Esultante gioia e lacrime, boati ad ogni sezione scrutinata e muta mestizia. Le contrastanti emozioni e reazioni di vincitori e sconfitti in linea d’aria. Venti minuti dopo le 23, allo scadere delle operazioni di voto, il responso delle urne era già noto in via Mameli, dove hanno sede la segreteria cittadina del Pd e il comitato del movimento civico “La Cicogna”. I conti fatti nei seggi e nelle sezioni strategiche, che storicamente leggono le tendenze dell’elettorato cerignolano, hanno accorciato in previsioni realistiche i tempi di scrutinio e il vantaggio del candidato sindaco del raggruppamento di civiche sul candidato piddino era palese ancor prima della mazzata finale.
In 45 sezioni su 50 Franco Metta ha avanzato Tommaso Sgarro, sfiorando persino il 70% (in un caso) e riportando consensi che hanno lambito e conquistato il 60% in numerose sezioni, col favore dell’elettorato dei seggi politicamente identificabili come quelli della Pavoncelli e Battisti, nel popoloso rione periferico Torricelli, tendenti a destra, e della Carducci, a sinistra. Di fatto capovolgendo il risultato del primo turno, quando appena 5 sezioni restituivano percentuali a favore del sindaco eletto nel secondo turno di ballottaggio. Invariabile, all’analisi del risultato elettorale sezione per sezione, resta solo il massiccio consenso per il giovane segretario piddino registrato nella sezione 39 (58,24% al primo turno, 65,38% al secondo).
Emblematico il risultato del fu fortino rosso del rione Santa Barbara. Già cinque anni fa aveva chiuso le porte al centrosinistra, preferendo accordare la fiducia al candidato di centrodestra, e nelle sezioni della Rodari Metta è uscito vittorioso, incassando percentuali pari al 60-60,9. L’esito positivo registrato nel quartiere popolare sfiduciato dalle promesse da campagna elettorale tradite ad ogni tornata, in cui l’unico presidio istituzionale è rappresentato dalla parrocchia rionale, in qualche maniera ha subito le influenze del suo pastore, don Pasquale Ieva, che via social network non ha risparmiato commenti critici e post dedicati alla competizione elettorale e all’esigenza di rinnovamento della classe politica e della macchina amministrativa. Finanche nella domenica elettorale ha elevato al cielo una virtuale preghiera per un esito secondo “giustizia”, per prendere parte, poi, ai festeggiamenti post-spoglio in casa cicognina.
Non è da sottovalutare il dato che la maggioranza degli elettori non abbia votato, con una fetta di astenuti pari al 15% in più rispetto al primo turno. L’affluenza definitiva è stata del 49,95% a Cerignola, dato superiore alla tendenza nazionale nei ballottaggi comunali (ha votato il 47,11% dell’elettorato) e all’affluenza dei votanti negli 11 comuni pugliesi (43,17%). Resta Cerignola la “sconfitta più grave”, nell’analisi politica del governatore regionale pugliese. Il Pd ha perso a qualunque altezza dello stivale lo si guardi il risultato elettorale dei comuni chiamati al rinnovo dei governi cittadini e per Michele Emiliano “è inspiegabile” la sconfitta nella “capitale della sinistra pugliese”. Un risultato nefasto che il sindaco di Puglia attribuisce agli “errori di natura politica”.
Per correggerli occorre mettere su una “nuova classe dirigente”. A muso duro contro Elena Gentile, Emiliano boccia le strategie politiche messe in campo, dando voce all’assenza in campagna elettorale al fianco di Tommaso Sgarro. È una sconfitta, che, unita alla candidatura a perdere con Berardino Tonti, cinque anni fa, pesa sulle spalle dell’eurodeputata che avrebbe prima imposto il candidato sindaco e poi condotto le contestate strategie di alleanze e patti trasversali. È una sconfitta simbolica ed epocale, che fa tabula rasa della classe politica che in regime di mutuo soccorso si è mantenuta a galla e che la volontà dell’elettorato ha punito. È il segnale del “voto contro” che arriva dal confronto tra primo e secondo turno, piuttosto che una reale bocciatura della candidatura del trentatreenne che ha avuto il grande merito di attrarre il consenso giovanile e svecchiare il Consiglio comunale, portando tra i banchi giovani consiglieri alla primissima esperienza.
“Il mio primo pensiero va alle ragazze e ai ragazzi che hanno dato vita a questa (per noi) bellissima campagna elettorale. Alle tante persone che si sono affacciate alla politica oggi dico costruiamo insieme il nuovo corso. Ci sarà da marcare stretto. Della diffamazione e della menzogna noi non faremo mai il nostro credo politico. Adesso opposizione”, il commento social del segretario piddino sconfitto, che chiosa col suo “?#?adelante”.
Un piccolo contributo allo svecchiamento dai banchi della maggioranza è rappresentato dal giovane Carlo Dercole, leader di Ricambio Generazionale. L’adrenalina lo ha tenuto sveglio per l’intera notte dopo i festeggiamenti al comitato e con gli amici della coalizione. “Si sentiva nell’aria il vento del cambiamento”, commenta a l’Immediato. “Me lo aspettavo che la gente accordasse fiducia a noi. Nel porta a porta, ai comizi, la domenica precedente, il mercoledì e il giovedì di appuntamenti elettorali, si sentiva la partecipazione delle persone, incazzate per i rifiuti, per l’inciucio attraverso il quale volevano trascinarsi tutta la vecchia guardia dietro un giovane”. E a chi ha accusato il suo gruppo under30 di sostenere il ricambio appoggiando un candidato non più giovane, replica: “Abbiamo sempre sostenuto il ricambio generazionale con competenza. Bisogna fare prima esperienza in Consiglio comunale, cominciare a leggere e capire determine e delibere e poi fare il ricambio. Candidarsi a sindaco senza aver mai ricoperto il ruolo di consigliere comunale mi sembrava un po’ arduo”.
In attesa della cerimonia di proclamazione e insediamento degli eletti, che avverrà, stando alle informazioni raccolte dalla segreteria generale del Comune di Cerignola, presumibilmente, tra mercoledì e giovedì, ecco la composizione del Consiglio comunale, secondo la ripartizione a 24 seggi, di cui 15 spettano alla maggioranza di Franco Metta. Nella lista “Metta sindaco” (7,82%) risultano eletti Pasquale Frisani (149 voti), Claudia Metta (122), Tommaso Bufano (120), Sandro Moccia (114) e Antonio Bonavita (94). “La Cicogna” (8,11%) porta in Consiglio Samuele Cioffi (309 voti) e Antonio Lionetti (295 voti), riconfermando Loredana Lepore (249 voti) e Michele Monterisi (165 voti). Per “Cerignola democratica” (5,26%) entrano di diritto nei banchi della maggioranza i suoi fautori, Leonardo Paparella, il più suffragato della coalizione del Cambiamento (519 voti), e Rino Pezzano (358). In rappresentanza della lista i-Cattolici (3,76%) in consiglio siederanno Luigi Marinelli (207 voti) e Davide Pizzolo (190 voti), mentre per “Cerignola produce” (2,27%) ci sarà Vincenzo Specchio (118 voti). Per ricambio generazionale (2,51%), eletto il giovane leader, Carlo Dercole (158 voti).
Nei banchi della minoranza, accanto a Sgarro, siederanno i consiglieri eletti nella sua lista arancione (12,49%), Annamaria Mirra (215 voti) e Mario Rendine (204 voti), e i consiglieri eletti del Pd (17,95%), Daniele Dalessandro (497 voti), Teresa Cicolella (472 voti), Celestino Capolongo (374 voti) e Maria Dibisceglia (374 voti). Per la lista Emiliano (8,94%) ritorna in Consiglio il transfugo della maggioranza giannatempiana Marcello Moccia (324 voti). Accanto al candidato sindaco forzista sconfitto al primo turno, Paolo Vitullo, occuperà uno scranno di Fi (11,8%) anche Natale Curiello, il più suffragato delle elezioni 2015 (590 voti).