due aziende che commercializzavano i gas medicali, la Messer Italia srl e la Medigas Italia srl. Dieci gli ospedali coinvolti nell’indagine, di cui cinque in provincia di Bari (Triggiano, Bitonto, Acquaviva delle Fonti, l’Istituto di Riabilitazione di Cassano Murge, San Paolo a Bari), tre in Salento (Gallipoli, Casarano e Poggiardo), e ancora Torremaggiore (Foggia) e il Policlinico Umberto I di Roma.
I presunti rapporti con le ditte
Medici e addetti dei reparti, secondo gli investigatori, avrebbero segnalato “in modo sistematico” alle ditte i pazienti in dimissione ricevendone in cambio beni e utilità, e violando la normativa dell’Ares della Regione Puglia sulle prescrizioni ed erogazioni di ossigeno liquido. Alcuni esami diagnostici, funzionali alla successiva prescrizione di ossigeno terapeutico, sarebbero stati addirittura eseguiti al domicilio dei pazienti da tecnici delle aziende, anche se i relativi accertamenti risultavano compiuti in ospedale.