Motivi futili dietro la morte di Karim Sisi, il cittadino marocchino ucciso sui binari della stazione di Foggia pochi giorni fa, sul lato nord in zona via Sprecacenere. La polizia ha arrestato l’assassino, si tratta di Idriss Ouaamou, classe ’83, di Casablanca. L’uomo ha confessato pronunciando una frase piuttosto eloquente: “Sono stato io ad ucciderlo e non me ne frega un cazzo che è morto”. Spiegando in seguito di essere stato provocato. Anche il cittadino extracomunitario temporaneamente fermato dagli agenti ha accusato il 32enne: “Tu sei stato, l’hai ammazzato”. Dietro la morte di Karim Sisi c’è una storia di degrado tipica in quelle zone alla periferia della città. La vittima dormiva in un vagone con la compagna e un senzatetto italiano. Poco distante al vagone dell’assassino, quest’ultimo in compagnia di alcuni amici. Ma l’arrestato era solito tornare molto tardi sui binari, spesso ubriaco come i suoi compari. Facevano chiasso e lanciavano pietre scatenando le ire della vittima. Fino allo scontro fatale finito in tragedia.
Karim Sisi è stato accoltellato all’interno della recinzione della sede ferroviaria. Era a petto nudo, con vistose chiazze di sostanza ematica e numerose ferite da taglio sull’addome e all’altezza dell’avambraccio destro. “I regolamenti dei conti tra arabi avvengono sempre a petto nudo – hanno spiegato gli investigatori -, si tratta di un linguaggio figurativo tipico di quella cultura”. Gli uomini del 113 hanno ricostruito tutta la vicenda grazie all’immediato fermo di due persone, l’assassino e un suo amico, bloccati a pochi minuti dall’omicidio. Dopo la confessione, il testimone ha riferito che Ouaamou ha colpito la vittima più volte al torace con un cacciavite. Ha anche ammesso che i contrasti tra i due uomini andavano avanti da tempo e sempre per motivi futili, legati non solo al caos notturno ma anche a piccole invidie.
Successivamente, nelle vicinanze dei vagoni abbandonati sono state recuperate anche un paio di forbici con lama di 14 cm, un cacciavite a stella (lungo 19 cm) e una coperta a una piazza di colore beige con vistose macchie di sangue. I protagonisti di questa brutta storia erano tutti nullafacenti. Usufruivano del vitto alla Caritas, vagavano per la città senza meta e chiudevano le giornate su quei binari, spesso in preda ai fumi dell’alcool. L’arrestato era finito in manette per rissa già il 21 settembre 2014 e nonostante un ordine di espulsione dall’Italia continuava a vivere a Foggia.
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