Sul caso della puzza tra Foggia e Lucera sta succedendo il finimondo. Tanto che qualcuno già parla di possibili episodi di corruzione relativi all’asta giudiziaria che la Provincia di Foggia ha clamorosamente bucato per dieci minuti di ritardo. Dieci minuti che potrebbero costare altri anni di cattivi odori. Entro le 12, l’ente di Palazzo Dogana avrebbe dovuto presentare offerta per rilevare lo stabilimento Bioecoagrim, finito all’asta giudiziaria dopo il pignoramento di alcuni beni e altre vicissitudini. Ma nonostante l’ok del Consiglio provinciale (sette consiglieri favorevoli e tre astensioni) e i mesi di lavoro che hanno preceduto l’asta, i delegati sono giunti a presentare la proposta con un ritardo inaccettabile. Un ritardo che ha mandato su tutte le furie il presidente della Provincia di Foggia, Francesco Miglio e il delegato all’Ambiente e sindaco di Lucera, Antonio Tutolo. Quest’ultimo ancora non si capacita e stamattina in conferenza stampa ha promesso di dare battaglia, sempre convinto di poter ottenere la chiusura dello stabilimento. “È successo un fatto di inaudita gravità – ha tuonato Miglio -. Inaccettabile. Abbiamo già chiesto una relazione dettagliata ai responsabili per capire cosa è accaduto. La leggerò e poi agiremo. Non potranno non esserci conseguenze. Chi ha sbagliato pagherà“.
Miglio – che è anche sindaco di San Severo, altra città raggiunta spesso dall’olezzo -, si sente beffato. “Con questa operazione avremmo fatto un passo notevole per risolvere il problema dello smaltimento rifiuti in Capitanata. Avremmo avuto la possibilità di tenere sotto controllo la politica dei prezzi oggi imposti dai privati. Ho sempre pensato che un settore come quello dei rifiuti non possa essere gestito da privati ma, purtroppo, dobbiamo fare i conti con i difficili rapporti tra politica e tecnostruttura. Ma saremo inflessibili”. E conclude: “Se da oggi in poi ci saranno dei deliberati del Consiglio non attuati prenderemo seri provvedimenti”.
Intanto Tutolo non si dà pace: “Oggi si poteva parlare di una bella pagina politica. Migliaia di cittadini hanno un problema e dopo anni la Provincia stava per dare una risposta definitiva. L’Arpa ci ha indicato un problema e noi stavamo per risolverlo. Ne abbiamo avuto l’opportunità con l’asta giudiziaria. Un’opportunità più unica che rara, grazie alla quale potevamo raggiungere l’obiettivo di rendere “innocuo” lo stabilimento e con tariffe agevolate per i Comuni. Ma il nostro lavoro e gli incontri in Regione non sono bastati. Tutto questo è rimasto un sogno. Ma ora chiedo chiarezza. Voglio capire i motivi. Se c’è dolo o se si tratta soltanto di superficialità. Delle due non saprei qual è più grave”. Infine annuncia: “L’anno prossimo il problema non si avrà e sono pronto a fare di tutto per chiudere quell’impianto. Sono pronto anche a denunciare l’ente Provincia”. Nel frattempo l’asta giudiziaria si è chiusa con una sola offerta presentata. Da parte di chi? Ovviamente della famiglia Montagano, già proprietaria dello stabilimento. La base d’asta era di circa un milione e 600mila euro. I Montagano l’hanno alzata di appena 5mila euro riprendendosi la Bioecoagrim.