I Cantieri 8 marzo diventano Festival itinerante per raccogliere spunti, idee e prospettive. L’associazione presieduta da Rita Rungetti nasce a Manfredonia tre anni fa e quest’anno ha deciso di approdare anche in altri paesi della Capitanata. Tema: i diritti, nella loro più recente declinazione. La presidente regionale della Commissione pari opportunità Rosa Cicolella, in un incontro ieri sera nella sala Rosa del palazzetto ha fatto la cronaca della bocciatura sulla doppia preferenza in consiglio regionale. Una ferita che brucia ancora, “per il modo” in cui è stata inferta. “Ci hanno definito terroriste, quelle che enfatizzano. La doppia preferenza bollata come ‘coppiette’, parole della destra cui siamo abituate. Ma sono stati i 15 voti della sinistra, cioè di chi ha fatto della parità di genere una bandiera ad affossare la legge. Il potere è ancora maschile perché nessuno vuole tagliare il trespolo su cui siede in consiglio regionale”.
Una figura poco conosciuta nel panorama di genere ma che il Cantiere segnala come sostegno a chi cerca informazioni o spazi è la consigliera di parità, per la provincia di Foggia Antonietta Colasanto. I suoi uffici si trovano a Palazzo Dogana ma è scelta direttamente dal Ministero per “le buone prassi”. “Abbiamo creato lo spazio gioco in collaborazione con l’università, una specie di nido per genitori che lavorano nell’Ateneo e varie iniziative con i centri per l’impiego sull’imprenditoria condivisa”.
L’incontro è stato presentato da Felice Sblendorio di Manfredonia Tv. Insieme alla presidente del Festival sono stati letti alcuni passi di ‘Camicette bianche’, autrice Ester Rizzo (Navarra editore) sul rogo delle operaie a New York il 25 marzo 1911. E a proposito di memoria, Geppe Inserra – dirigente della Provincia, studioso di storia locale – ha sottolineato l’importanza della “storia pubblica, quella che attinge a fonti orali e fotografiche come tanti pezzi del nostro passato, famoso quello dei bombardamenti americani su Foggia”.
L’autrice di ‘Camicette bianche’ viene da Licata. Scorrendo i nomi delle 146 vittime, ha ricostruito la storia delle 24 siciliane come lei, delle 5 pugliesi, 1 campana, 2 lucane morte nell’incendio e di tante altre donne non italiane: “Ho scritto questo libro per ridare un’identità alle vittime, identità sottratta nel ricordo collettivo. Si parla poco dell’emigrazione femminile anche nei musei specifici. Invece alla fine del secolo scorso c’erano tantissime donne che mandavano a case le rimesse. Questo libro è un atto d’amore per i migranti di tutti i mari e di tutti i confini”.
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