Entro settembre il consiglio di amministrazione dell’Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata, uno dei più grandi d’Italia. potrebbe essere rinnovato. Si porrebbe così fine ad un vero e proprio “regno” (quello dell’attuale Cda) in carica da oltre 23 anni. Il primo passaggio nella Giunta guidata da Nichi Vendola è stato segnato con l’approvazione del disegno di legge, che dovrà essere identico al provvedimento messo a punto dal governo regionale della Basilicata. “Il percorso è partito – spiega a l’Immediato il consigliere regionale Pino Lonigro -, il testo ora dovrà passare dalla commissione sanità e dal Consiglio prima che diventi legge. Passerà almeno un mese. Con il riordino, verrà nominato il nuovo Consiglio di amministrazione, visto che adesso rimane solo un presidente che ha soltanto compiti di ordinaria amministrazione, dopo la bocciatura del nome che era stato proposto in sostituzione negli ultimi mesi (Ciro Mundi, Ndr), e che non è stato approvato dalla Regione Basilicata”.
Arriva il disegno di legge
Un disegno di legge di riordino dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Puglia e Basilicata è stato approvato dalla Giunta regionale con l’intento di abrogare la legge regionale numero 39 del 980 abbondantemente datata e superata. Il ddl è composto da 24 articoli, di cui i primi due indicano le finalità e le disposizioni generali, evidenziando peraltro il carattere interregionale delle norme in esso contenute. Inoltre l’articolo 3 stabilisce i compiti dell’Istituto, essenzialmente volti ad attività di ricerca scientifica sperimentale, di accertamento dello stato sanitario degli animali e di accertamento della salubrità e sicurezza dei prodotti di origine animale e vegetale. Queste attività, individuate sulla base degli indirizzi programmatici definiti d’intesa dalle Regioni Puglia e Basilicata, sono espletate in raccordo con i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali, con l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (Arpa) e con le altre strutture e servizi di ricerca sperimentale zootecnica presenti sul territorio.
Gli articoli 4 e 5 disciplinano l’attività produttivo-commerciale dell’Istituto, connessa alle necessità individuate dal Ministero della Salute e dalle due Regioni, e l’erogazione di prestazioni a terzi, effettuata attraverso la stipula di convenzioni o contratti di consulenza, le cui tariffe sono definite d’intesa tra le due Regioni, in base ai criteri stabiliti con decreto dal Ministero della Salute. Gli articoli da 6 a 15 disciplinano l’organizzazione e il funzionamento dell’Istituto, individuano gli organi di governo (Consiglio di Amministrazione; Direttore Generale) e di controllo (Collegio dei Revisori dei conti) dello stesso Istituto e definiscono requisiti, compiti e funzioni, modalità di nomina e revoca dei predetti organi di governo e di controllo. L’articolo 16 disciplina lo Statuto dell’Istituto, alla cui revisione provvede il Consiglio di Amministrazione entro novanta giorni dalla sua nomina, ed il Regolamento per l’ordinamento interno dei servizi dell’Istituto. Gli articoli dal 17 al 20 disciplinano la gestione delle risorse umane, finanziarie, patrimoniali e contabili dell’Istituto. Il 21 disciplina le modalità di controllo sugli atti e vigilanza sulle attività dell’Istituto. L’articolo 22, infine, prevede che il Consiglio di amministrazione, il direttore generale ed il Collegio dei Revisori dei conti dell’Istituto siano nominati entro tre mesi dalla data in vigore della legge.
Proteste sindacali ed immobilismo dei vertici
Ventitré anni con lo stesso consiglio di amministrazione e nessuna voglia di cambiare. È stato questo l’elemento che ha scatenato le polemiche su uno dei centri di ricerca più importanti per la tutela della salute e per il benessere animale, per il controllo dell’igiene degli allevamenti, per la tutela della sicurezza degli alimenti di origini animale e degli alimenti zootecnici, a garanzia della salute del consumatore. Colpa del “rimpallino” tra le due Regioni. Sì perché per dare il via alla svolta storica delle poltrone all’Istituto zooprofilattico, servirebbero due leggi regionali “identiche” di Puglia e Basilicata. È proprio questo uno dei punti controversi: basta un piccolo comma per far saltare il banco e paralizzare tutto l’iter. In una delle ultime riunioni della Giunta esecutiva, il 9 ottobre scorso, all’ordine del giorno c’era il seguente punto: “Richiesta poteri sostitutivi della pubblica amministrazione per reintegro componenti Consiglio di amministrazione con conseguente annullamento procedimento commissariamento dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata”. La scorsa estate, infatti, la Regione guidata da Nichi Vendola aveva attivato la procedura per la nomina a commissario di Ciro Mundi, una figura condivisa per le “capacità professionali”. Poi è saltato tutto per il niet della Basilicata. Il Pd di Capitanata (Foggia è una delle due sedi), aveva immediatamente sollevato il caso, addossando parte della responsabilità dell’impantanamento all’attuale presidente Felice Scarano: “L’Istituto zooprofilattico Sperimentale di Foggia ha rappresentato per decenni e rappresenta ancora un centro di diagnosi e ricerca di eccellenza nel panorama sanitario nazionale. L’Istituto (noi veterinari lo chiamiamo così, per antonomasia ed affetto) è stato fucina di scienza e di scienziati, nonché scuola di formazione per centinaia di colleghi, me compreso. La nomina a commissario dell’Istituto Zooprofilattico di Puglia e Basilicata di Ciro Mundi da parte della Regione Puglia sta incontrando, però, la resistenza ostinata del presidente destituito Scarano, argomentata con presupposte incompatibilità e deficit concertativi fra le due regioni interessate. La resistenza è così ostinata che lascerebbe intravedere la pressoché unica volontà di non abbandonare l’incarico e la poltrona. Forse il tempo trascorso nel consiglio di amministrazione prima e alla presidenza dopo hanno profondamente coinvolto affettivamente il presidente Scarano, tanto da sentirsi legato indissolubilmente all’Istituto stesso”. Per questo vennero chieste le dimissioni del presidente in carica da oltre 20 anni. Prontamente rispedite al mittente, in attesa della nuova legge sul riordino.