“No alla chiusura delle Sanitaservice”. L’Unione Sindacale di Base (Usb) torna alla carica. Nel mirino la giunta regionale. “All’atto della prima elezione di Nichi Vendola – dichiara Santo Mangia -, molti pugliesi si riconobbero nel suo programma elettorale che prevedeva una vera e propria “rivoluzione” nella gestione dei servizi di competenza della Regione Puglia e in una lotta “senza quartiere” alla precarietà e alla malagestione nei servizi sanitari. Cosa che puntualmente avvenne, almeno in alcuni settori, cominciando a “stabilizzare” centinaia di precari della sanità e “internalizzando” quei servizi che negli ultimi dieci anni erano stati dati in gestione a privati con gravi conseguenze non solo per i diritti e la dignità dei lavoratori ma, soprattutto, per quel malaffare che si era generato nella gestione di quei servizi (e le tante inchieste della Magistratura pugliese lo hanno dimostrato). Oggi, sotto la pressione lobbistica delle grandi centrali cooperative (e non solo) – continua Mangia – si sta cercando di tornare indietro rispetto ad un percorso che ha portato diritti e dignità ai Lavoratori, miglioramento della qualità del servizio e risparmio milionario per le Asl pugliesi rispetto a quando quei servizi erano gestiti dai privati”.
Le colpe? Secondo il sindacato molto è da imputare a Elena Gentile attualmente deputata europea ed ex assessore regionale a Welfare e Sanità. “Nonostante tutti i solleciti, la Gentile ha preferito mettere la firma e far approvare in giunta regionale quelle linee guida che danno la possibilità di smantellare le società in house (e stiamo ancora aspettando la vera motivazione)”. Ma nel mirino ci sono “tutti gli assessori regionali che hanno posto la loro firma (inconsciamente o meno) su di una delibera (del 3 dicembre 2013) che rimette in discussione anni di percorsi virtuosi. Poi c’è Vendola “che non ha avuto il coraggio di difendere un principio di crescita dei lavoratori e di espulsione del malaffare dalla sanità”. L’Usb non risparmia i dirigenti apicali dell’assessorato “che non hanno mai creduto nelle internalizzazioni”. Infine alcuni direttori generali e amministratori unici (Lecce in particolare) “che sembrano schiavi delle lobby sindacali e ai quali chiediamo uno scatto d’orgoglio dimettendosi se non hanno il coraggio di valutare e prendere decisioni in modo autonomo (tra l‘altro sono pagati per questo) a beneficio dei lavoratori e della collettività”.
Usb e lavoratori delle Sanitaservice non possono accettare passivamente quanto sta accadendo e la richiesta della revisione completa delle linee guida sarebbe il primo passo per salvare le società in house. “Non possiamo accettare un principio devastante che sta portando alla messa in gare di un servizio già internalizzato e che sta facendo risparmiare milioni di euro alla Asl di Lecce e questo è il servizio informatico (che tra l’altro, prima della sua internalizzazione, è stato “attenzionato” anche dalla Magistratura leccese). Se passa questo principio sarà l’inizio della fine delle società in huose. Questi sono i motivi che ci hanno portato ad indire lo sciopero regionale dei lavoratori delle Sanitaservice per il giorno 9 Settembre 2014 con presidio davanti la residenza della giunta regionale (Lungomare Nazario Sauro) a partire dalle 11”.