L’incontro di giovedì scorso a Palazzo Grazioli ha certificato che l’alleanza tra Lega e resto del centrodestra, pur se part time e molto indebolita, esiste ancora. Matteo Salvini continua a dialogare con Silvio Berlusconi, col quale ha ammesso di bere qualche caffe.
La Lega di Giorgetti e del Nord produttivo farebbe volentieri a meno del contratto gialloverde, ma alcuni sondaggi mostrano come gli elettori si siano affezionati al patto populista. Nelle bacheche leghiste e tra coloro che si dichiarano disposti a votate per il partito del “capitano” sono in tanti quelli che plaudono entrambi i leader, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ecco perché non è facile capire quale sia la vera strategia di Salvini in questo momento. Il suo fenomeno è unico nel panorama politico degli ultimi tempi: mai nessun partito era arrivato in così breve tempo ad una crescita così vertiginosa. Che fare dunque?
In questo contesto, il coordinatore regionale, nominato dallo stesso leader e vicepremier, Andrea Caroppo si è espresso sul “fritto misto”, come lo ha chiamato, delle civiche emilianiste presentate a Bari.
A poco più di sei mesi dal voto comunale a Foggia e Bari, il segretario regionale della Lega, Andrea Caroppo, conferma le Primarie all’interno del centrodestra, nonostante la mezza rivolta in atto a Foggia dopo il commissariamento del segretario provinciale, che aveva destituito Gianfranco Fariello, reo di aver sostenuto con le tre colombe Franco Landella. Daniele Cusmai e gli altri hanno invitato tutti i dirigenti di Capitanata a firmare un documento che sconfessa la linea dell’alleanza con Forza Italia. Una piccola minoranza non ha voluto firmare, Caroppo resta in sella, tuttavia i tre leghisti, Cusmai, Raimondo Ursitti e Joseph Splendido erano ieri a Manfredonia per il Premio Virgo Fidelis col Sottosegretario Jacopo Morrone e il vicepresidente del Consiglio regionale Giandiego Gatta.
L’alternativa a Landella però manca ancora. Nella Lega come negli altri partiti del centrodestra. E chi come Luigi Miranda puntava ad una investitura leghista, con le spaccature salviniane attuali, appare meno convinto del salto sovranista. Del resto, come fa notare qualche vecchio dominus della politica foggiana che ha reso ancora più profonda la distanza alle Politiche tra Michaela Di Donna e Rosa Menga scavando quel fossato di 16mila voti sotto per l’azzurra, Miranda in 5 anni alla presidenza del consiglio del Comune di Foggia “non si è distinto, non ha assunto iniziative autonome rispetto al sindaco”. “Perché dovrebbe essere lui l’alternativa o la discontinuità a Landella, in quel ruolo avrebbe potuto fare tanto. Il suo predecessore Raffaele Piemontese non si è mai appiattito sulle posizioni del sindaco”, osservano i maggiorenti, che stanno cercando di creare un movimento e una “alleanza per Foggia” trasversale “con chi ci sta”, sul modello Barletta, ma meno larga e confusa. L’identikit del candidato sindaco è sempre lo stesso: grossa competenza amministrativa, capacità nel dirigere la tecnostruttura ormai priva di dirigenti apicali, gradito a destra e a sinistra, ai Palazzi e a Santa Romana Chiesa. I nomi potenziali sono diversi. Su tutti, il presidente della Camera di Commercio, il liberale Fabio Porreca.
Da Bari il leghista Caroppo ribadisce la sua linea. “Vincere il capoluogo di provincia a nord della Puglia e quello regionale, per poi buttare giù il Pd e la sinistra di Emiliano a via Capruzzi. È giunto il momento del riscatto. La Lega è il motore trainante della coalizione. Questo vuol dire che dobbiamo confrontarci con gli alleati. Essere uniti e andare a vincere con i migliori candidati e le squadre più competitive”. Così ha detto Caroppo, che ha aggiunto “a Bari e Foggia lanciamo le primarie per scegliere i candidati sindaci”.
Intanto in città ci si interroga. La domanda più frequente riguarda l’assessore regionale all’Agricoltura Leo Di Gioia. “Di Gioia si candiderà a sindaco? O resta a Bari?”, è questo il dubbio, il quesito che tiene ancora in bilico moltissimi portatori di voto e gli stessi partiti, incapaci di prendere decisioni.