Operai rumeni negli stabilimenti Alenia, ai foggiani fa comodo e si sono “abituati”. Tensione a Grottaglie

Passa dalle fabbriche la nuova “guerra” per il lavoro nel mercato globale. Il caso dei 100 interinali rumeni, assunti recentemente da Alenia Aermacchi, è solo la punta di un iceberg. Il flusso dei nuovi “lavoratori specializzati” va avanti infatti da almeno tre anni. Al punto che, nello stabilimento foggiano dell’azienda controllata da Finmeccanica, si sono “abituati alla presenza delle nuove maestranze”.

Passa dalle fabbriche la nuova “guerra” per il lavoro nel mercato globale. Il caso dei 100 interinali rumeni, assunti recentemente da Alenia Aermacchi, è solo la punta di un iceberg. Il flusso dei nuovi “lavoratori specializzati” va avanti infatti da almeno tre anni. Al punto che, nello stabilimento foggiano dell’azienda controllata da Finmeccanica, si sono “abituati alla presenza delle nuove maestranze”.

“Qui in azienda è tutto fermo, tranquillo, nessuno se ne preoccupa – ci dice un operaio foggiano -. Già 3 anni fa ci venne annunciato l’arrivo di questi lavoratori interinali, per via di alcuni accordi commerciali con la Romania. Da allora, non è cambiato nulla. Il bello è che, quando arrivano, non hanno esperienza: noi li formiamo, perché la Boeing vuole operai specializzati, in corsi teorici di 16-24 ore e pratici di un mesetto”.

Ma le cose, nel volgere di qualche anno, sembrano essere completamente cambiate: prima c’era un turnover piuttosto frequente, adesso gli stranieri si sono stabilizzati. Di qui la polemica: non sarebbe meglio far ricorso a lavoratori pugliesi in una terra falcidiata dalla disoccupazione, piuttosto che andare a pescare fuori? Quando nel 2012 arrivarono a Foggia 37 montatori aeronautici specializzati dalla Romania, il pensiero degli italiani fu immediato: “Tanto non sanno lavorare come noi…”. Non pensavano che, di lì a poco, la stessa cosa sarebbe accaduta a Venegono, in provincia di Varese, con una settantina di assunzioni e a Grottaglie, dove dall’inizio del 2014 ne sono stati assunti 100. Dall’azienda hanno dichiarato che si tratterebbe di “operai specializzati la cui ‘expertise’ non è facilmente reperibile in tempi stretti a Grottaglie o in Puglia”.

Davvero? Ma allora perché vengono formati negli stabilimenti pugliesi? “È vero che l’azienda ha assunto parecchi giovani del posto – dichiarano alcuni dipendenti dell’impianto foggiano in zona Asi, i quali non vogliono che siano resi noti i loro nomi per evitare ripercussioni sul lavoro -, ma per ragioni diverse. Infatti, ai picchi di assunzioni, si sono alternate fasi di fuoriuscita di personale. Come nel caso della sospensione del programma ‘C-Series’ con la canadese Bombardier Aerospace per la produzione di CS100. Da allora, gli stranieri che lavoravano a Foggia sono stati trasferiti a Grottaglie, mentre gli italiani in altri stabilimenti, come Pomigliano d’Arco e Nola, dove la produzione è aumentata”. C’è qualcuno che sottolinea, al contrario, la soddisfazione di alcuni operai italiani: “Molti sono pure contenti per la presenza degli stranieri – dicono a l’Immediato – perché questi sono dei ‘lavoratori’, nel vero senso della parola: quando terminano un lavoro assegnatogli, non attendono nuove disposizioni dai capi, ma sono loro stessi a proporsi per fare altro. Per di più, in alcuni settori dell’azienda, hanno fatto entrare le prime donne, tutte straniere”. In 2-3 anni sono arrivati dai 120 ai 140 operai stranieri in Capitanata.

“È accaduta la stessa cosa con la produzione dei velivoli da trasporto tattico C-27J nel programma ‘Eurofighter’ con la Turchia, non c’è da meravigliarsi…”, concludono quasi rassegnati alle decisioni che arrivano dall’alto. A Grottaglie, certamente, la situazione è più delicata rispetto a Foggia. Non fosse altro perché, contattati da l’Immediato, alcuni operai non hanno voluto dire nulla sul caso che ha fatto sollevare non poche polemiche negli ultimi mesi. Forse il segnale che, lo spettro del “lavoratore polacco”, anche se in altre forme, comincia a preoccupare le fabbriche pugliesi.