Si avvicina Natale e il fenomeno della caccia abusiva cresce a dismisura. Dopo il fermo di qualche giorno fa da parte della Forestale, stavolta i carabinieri hanno pizzicato tre persone, tutte di San Giovanni Rotondo. Si tratta di Pio Squarcella, 46 anni, Giovanni Perna, 57 anni e il figlio Antonio Perna, 33 anni. Questi soggetti sono ritenuti responsabili di porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo, comodato d’uso e locazione di armi cedute a persone senza autorizzazione e requisiti, detenzione e porto di arma clandestina con matricola abrasa, detenzione e porto illegale di munizioni per armi comuni da sparo.
I militari, nel corso di un servizio di osservazione e controllo, in località Malmisirro-Filicogno, agro di San Marco in Lamis, hanno sorpreso i tre, tutti armati di fucile, in una zona del Parco Nazionale del Gargano, mentre eseguivano una battuta di caccia. Solo Squarcella era titolare della licenza e le armi erano tutte di sua proprietà. Completamente privi di autorizzazione i Perna. I tre sono stati subito perquisiti dai carabinieri. Oltre al fucile con matricola abrasa, le forze dell’ordine hanno trovato un capriolo appena abbattuto e adagiato nella loro macchina, celato in una grossa busta in cellophane di colore nero, di quelle utilizzate per la raccolta dei rifiuti.
L’operazione si è conclusa con la denuncia in stato di libertà di una quarta persona che insieme ai tre aveva partecipato alla battuta di caccia. Sequestrate tutte le armi mentre è stato inviato al Ris il fucile con matricola abrasa. Dopo l’arresto, i tre soggetti sono stati scarcerati in attesa di giudizio.
Reazioni dal Parco
“La caccia all’interno di un’Area Protetta nei confronti di un capriolo, che è un simbolo del nostro territorio, è un atto delinquenziale che non ha scusanti”. Ecco il commento di Stefano Pecorella, presidente del Parco nazionale del Gargano, alla notizia del fermo di tre persone per caccia illegale in area Parco.
“Ringrazio i militari del comando di San Giovanni Rotondo – aggiunge Pecorella – per l’operazione compiuta,durante la quale è stato trovato, oltre a cinque fucili (di cui uno con matricola abrasa), un capriolo appena abbattuto e chiuso in una grossa busta dei rifiuti. Scena di grande crudeltà che rende ancora più criminale l’atto.
Dietro l’uccisione del singolo animale c’è la violazione di un intero patrimonio. Le specie protette esistono perché servono a mantenere gli equilibri naturali che, una volta alterati, scompenserebbero tutto il resto. La scomparsa di una specie, quindi,significa danni enormi all’agricoltura, alla zootecnia e alla biodiversità che abbiamo all’interno dell’Area Parco”.