Da destra a sinistra, passando per il civismo alato, i palchi dei comizi elettorali che hanno affollato la domenica di propaganda a Cerignola hanno fatto sfoggio di volti di donne impegnate nella corsa al Comune. La propaganda delle quote rosa ha uniformato le coalizioni di centrosinistra, con Tommaso Sgarro sindaco, e centrodestra, con Paolo Vitullo sindaco, e del cambiamento, con Franco Metta sindaco. I primi, in simultanea, in mattinata e l’outsider in serata, hanno scelto tutti di presentarsi all’incontro pubblico con la cittadinanza con la réclame della doppia preferenza, che la nuova normativa elettorale impone per le prossime elezioni amministrative.
“Elena sei troppo nervosa”
Sul palco di fronte la villa comunale, incorniciato dalle bandiere del Pd, l’ultima parola è spettata alla paladina delle questioni di genere, Elena Gentile, calamita per gli iscritti e richiamo per i passanti che l’hanno sentita urlare fino in piazza Duomo. Ha ribadito quanto già sottolineato dal precedente intervento del candidato sindaco. “Dice bene Tommaso, occupiamo l’intera filiera istituzionale, da Roma a Bari, dove con Michele Emiliano il centrosinistra continuerà il grande lavoro che in questi dieci anni i partiti e il nostro presidente Nichi Vendola hanno fatto per la Puglia; nel 2005 era sconosciuta in Italia e nel mondo e oggi, in ogni angolo d’Europa, ve lo posso garantire, è apprezzata”. Poi un passaggio sulle recenti realizzazioni, “frutto della precedente amministrazione di centrosinistra”, dagli asili nido alle strutture sociosanitarie “che ancora devono spalancare le loro porte dal 2006”. “Che vergogna. Residenze per disabili pronte e chiuse, centri diurni, il risultato della passione politica e amore per la città… ma siamo ancora in tempo”, incoraggiando la folla sotto il palco a sostenere il giovane candidato. Prendendo le distanze da “quelli che ora si spacciano come uomini di sinistra”, per i quali “la porta del Pd resterà per sempre chiusa”. È l’affondo a “Cerignola Democratica” di Rino Pezzano e Leonardo Paparella. Dal gazebo qualche metro più in là la replica arriva via social network: “Lui è riuscita a sfondarla”, il commento a una foto che ritrae l’attuale candidato consigliere Gianfranco Specchio nell’atto di siglare la disfatta del governo Valentino dal notaio. “Elena, rilassati. Sei troppo nervosa. Rischi di fare brutte figure. Buona domenica”, la provocazione dell’ex consigliere provinciale piddino che ha inaugurato il tour nei quartieri, alla vecchia maniera, bussando alle porte degli elettori, in attesa del comizio di domenica prossima.
“Siamo tutti Paolo Vitullo”. E intanto Giannatempo non si dimette
Ad ogni angolo gazebo elettorali, compreso quello del candidato sindaco grillino Francesco Grieco, lungo il perimetro del corso principale, nel tratto fino all’altro palco del comizio mattutino di Forza Italia di fronte al Convento dei frati cappuccini. “Siamo consapevoli di essere partiti in ritardo rispetto ai nostri avversari e della confusione che possa aver generato la dialettica interna al centrodestra -ha ammesso Vitullo– ma quello che conta è che ci siamo ritrovati intorno allo stesso progetto, che non rinnega il passato, fa ammenda delle sbavature e vuole cambiare il futuro”. Con lui sul palco, oltre al coordinatore del partito Gianvito Casarella, due volti femminili nuovi alla politica, Damiana Spedicato e Cecilia Belpiede, a spiegare le ragioni del proprio impegno. “I candidati hanno una media di 40 anni – è intervenuto il consigliere provinciale e comunale Casarella -, colmando quello che è stato nel partito un vuoto generazionale durato oltre 15 anni. Da oggi siamo tutti Paolo Vitullo”. E l’hashtag della campagna elettorale suona stonato al confronto con il pubblico di amici sul marciapiede opposto al palco. Chi la considerava una prova di forza della coalizione, la prima apparizione pubblica del candidato sindaco, sbagliava. “Era la presentazione della lista di Forza Italia, non della nostra, e c’erano i manifesti dei candidati di Forza Italia”, il commento a l’Immediato del vicesindaco Franco Reddavide, presente al comizio. Ha giocato d’anticipo rispetto ai colleghi della lista “Alleanza Nuova”, propagandando la sua candidatura con la nuova sigla di memoria alleantina a mezzo 6X3. Sarà una lista di appoggio al candidato forzista e raccoglierà i consiglieri fedeli al sindaco Antonio Giannatempo e pezzi di società civile che l’ipotesi della candidatura della dirigente scolastica Giuliana Colucci aveva aggregato. Un’operazione che servirà a misurare il peso degli sconfitti dalla faida interna, e che sta riscontrando non poche difficoltà nella composizione della lista in vista dell’imminente scadenza.
Il tempo stringe anche per le sorti del sindaco, che vorrebbe spuntare un seggio a via Capruzzi, nella lista Schittulli che ha già un suo candidato a Cerignola, Fabrizio Tatarella (ha inaugurato proprio ieri il suo comitato). “Non ho ancora deciso e non ho in programma di dimettermi oggi”, confessa a l’Immediato, contrariamente a quanto affermato dal suo braccio destro. Con Fitto e i ricostruttori contro Forza Italia alla Regione e con Forza Italia al Comune. Non ha dubbi Vitullo sul sostegno del sindaco, assente al comizio per impegni professionali. “Anche lui ha lavorato all’unità del centrodestra”. Luca Reddavide, c’aveva scommesso, con tanto di slogan su manifesti e santini, nella candidatura della Colucci e neanche lui si è visto al comizio, a differenza dei suoi colleghi Ncd, perché ha preferito “andare a messa e fare il papà di famiglia”. Nella lista battezzata da Di Giuseppe dovrebbe candidarsi anche Michele Romano, che per le sue peregrinazioni e gli improbabili manifesti contro “la ditta Metta-Di Molfetta” avrebbe generato non pochi imbarazzi all’interno della maggioranza uscente, che ha incassato le fughe verso le sponde piddine di Conte, Moccia e Spione. “Movimenti strani” da cui prende le distanze Luca Reddavide, nel generale sconforto per l’attuale situazione. “A me pare di vivere la stessa confusione del ’93, e credo che questa situazione premierà l’astensionismo e quelli che andranno a votare lo faranno perché c’è un parente o un amico, non perché si creda in un progetto politico”. “La gente è indecisa e confusa –gli fa eco il vicesindaco omonimo in riferimento alla piazza di domenica-; ci sono seicento candidati in giro, per cui la battaglia è feroce, ma voglio ricordare che la storia recente avvalora il detto piazze piene urne vuote. I comizi non spostano un voto servono solo a caricare i candidati e Metta cinque anni fa non arrivò neanche al ballottaggio. Il momento di analisi è finito, abbiamo fatto sintesi superando le contrapposizioni. Adesso bisogna muoversi alla ricerca del voto, camminando tra la gente, spiegando le ragioni per cui qualcosa non ha funzionato e cosa si è fatto”.
È lo stesso punto di partenza del candidato sindaco, che dal palco del comizio ha fatto qualche accenno al programma: manutenzione del verde e del manto stradale nel pieno rispetto di contratti di servizio e regolamento comunale, presidio della sicurezza all’ex Tribunale, sede della polizia stradale e del Commissariato di Ps elevato a primo livello. Poi ambiente, con l’idea di trasformare Cerignola in una città ecocompatibile che produce energia e riduce il conferimento in discarica, e terzo settore, con il suo indotto occupazionale, senza trascurare la vitalità degli sport minori, potenziando la rete infrastrutturale. Infine l’idea di sviluppo economico. “Mi si accusa di pensare solo al settore edile, che per anni è stato il motore di questa città. L’urbanistica va ripensata completamente. Procederemo all’elaborazione del nuovo Pug –ha continuato l’ingegnere- e lo faremo cercando di catalizzare finanziamenti e coinvolgendo in prima persona tutti i tecnici locali. Il comparto urbanistico deve ripartire con la rigenerazione urbana e l’housing sociale”.
Metta tira in ballo i palazzinari
Pug e ripartenza dell’attività edilizia, sono stati i temi affrontati anche sul palco del comizio serale della coalizione del Cambiamento. “Da vent’anni di amministrazione non fanno altro che proporre il dio mattone come fonte di speculazione riservata a pochi intimi amici. È un’esigenza smuovere il settore edilizia, ma prima bisogna fare piazza pulita al terzo piano”. Per Franco Metta, la riqualificazione urbana parte con la riqualificazione della tecnostruttura comunale, con un unico dirigente e un ufficio che intercetta finanziamenti regionali. Poi l’appello agli imprenditori, compresi quelli “criticati con nome e cognome su questo palco”, con evidente riferimento all’ingegnere Donato Calice, tra la platea del recente incontro elettorale con i tecnici del territorio. “Sarete liberi di scegliervi il progettista più bravo, non in base alla cariola politica del progettista capogruppo di maggioranza”, l’affondo al candidato forzista. Per lui non esistono altri avversari: la competizione elettorale “è un referendum tra me ed Elena Gentile, fra chi ha amministrato per trent’anni e una coalizione che vuole rappresentare il cambiamento”. Infine un passaggio sulla scelta dell’ex consigliere cicognino Michele Specchio, “tra un lunedì e l’altro passato dall’organizzare iniziative al comitato ad accettare candidature nel Pd, in cambio dell’offerta di un posto di lavoro”. “Che vergogna, anche le conversioni fulminanti di tutti questi ospedalieri, primari e aspiranti primari. All’ospedale hanno riempito una lista e l’hanno chiamata lista Emiliano. C’ho parlato 4 giorni fa –ironizza – e mi ha chiesto: com’è la lista mia? Gli ho detto Miche’ ‘na mnezz”.