È arrivato il responso della società Pca Technologies sul puzzo di Lucera. Il “naso elettronico”, fortemente voluto dal sindaco Antonio Tutolo, ha lavorato negli ultimi mesi per comprendere l’intensità e la pericolosità del cattivo odore proveniente dalla Bioecoagrim, impianto di trattamento dei rifiuti della famiglia Montagano. Con quest’ultima, sono state analizzate le emissioni di altre attività presenti sul territorio: DCF Group De Cristofaro S.r.l. (impianto di trattamento materiali di risulta bonifiche: camino espulsione in atmosfera); azienda Dr. Dell’Aquila Gaetano (allevamento bufale da latte: stalla e perimetro azienda); azienda Giambattista (allevamento e crescita pollame: interno capannone) e la vasca di sedimentazione del depuratore civile di Lucera.
“Come abbiamo visto – si legge nella relazione -, le maggiori dispersioni rilevate sono oggettivamente di provenienza dalla società Bio Ecoagrim S.r.l., azienda che, come si evince dalla sua descrizione è dedicata alla ricezione e trattamento di rifiuti urbani per la produzione di ‘sostanza organica… attraverso processi di ossidazioni aerobiche… trasformano la sostanza fertilizzante… destinato alla concimazione e derivato dal naturale processo di decomposizione della degradabile in ammendante compostato misto con il quale si ricava il concime organico… Questa tipologia di processo ha lo scopo di stabilizzare la sostanza organica facendole perdere la fermentescibilità e quindi la capacità di produrre metaboliti, di diminuire la carica di microorganismi patogeni e ridurre i volumi (per perdita di acqua), degradare il materiale organico in forme più assimilabili dalle piante ed infine avere un materiale meno odorigeno del prodotto di partenza”.
Prima di precisare però, rispetto ai presunti effetti negativi per la salute, che le soglie riscontrate “sono di molto inferiori alle concentrazioni considerate pericolose negli ambienti di lavoro e a maggior ragione ancor meno in esterno all’impianto e sul territorio circostante”. Resta invece l'”allarme psicologico” nelle popolazioni, per la costante esposizione al disagio: “Il rischio è che la prolungata esposizione ad un disturbo può provocare una sensibilizzazione nella popolazione esposta, generando anche stati di ansia che a lungo andare scalzano il problema stesso diventando la principale fonte di disturbo; l’intervento di eliminazione o mitigazione della presenza di odore è quindi auspicabile per contenere o meglio evitare questa possibile risposta ansiogena, eliminando così anche la percezione di impossibilità e diritto di utilizzo del proprio ‘spazio vitale’ in piena serenità”. In ballo c’è la “vivibilità” del territorio.