“Qualcuno fermi Ignazio Zullo, capogruppo di Forza Italia alla Regione Puglia, farneticante nella misura in cui ipotizza che Michele Emiliano favorisca la doppia preferenza per “portare in consiglio coppie telecomandate dalla criminalità organizzata e dai poteri forti”. Patrizia Lusi, componente della segreteria provinciale del Pd, in una nota inviata dall’ufficio stampa, attacca il consigliere regionale, che ha scritto anche al presidente Mattarella sulla legge 50/50. “Facciamo dunque così paura al consigliere Zullo da immaginare le donne portatrici sane di corruzione e malaffare? Oppure, nella migliore delle ipotesi, immagina una schiera di bamboline lobotomizzate pronte ad asservire i desideri del “compagno di cordata” arrivando addirittura ad avallare scenari mafiosi e pratiche di malgoverno?”.
L’invito rivolto dalle donne del Pd a tutti “gli uomini e le donne di buona volontà di Forza Italia” è quello di non chiedere il voto segreto e “di votare a favore del 50 e 50 e della doppia preferenza in un unico accapo, senza spacchettamenti che consentirebbero solo il passaggio sulla presenza obbligatoria delle donne nella lista (così come vorrebbe Zullo per mettersi al riparo da ingressi maschili nuovi “pericolosi” per la sua poltrona) e non sulla doppia preferenza, unico strumento valido per la potenziale elezione delle donne in consiglio”. Aggiunge una riflessione sulla giunta che dovrà essere composta solo da consiglieri eletti – solo due infatti potranno essere le deleghe assessorili assegnate ad esterni- e che si presume “saranno uomini, impedendo così la giusta proporzione tra uomini e donne nell’organismo di governo regionale”.
Il consigliere regionale Ignazio Zullo scrive al presidente Mattarella dopo la dura presa di posizione di Emiliano circa il voto sulla parità di genere e la possibilità – da lui paventata durante l’ultimo incontro a Bari a sostegno della legge 50/50 – di non ricandidare chi sostiene il voto segreto.
La lettera di Zullo a Mattarella
“Ill.mo Sig.Presidente,
in questi giorni stiamo discutendo di legge elettorale nel consiglio regionale della Puglia, avendo assunto l’impegno di intervenire sulla vigente legge regionale per adattarla alla riduzione del numero di consiglieri (da 70 a 50 più il presidente eletto) e alle censure della corte costituzionale sull’art. 10 della stessa.
Avevamo collegialmente stabilito di tener conto dei principi di legittimità costituzionale enunciati dalla suprema corte nel giudizio sul “Porcellum” e delle considerazioni in punta di diritto che il Tar Milano ha enunciato nell’ordinanza di remissione al giudice delle leggi, sul sistema elettorale vigente in quella regione che ha portato all’elezione del presidente Maroni.
Da un semplice aggiustamento, la dialettica politica ha portato fisiologicamente ad una serie di proposte frutto del democratico confronto politico.
Quello che non va, ed è per questo che mi rivolgo a Lei quale garante della Costituzione, è che un candidato presidente alle prossime elezioni, Michele Emiliano, possa, nella sede istituzionale e nel corso di un confronto sulla parità di genere, intimidire e condizionare il voto dei consiglieri della propria parte politica con la minaccia che chi aderisce alla richiesta del voto segreto (strumento ammesso dal nostro regolamento) o comunque non vota nel senso voluto, “non sarà candidato”. Minaccia non potenziale ma plausibile e concretamente realizzabile poiché il dott. Emiliano, magistrato, riveste la carica di segretario regionale del Pd, nonostante sia in corso un procedimento disciplinare avviato dal Procuratore generale della Corte di Cassazione.
Sig. Presidente, la nostra Costituzione prevede espressamente che i consiglieri regionali non possano essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Al riguardo, più volte la Corte Costituzionale ha sottolineato che la speciale garanzia, -di cui al quarto comma dell’art. 122 Cost. e collegata a quella prevista dal comma 1 dell’art. 68 Cost- assicura ai consiglieri regionali l’insindacabilità per i voti dati e le opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni. Riteniamo che Emiliano attenti all’esigenza costituzionale di tutela delle più elevate funzioni di rappresentanza politica (in primis la funzione legislativa) e, nell’intimidire i suoi consiglieri regionali con la pena del divieto di ricandidatura, eserciti con il suo potere un’indebita e coercitiva interferenza con il libero processo di formazione e dell’espressione del voto.
Sig. Presidente, aleggia nel palazzo lo spettro della richiesta del voto segreto proprio perché i consiglieri regionali vogliono proteggersi da ripercussioni negative sull’espressione del libero pensiero da esercitarsi con il voto secondo scienza e coscienza.
Mi rivolgo a Lei affinché possa un Suo autorevole intervento richiamare il dott. Emiliano al rispetto dell’art. 122 della Costituzione, che lo porti ad astenersi dall’esercitare condizionamenti indebiti sulla libera formazione del pensiero nella coscienza di ciascun consigliere regionale e nella libera ed incondizionata espressione del voto”.