Approvato il rendiconto di gestione (esercizio finanziario 2013) del Comune di Foggia. Dopo l’okay del Collegio dei revisori dei conti e della commissione Bilancio, l’accapo è stato votato oggi dai consiglieri di maggioranza, e da una qualificata delegazione dei consiglieri di minoranza: Marasco, Sciagura, Russo, De Pellegrino, Buonarota e Cassitti. Contrario, invece, il voto dei consiglieri Di Gioia, Cusmai, Rizzi e Iaccarino.
“Il conto consuntivo 2013 – ha dichiarato Lombardi – chiude con un disavanzo di amministrazione pari a 41.335.214 euro, in peggioramento rispetto al 2012 quando era pari ad euro 34.538.081. Tale disavanzo è connotato da un saldo positivo della gestione di competenza pari ad euro 15.274.987, da un saldo negativo della gestione residui pari ad euro 22.072.119 e da un disavanzo inerente gli esercizi precedenti pari ad euro 34.538.081. Ciò implicherà per l’Ente, quindi per il sottoscritto, un ulteriore e difficile problema da affrontare avendo il Piano Finanziario Pluriennale recentemente approvato previsto una copertura del disavanzo pari a quanto registrato nell’anno 2012, cioè 34.538.081,33 euro”.
Nel Comune di Foggia, alla fine del 2013, sono stati spesi circa 41 milioni di euro in più rispetto alle disponibilità effettive dell’ente. Tecnicamente questo “buco” è sostanzialmente riconducibile alla non corretta gestione di partite contabili definite residui attivi che in pratica sono crediti non riscossi. Il fatto che non tutti i crediti iscritti a bilancio vengano completamente riscossi nell’anno in cui maturano di per sé non sarebbe un fatto grave; anzi è fisiologico (si pensi ad esempio al gettito delle imposte che in parte vengono pagate in ritardo dai cittadini). Ci si deve preoccupare quando questo fenomeno si incrementa nel tempo: gli anni passano e i crediti che non vengono incassati aumentano sempre di più. E’ ciò che è successo in buona parte nel nostro comune.
I crediti che sono stati iscritti negli anni passati nei bilanci di previsione non si sono trasformati tutti in entrate perché le previsioni non erano realistiche. In sostanza sono stati iscritti come crediti importi che non corrispondevano nel concreto a diritti di credito certi ed eseguibili o/ed ad azioni ed obietttivi che avrebbero consentito all’ente nuove e sicure entrate. Quindi tali crediti non sarebbero mai stati incassati, come, ad esempio, è successo per le alienazioni e per il recupero della evasione tributaria e fiscale. Le spese però sono state fatte sulla base delle entrate ipotetiche, senza che venissero apportati i necessari correttivi: il disavanzo che ci troviamo a gestire si è generato in questo modo.