Si è chiusa con le percussioni precise e perentorie di Antonio Sanchez la rassegna “Giordano in Jazz”. Tecnica e slanci sperimentali hanno caratterizzato il “racconto” musicale – durato più di un’ora – di “The Meridian Suite”, l’opera più ambiziosa dell’artista autore delle musiche del film Oscar Birdman. L’esplorazione del concetto dei “Meridiani”, le linee immaginarie che attraversano la terra e la sfera celeste, ha attraversato con le note i corpi del pubblico. Flussi, influenze, contaminazioni e spinte verso il futuro: un mix che ha sorpreso anche i più eruditi cultori della materia.
Sono chiare le influenze di Pat Metheny e Chick Corea, la ridondanza “progressive” sfiorata con le dita dall’estroso pianista John Escreet, che con canotta e pantaloncini ha suonato fisicamente sdoppiandosi tra Fazioli e rhodes, sotto lo sguardo vigile del sax tenore Seamus Blake che con la sua stazza ha coperto per tutta l’esibizione l’immagine esile di Matt Brewer, emerso sul retro come un’entità misteriosa per un breve assolo di contrabbasso. Sanchez ha fatto da collante alla “Migration Band”, equilibrando il vigore dei colpi più duri sulla batteria (vere muraglie sonore in piazza Battisti) alle sottili vibrazioni sui piatti, raggiungendo anche linee meccaniche in un mosaico ritmico complesso.
Forse è per questo che non poteva essere apprezzato da tutti, dopo le esibizioni più “popolari” di Lawson e le linee eleganti, tradizionali e empatiche di Garrett. Certo è che per questa stessa “complessità” ha stregato il regista Alejandro Gonzáles Iñárritu, il quale non ci ha pensato due volte a scegliere il messicano classe 1971 per cucire le musiche del suo capolavoro. La ballata “Nighttime Story”, dolce e melanconica, è stato l’epilogo migliore per la riuscita rassegna foggiana, salutata con apprezzamento dal cantante Gegè Telesforo, che assieme al dirigente Carlo Dicesare e all’assessore Anna Paola Giuliani ha voluto ringraziare una città che ha risposto al meglio ad una sfida culturale per nulla semplice.