Oltre 300 persone tra imprenditori, dirigenti della sanità pubblica e privata e cittadini hanno affollato la sala Europa di villa Romanazzi Carducci per partecipare all’evento promosso dagli imprenditori della sanità associati all’A.F.O.R.P.. Alcuni dei candidati alla Presidenza della Regione Puglia si sono confrontati sul tema: “Quale Sanità per la Puglia nel prossimo quinquennio”. L’evento, moderato dal giornalista Bepi Martellotta, è stato aperto con la relazione del presidente Giuseppe Marchitelli, il quale ha rimarcato il ruolo delle piccole e medie imprese della sanità: “Un tessuto imprenditoriale protagonista nella nostra Regione e determinato a proseguire e rafforzare l’azione insieme a uomini e donne consapevoli delle difficoltà e delle problematiche proprie del mondo globalizzato. Imprenditori pronti ad affrontare i nuovi scenari che richiedono forza ed energie! Certo, le nuove sfide non si possono affrontare da soli, poiché come dice il sociologo Giuseppe De Rita, l’elemento qualificante è la capacità, dei diversi livelli istituzionali di cooperare in una logica di filiera”.
I rappresentanti del management pugliese della sanità hanno svolto qualificanti e interessanti interventi di carattere gestionale e tecnica. Filippo Anelli (presidente Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri Provincia di Bari), Vincenzo Pomo (direttore Area Promozione Salute Regione Puglia), Luigi D’Ambrosio Lettieri (presidente interprovinciale Farmacisti Bari e Bat), Vitangelo Dattoli (direttore Generale Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Bari), Vito Montanaro (direttore Generale Asl Ba) sono entrati nel merito delle problematiche e hanno indicato i percorsi virtuosi e le opportunità, per la sanità pugliese, nel prossimo quinquennio.
A conclusione dell’evento sono intervenuti i candidati presidenti: Michele Emiliano, Adriana Poli Bortone e Francesco Schittulli. Assente per motivi di salute Antonella Laricchia del Movimento Cinque Stelle. Michele Emiliano si è soffermato su tre punti programmatici. “Stiamo trasmettendo alcuni concetti base sulla riorganizzazione della sanità in Puglia.
Abbiamo bisogno di misurare le performance e l’efficienza complessiva del sistema, perché, attualmente, la misurazione avviene con un modello che non è unanimemente riconosciuto da tutti. Noi cercheremo immediatamente di fare un passaggio di consegne tra il sistema precedente e quello nuovo, per verificare a che punto siamo e per cominciare a misurare se stiamo migliorando o peggiorando. Noi abbiamo probabilmente bisogno di concentrare e ristrutturare il lavoro complessivo dell’assessorato alla sanità che si mantiene oggi sulla grande personalità e carisma di singoli, ma non favorisce quella familiarità di rapporti con la burocrazia, che viene richiesto, come necessario, per una migliore strategia per dare ruolo a tutti gli attori del sistema.
Infine bisogna fare un discorso chiaro con i politici in materia sanitaria e c’è bisogno di spiegare che loro il consenso se lo devono andare a sudare come abbiamo fatto noi, casa per casa, paese per paese, con i comizi, con le idee, con le sezioni di partito, con i social network, e non devono pensarlo di organizzarlo attorno alla erogazione dei 7 e mezzo miliardi della sanità pubblica. Significa che i politici devono riprendere quella imparzialità che deriva dall’articolo 97 della Costituzione e bisogna mettere nelle condizioni il management delle Asl di non avere addosso il peso di coloro che in qualche modo si sentono i loro ‘padrini'”.
A seguire la senatrice Adriana Poli Bortone che ha asserito di essere “decisamente sconcertata quando sento parlare di sanità in Puglia come se niente fosse accaduto, come se tutto fosse andato bene e come se tutti quanti i cittadini pugliesi fossero felici e contenti del tipo di sanità, gestita negli ultimi dieci anni in Puglia”. “Non sono esperta di sanità – prosegue -, ma mi sono documentata soprattutto dai cittadini semplici soprattutto da quelli che vedono che il pronto soccorso non riesce a soddisfare le esigenze, quelli che vedono che non sempre il 118 riesce ad essere presente, da quelli che sono in lista di attesa da mesi per fare esami o specifiche radiografie. Mi metto nei panni di una sanità che occupa l’84% del bilancio della Regione Puglia e hanno ottenuto soltanto inefficienze, sino a questo momento. Non mi pare che la mobilità attiva e passiva sia particolarmente modificata, non mi sembra che, se un bambino ha bisogno di un intervento urgente, trovi un polo pediatrico che offra tutte le possibilità di avere risposte in termini di sanità. Se noi spendiamo l’84% del bilancio della Regione e abbiamo una pessima sanità, vuol dire che c’è molto da fare. Io sono per le piccole e medie imprese e, questo discorso degli appalti che vengono fatti per imprese megalattiche, per cui le nostre piccole e medie imprese non possono neanche accedere, secondo me è una vergogna che deve finire, la dobbiamo smettere di andare a favorire solamente alcune persone che fanno parte di determinate lobby.
La sanità è il settore più delicato che va affrontato dalla prossima giunta regionale con grande oculatezza e se io per avventura dovessi essere eletta Presidente della Regione Puglia, non prenderei mai il settore della sanità innanzitutto perchè non mi piacerebbe far pensare a nessuno che il settore più importante sia appannaggio del Presidente della Regione Puglia, con tutto ciò che compete e per le leggi attuali che ne regolano il settore. Penso che la Regione non debba gestire, la regione semmai debba dare gli indirizzi politici il più possibile seri e trasparenti”.
Infine è intervenuto Francesco Schittulli che ha concluso l’evento, sottolineando un aspetto negativo della sanità pugliese. “Io non so se tutti conoscono il contenuto del verbale dell’ultima della verifica ministeriale che dice, che la Puglia, dal 2013, non è penultima nella griglia dei L.E.A., ma è ultima. Per quanto riguarda la medicina diagnostica c’è il fallimento della nostra regione, perchè, non hanno saputo fare nulla. Fare la medicina diagnostica significa individuare 100 punti di prevenzione diagnostica su tutto il territorio regionale. Ogni centro diagnostico dovrebbe raggruppare 40mila cittadini. Le strutture ci sono e approfittando sia delle strutture esistenti che degli ospedali chiusi, si possono benissimo individuare anche nell’ambito di quello che è il patrimonio immobiliare della stessa regione, che non è stato mai recensito. L’altro settore importante è quello di implementare il settore riabilitativo, perchè, abbiamo una prospettiva di anziani molto rilevante e siccome dobbiamo guardare al 2040-2050 quando l’aspettativa di vita supererà i 100 anni. Sono d’accordo che c’è da ‘departiticizzare’ la sanità e che con il suo 85% di assorbimento delle risorse del bilancio regionale non da le risposte dovute. In relazione alla mobilità passiva ricordo che sono oltre 50mila i ricoveri fuori regione e la Regione Puglia, li compensa con i relativi pagamenti. Dobbiamo necessariamente rivisitare il sistema che può anche avvenire attraverso la rivisitazione delle Agenzie collegate alla sanità, penso per esempio alla Sanitaservice. La mission del medico è di dover prendersi cura del paziente e non dover prendersi cura del costo del paziente. In questo modo si è spezzato quello che era l’asse empatico tra l cittadino e il medico proprio in virtù di questo sistema. Le liste di attesa potrebbero facilmente non dico abolite ma subire una forte diminuzione, se mettessimo insieme in parallelo la struttura pubblica e quella convenzionata”.